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Prevenire meglio che combattere…ricordiamo il quinquennio terribile 2008-2013

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di Luigi Poi

Pochi ricordano il terribile quinquennio 2008-2013, un disastro della finanza mondiale che si tradusse in un impoverimento collettivo (tranne per i soliti speculatori e per i manovratori occulti del potere finanziario e della distribuzione della ricchezza) e addirittura in tragedia. Non solo perché intere categorie di lavoratori e imprenditori si ritrovarono all’improvviso a un passo dalla povertà e per i riflessi negativi che ebbe sui risparmi e sugli investimenti, ma anche e soprattutto perché molti colpiti pesantemente dalla crisi non riuscirono a escogitare altra soluzione che suicidarsi. Per quanto riguardò la Penisola Sorrentina le difficoltà economiche dei tradizionali Paesi “esportatori“ di turisti determinarono perdite di introiti sia per le casse private che pubbliche e, come succede in queste tempeste finanziarie, portò a un aumento dei disoccupati e a una limitazione degli impieghi, delle capitalizzazione e degli investimenti. Nel solo 2008 ci fu un calo delle presenze del 6,3% che si accentuò di 4 punti nel 2010 e di alcuni punti negli anni precedenti fino al 2014. E divenne anche difficile trovare un Istituto di credito disposto a concedere credito straordinario visto che tutto il sistema bancario mondiale era andato in difficoltà.

La caduta di reddito e di occupazione fu comunque generalizzata e come in pochi casi nella storia del mondo “commune naufragium, omnibus solacium“ (mal comune, mezzo gaudio). Il peggio fu evitato grazie all’intervento dei regolatori centrali, in primis la Federal Reserve poi imitata dalla BCE e dalla Banca del Giappone (“Se gli Stati Uniti starnutiscono, il mondo prende il raffreddore“). Una crisi economica che non risparmiò nessuno ed ebbe gravi conseguenze un po’ dovunque: incremento del costo delle materie prime, crisi immobiliare, aumento del costo del denaro, azzeramento portafogli azionari di investitori troppo arditi o troppo creduloni. In Italia poco più di sessantamila piccole e medie imprese saltarono e abbassarono definitivamente le saracinesche tante attività del commercio di vicinanza già azzoppato da Amazon e Mega Centri commerciali. Girovagando sul corso tra Meta e Sorrento non si poteva non notare il disastroso impatto della crisi sul piccolo commercio ed artigianato locale.
Il dato che ancora oggi più rattrista è quello delle centinaia di suicidi, una lunga scia di sangue quasi sempre innocente e versato per disperazione o per salvare moglie e figli in tutt’Italia. Furono a inizio crisi 158 quelli che chiusero i conti con la vita e 204 i tentativi di ammazzarsi, ancora nel 2010 si tolsero la vita 187 concittadini e 245 quelli che tentarono.

Insomma solo chi la visse sulle proprie spalle (sono passati diversi anni) la teme ancora. Allora perché riportarla alla memoria? Per fare i dovuti scongiuri? Per non cullare l’ illusione che tutto fila liscio e che c’è zuppa abbondante per tutti e per anni?
No! Nessuna intenzione di creare allarmismo, ma conoscere aiuta a prevenire. Esperienza e sapere servono ad evitare errori. E’ quindi sembra opportuno e utile riportare una ricerca di Violetta Silvestri (economista, scrittrice e giornalista) pubblicata da Money.it il 24 gennaio, che già nel titolo suscita apprensione e preoccupazioni .
Nuova crisi finanziaria in arrivo. Sarà peggio del crollo del 2008 e del Covid, parola del World Economic Forum”. Secondo gli studiosi del WEF i motivi principali starebbero nella frammentazione del sistema finanziario globale e nei provvedimenti intrapresi dalle potenze occidentali di limitarne l’accesso alla Russia (dopo l’invasione dell’Ucraina). In secondo luogo la politica dei dazi e delle misure di ritorsione commerciali tra Paesi “nemici“. La perdita di efficienza economica e la riduzione al 5% del Pil globale (parliamo di trilioni di dollari) aprirebbe a una crisi globali che sarebbe particolarmente tragica se tra blocchi politici sovranazionali (Cina e Russia da un lato e Stati Uniti e loro alleati dall’altro) si scaverebbe un abisso. A pagarne le conseguenze più gravi con una caduta del Pil oltre il 10% sarebbero i paesi emergenti come India, Brasile, Turchia e altri Stati sudamericani, asiatici e nord africani. Nell’appello finale ad evitare la frammentazione finanziaria c’è l’invito a salvaguardare sicurezza nazionale e cooperazione globale (ma non ci spiegano come si fa a conciliare gli interessi nazionali con quelli globali! Mah!). Non viene nemmeno suggerito quale intervento attuare nell’immediato per scongiurare il pericolo e soprattutto non sono stati presi in esame i benefici dell’eventuale fine della guerra Russa-Ucraina così come tacciono sui galoppanti costi energetici e se sono risultato di una politica, tutta ideologica ed asservita alle potenti lobby del “Green Deal“ o bisogna perseverare.

Qualunque sarà la linea economica che si traccerà e prevarrà nei prossimi anni un invito alla prudenza e al contenimento delle spese parassitarie e inutili sia pubbliche che private è comunque bene accetto e da incoraggiare. Chiaramente è auspicabile che si ritrovi la pace sia in Europa che in medio Oriente ed è inutile spiegare i vantaggi economici-finanziari che essa determinerà. Inoltre, come suggeriscono molti economisti di vecchia scuola, deve essere tenuto basso il costo del denaro per favorire gli investimenti privati e soprattutto bisogna mettere mano al taglio dei rami secchi della spesa pubblica da quella Europea a quella Nazionale, da quella regionale a quella comunale. Anche la politica dovrebbe essere, almeno su questo argomento, meno divisiva e per parafrasare Massimo Gramellini la sinistra faccia un bagno di umiltà pragmatica e la destra smetta di vedere congiure dovunque. “La differenza tra destra e sinistra, in fondo, è che la destra tende a vedere anche quello che non c’è e la sinistra a non vedere quello che c’è”.

Non è mai fuori luogo accennare ad argomenti di questo tipo stante il fatto che l’economia sorrentina e da alcuni anni anche quella napoletana è sostenuta dal turismo, dai beni culturale e dalla gastronomia. Tutti settori che vivono e prosperano in un clima di pace e di benessere diffuso, mentre sono particolarmente vulnerabili di fronte a catastrofi naturali, a crisi finanziarie, a impazzimento dei costi energetici, al terrorismo. In fondo il cammino dell’umanità è facile da leggere e interpretare. E ci ha insegnato, senza ombra di dubbio, che la storia non è guidata dalla Provvidenza (ahimè!), ma dalle decisioni dei governanti e che l’intuizione di Giambattista Vico è tutt’oggi valida: la storia procede secondo corsi e ricorsi storici. Incrociamo le dita, un gesto scaramantico semplice e a costo zero anche se noi napoletani preferiamo toccare un corno rosso, sconsigliabili quelli di plastica pare che non abbiano alcun effetto.

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