Massalubrense

A proposito di emergenza casa e dell’iniziativa di Atex e Confcommercio…

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di Luigi Poi

L’ATEX Campania e la Confcommercio di Sorrento, rispettivamente nelle persone di Sergio Fedele e Vincenzo Ercolano hanno rivolto un garbato appello ai Sindaci della Penisola Sorrentina invitandoli a partecipare all’iniziativa di 11 Comuni Italiani, tutti del Centro-Nord (ad esclusione di Roma e Napoli) e tutti con ottima economia turistica e molto popolati (ad esclusione di Lodi, meno di 50.00 abitanti ) e tutti retti da amministrazioni PD o di sinistra. La proposta inviata all’attuale Governo mette sul tavolo della discussione alcune “idee” per risolvere il grave problema della emergenza legate alla mancanze di casa, al caro affitto ed al deficit abitativo. Intanto ed in primis il problema della Penisola non può minimamente accostarsi a quello delle grandi città in quanto non è possibile spingere l’urbanizzazione oltre quella esistente già eccessiva e devastante e non sono assolutamente auspicabili altre colate di cemento che scriverebbero la parola “FINE “ per il civile convivere, per l’ambiente, per la tradizione, per l’agricoltura e per lo stesso turismo.

Inoltre ed in “secundis” la carenza abitativa, qui da noi, dipende essenzialmente dall’aver tolto dal mercato centinaia di abitazioni destinandole al ricettivo turistico nelle sue svariate forme. Se vogliamo disporre di più case in Penisola sorrentina dobbiamo solo auspicare che vengano riviste le normative in materia di ricettività extra alberghiera con inasprimento dei requisiti per l’esercizio delle attività di accoglienza. La legge regionale dovrebbe ridisegnare caratteristiche e modalità di gestione delle strutture ricettive extralberghiere, determinare con maggiore severità requisiti tecnico-edilizi ed igienico sanitari occorrenti al loro funzionamento, stabilire obblighi assicurativi, prevedere sistemi antincendio, imporre nei condomini vincolo all’assenso unanime degli altri inquilini e quant’altro. Un sollievo alla mancanza di case da abitare per le giovani coppie (il problema maggiore e più sentito) magari richiederebbe la necessità di accelerare le pratiche di condono edilizio e di recuperare senza intoppi burocratici le case abbandonate e dirupate e ponendo in essere una nuova normativa urbanistica regionale sull’esempio dei Paesi del Nord Europa con la possibilità di piccoli ampliamenti delle case esistenti per fare spazio, ai nonni, agli invalidi, alla nuova prole vincolandoli all’uso privato. Come, magari, sarebbe stato opportuno vincolare il superbonus edilizio Conte Draghi alla effettiva abitabilità civile della casa e non a chi ne fa un uso commerciale (non ci hanno pensato o hanno fatto finta di non pensarci?).

E comunque il problema non è solo nostro, ma di tante altre località turistiche come ben osserva e commenta su La Repubblica dell’11 aprile il professore Corrado del Bò: “va in scena la “turistificazione“ , ovvero la sostituzione di una comunità con una non comunità come quella turistica”. Ancora più pesante, sempre nello stesso articolo, l’osservazione dello scrittore Maurizio Maggiani a proposito di quanto successo nelle Cinque Terre durante la vacanza Pasquale (area molto simile alla Penisola Sorrentina–Costiera Amalfitana): “Credo fossero ampliamente attese e non vedo come potrebbe non essere diversamente visto che in passato, e per anni, non si è fatto che cercare di vendere le Cinque Terre (come Sorrento e dintorni) in tutto il mondo, senza pensare alle conseguenze per un territorio dall’equilibrio ambientale e sociale così fragile”. Aggiungendo che quel territorio è stato riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità “ma i dividendi sono andati all’Umanità o sono rimasti lì?“ e nelle tasche di chi? Ed i residenti, anche storici, costretti ad andare a cercar casa nell’entroterra con tutti i disagi che inevitabilmente devono sopportare?
Lo stesso neo ministro del turismo, onorevole Santachè ha voluto esprimere la sua posizione in materia di overtourism e “del disagio causati dal numero eccessivo di arrivi e presenze, sia nelle città d’arte che nelle località a vocazione turistica. “Spesso abbiamo interi quartieri presi in ostaggio dalla diffusione dei BB e degli affitti brevi“. Ha specificato che a suo parere servono nuove regole: “il far west deve finire”. Aggiungendo “per noi la proprietà privata è sacra, dunque se una famiglia decide di affittare una stanza non è giusto impedirlo; discorso diverso invece se tu affitti con questa formula 20 appartamenti. Servono regole anche se bisogna scontentare qualcuno”. Sarà difficile anche perché parte della legislazione in materia è esclusiva delle Regioni; la disciplina dei BB in Italia è regolata da 19 leggi regionali e due provinciali (Bolzano e Trento).

Conoscendo come vanno le cose quando si sovrappongono interessi e competenze si può tranquillamente temere che questi buoni propositi resteranno una chimera. Le tante case sottratte all’ affitto tradizionale rimarranno nel lucroso, più comodo e più sicuro business delle vacanze.
Dunque la presa di posizione e la richiesta di Atex e Confcommercio sembra inadeguata alle esigenze ed alla realtà socio-economica ed ambientale di Sorrento e dintorni e di tutte le realtà similari anche se comunque pone alcuni quesiti ed alimenta alcune sacrosante osservazioni sul piano della discussione generalizzata. Del resto le 5 misure suggerite dagli 11 assessori “alla casa” dei grandi Comuni si fondano sulla necessità di una legge per l’Edilizia Residenziale Pubblica basata sul finanziamento di nuova edilizia e sul recupero e la razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale ERP dei Comuni. In parole povere altri soldi per costruire, ricostruire, rifare, riadattare, rinnovare il patrimonio pubblico residenziale che quasi ovunque, grazie ad inefficienze ed incuria, è ridotto ad uno stato pietoso. Chiaramente anche i bambini capiscono che ci troviamo di fronte ad una iniziativa “pro domo sua“ (la locuzione latina era “il titolo di una famosa orazione pronunciata da Cicerone nel 57 a.c. al solo fine di ottenere la restituzione dl suolo su cui sorgeva la sua casa e la ricostruzione della stessa a spese dello Stato). Evidentemente nel nostro caso non un interesse personale ma elettoralistico, propagandistico e conseguente ai preannunciati interventi governativi di ridurre i tempi di sgombero delle case occupate abusivamente e di maggiori sanzioni a carico di chi occupa in modo truffaldino e senza titoli abitazioni pubbliche e private.

In Italia 2,2 milioni di persone vivono in case pubbliche, alloggi gestiti da aziende pubbliche (come Ater ed Acer) e secondo l‘ASVIS sono circa settecentomila le case nel campo dell’edilizia popolare che dovrebbero essere state assegnate alle famiglie più vulnerabili o a bassissimo reddito, selezionate dai Comuni attraverso un sistema, mal funzionante, delle liste di attesa . “I dati dei bilanci di queste aziende mostrano da tempo un problema di sostenibilità economica del modello di gestione” dovuto sia alla burocratizzazione delle procedure, alla inefficienza , alle morosità crescenti, alla incapacità a riscuotere i canone, alla occupazioni abusive che arrecano solo danni materiali e spese legali . “Il modello italiano di edilizia residenziale pubblica non è sostenibile economicamente ed allo stesso tempo rischia di essere poco equo. Il problema non sono solo le inefficienze ma sistemi di gestione di mercato che si confondono con intervento di Welfare”- Eleonora Perobelli e Raffaela Saporito, entrambe ricercatrici della SDA Bocconi – 8/3/2022. Dunque ripetere questo modello, rifinanziarlo e tenerlo in vita con altri soldi pubblici significa trovare una soluzione che non fa altro che aggravare il problema . “Il rimedio è peggiore del male“ F. Nietzsche ( 1844-1900 ). In quelle città non esiste solo il problema gravissimo di chi in stato di povertà relativa o assoluta non può permettersi di pagare un “fitto“ ma anche dei giovani studenti e dei lavoratori venuti dal Sud con stipendi insufficienti per affrontare gli eccessivi canoni di locazione richiesti; insomma manca anche una offerta di minialloggi a basso costo. In questa ottica bisognerebbe soprattutto evitare che il record dei costi degli immobili, con i corollari dell’aumento dei tassi sui mutui e la scarsa attitudine delle banche a concedere credito a lungo termine ai giovani, accentui ancor di più il crollo demografico (la natalità ha segnato nel 2022 il minimo storico). Per progettare un futuro con figli è fondamentale avere un tetto! E per farsi un tetto ci vogliono i soldi ma non a queste condizioni di mercato ed a questi tassi bancari. Inoltre anche a Roma come Napoli o Firenze i BB tolgono dal mercato troppe abitazioni. Se venisse premiato fiscalmente chi affitta la casa ad una coppia che vuole mettere famiglia già ci sarebbe un ritorno a maggiore disponibilità si abitazioni.

Secondo dati recentemente pubblicati da Eurostat “solo il 4% della popolazione ha accesso ad alloggi con affitto calmierato mentre circa un terzo degli inquilini spende una quota significativa del proprio reddito (finanche il 40%) per l’affitto (altra causa della “culla vuota”). Dunque la necessità è reale ma la proposta degli 11 assessori non sembra essere stata scremata dalla solita ideologia che a pagare sia sempre Pantaleone, cioè le casse statali e regionali cioè i cittadini tartassati perché contribuenti corretti ed inappuntabili e dal peso di una legislazione super burocratizzata e piena di inghippi giuridici.. E chi garantisce, visti i precedenti, che le eventuali nuove abitazioni popolari finirebbero con l’essere assegnate ai richiedenti onesti e legittimati, alle giovani coppie che vogliono crearsi una famiglia, alle donne in fuga dalla violenza domestica e per le città del Nord ai lavoratori emigrati dal Sud? E la nostra classe politica, indipendentemente dal colore, sarà capace di pragmatismo e concretezza per mettere in essere un grande ed efficiente “piano” come quello progettato e reso operativo con successo nel 1949 da De Gasperi e Fanfani permettendo a tanti strati popolari di diventare proprietari di un alloggio, si chiamava : “Piano- INA CASA“ ?
Ed a noi “peninsulari“ la triste vicenda Housing Sociale di Sant’Agnello con i 53 assegnatari sulla graticola e con tanti appartamenti (una vera e propria valvola di sfogo) tolti provvisoriamente dal mercato non ha insegnato niente? E perché soltanto ora ci si muove visto che si tratta di un problema nella sua complessità almeno decennale se non ventennale? Toto erras via!

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