Massalubrense

L’insenatura di Marina di Crapolla, aggiornamenti sulle ricerche archeologiche

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di Luigi Poi

Una delle località campane più apprezzate dagli escursionisti nazionali ed internazionali è la piccola Marina di Crapolla sottostante al piccolo abitato di Torca e che può essere raggiunta sia da questo antico villaggio di pescatori sia da Sant’Agata sui due Golfi sia via mare.
“Questo è un piccolo angolo di paradiso della Penisola Sorrentina che è tra i luoghi più belli al mondo. Insieme alla Costiera Amalfitana (siamo già sul versante del Golfo di Salerno) in queste zone c’è l’opportunità di dividersi tra i centri caratteristici ed i paesaggi della natura. In particolare attraverso un sentiero giungere a un luogo incantato, si tratta di un famoso “fiordo” pronto a stupire qualsiasi viaggiatore“. Cfr. Sara Cerasuolo – Tutto notizie, 16 maggio 2023 .
E in effetti questo già accade da secoli, se non millenni, e il suo libro d’oro annovera visitatori illustri che spesso ne hanno descritto l’incanto ed il fascino. Nessuno dopo essere disceso verso la spiaggia ha risentito della fatica del percorso e nessuno entusiasmato dal piacere di quello che ha visto e goduto si è spaventato nel rientrare via terra affrontando la fatica dei circa 700 scalini che portano alla piana.
Qui la bellezza non è un dettaglio e la suggestione storica non è uno schizzo. Come affrontare la scalinata e non pensare alla mano felice di uomini sapienti che l’hanno costruita senza aggiungere niente, ma utilizzando solo le loro capacità ed affrontando il duro lavoro senza intaccare il grande dono naturale della parete rocciosa tra mare e terra!

“Vi si giunge calandosi quasi a capofitto dalle ultime case di Torca per un vallone che doveva essere un tempo un solo grande querceto; gli ultimi cento metri di dislivello, tra il ciglio della rupe ed il mare, si discendono per una gradinata rocciosa da far concorrenza alla scala fenicia di Anacapri, e rocce e gradini sono così lisci e consunti da prendere l’opalescenza dell’onice e da far pensare alla cavità che vi ha impresso il piede nudo dei pescatori che salgono e discendono con il carico di pesce”. Cfr.Amedeo Maiuri , Passeggiate Sorrentine Di Mauro Editore 2001.
In molte cartine, descrizioni e resoconti questa insenatura tra due ammassi rocciosi ricchi di vegetazione viene indicata come “fiordo”, erroneamente in quanto non ha la tipologia e le caratteristiche geografiche del “Fiordo”. Questa indicazione deriva, infatti, dal norvegese “fjord” che per estensione significa approdo o porto e che tecnicamente segnala un lungo braccio di mare che “si insinua per svariati chilometri all’interno della costa , inondando antiche valli di origine glaciale o fluviale“.
Meglio, dunque, utilizzare la più comune definizione di marina o insenatura se vogliamo includere anche la piccola parte di mare che contiene. E comunque ha sempre svolto la funzione di piccolo porto naturale a sud, di fronte agli isolotti dei Galli, riparo nei momenti di tempesta e mare agitato, sicura sede per i pescatori del luogo ed approdo che ha permesso per secoli il collegamento via terra tra i due Golfi.

Questa affascinante insenatura può essere raggiunta dalla piazzetta di Torca seguendo via Casalevecchio, o da Sant’Agata scendendo da via Pigna, con un tempo medio di percorrenza di circa tre ore e mezza per 5,50 km, tenendo presente che al ritorno comporta un impegno fisico notevole a causa della pendenza da 0 a 395 mt. Per i più “pigri “ c’è comunque la possibilità di utilizzare la via del mare partendo dalla bellissima e rinomata Marina del Cantone. Certamente non si potrà incontrare il vecchio pescatore con la barca bianca, “Garibaldi “, che fece da guida a Norman Douglas e forse anche ad Amedeo Maiuri. L’autore di Siren Land sceso a Crapolla anche nel crepuscolo ne descrisse la meraviglia : “Non hai mai navigato sotto uno di questi precipizi? E’ una immagine questa che vedi, non una palpabile scogliera di calcare ma una immagine che ti fluttua accanto e ….. che ti resta sempre nella memoria“. (Da Passeggiando tra i due Golfi di Luigi Poi e Matteo Gargiulo, edito da CRSL “ Don Giuseppe Esposito “ . Pubblicazione curata dall’Archeoclub Lubrense, 2022).
Sulla etimologia di “CRAPOLLA“ si ricordano vari suggerimenti e indicazioni. Sicuramente da abbandonare sia la radice “Crapula“ sia il riferimento alla sacralità del Tempio di Apollo specie dopo le accurate indagine archeologiche che da due anni stanno compiendo la Sopraintendenza e l’Università di Napoli e che hanno visto schierate sul posto alcune brave archeologhe i cui resoconti escludono la possibilità dell’esistenza di un tempio pagano dedicato ad Apollo, insomma non siamo di fronte ad una distruzione iconoclasta. I resti di un edificio religioso che si intravedevano e i ruderi ancora visibili ad occhi esperti del mestiere richiamano tutti edifici religiosi dell’era cristiana, di una villa e un approdo romano, di una torre medievale, di antichi magazzeni. Chiaramente in archeologia come in tante altre branche del sapere bisogna sempre indossare i calzari di piombo. Nel nostro caso ci troviamo di fronte a tre architette dal curriculum solido e chiaro, fortemente titolate e con all’attivo apprezzate pubblicazioni scientifiche. Le professoresse Valentina Russo, Lia Romano e Stefania Pollone tutte dell’Università degli Studi di Napoli. Già in occasione di un convegno dell’Archeoclub Lubrense ed ora presso la Biblioteca Comunale di Amalfi in occasione di due giornate di studio (14 e 15 aprile) patrocinate dal Centro Cultura e Storia Amalfitana hanno confermato anche i risultati di precedenti indagini svolte dalla stessa Soprintendenza Archeologica di Napoli in cui si è impegnata anche la professoressa di archeologia classica Bianca Ferrara.

Il tema: Memoria ed Identità. Il reimpiego della scultura antica e medievale nel paesaggio e nelle architetture della Costiera Amalfitana e Sorrentina. In questa ottica è stato esaminato il posizionamento storico – archeologico di Crapolla alla luce degli scavi e delle nuove ricerche effettuate già da un decennio.
Come pare sia da abbandonare la narrazione del passaggio dell’apostolo Pietro, nel suo lungo viaggio dalla Palestina fino a Roma. Probabilmente la intitolazione della suggestiva Cappella lì esistente, dedicata al Santo, è dovuta al fatto che il Primo apostolo era anche il protettore dei pescatori.
Dell’approdo dell’apostolo sulle sponde italiane si fanno vanto i Cattolici di Otranto e di tutta l’area limitrofa dove effettivamente si possono considerare veritiere le tracce del passaggio del Santo.
“Ad Otranto, sulla collina più alta, sorge una antichissima chiesetta che intende commemorare lo sbarco di San Pietro in Italia, e in particolare a Otranto, San Pietro in Galatina, Taranto, San Pietro in Bevagna“. Cultura Cattolica -0 luglio 2008 . “Non si può , dunque, escludere che l’apostolo abbia visitato più di uno di questi porti , seguendo le rotte commerciali che anticamente facevano scalo proprio in questi luoghi “. Ricordiamo, anche, che a San Pietro in Galatina è conservata e venerata un masso che secondo la tradizione orale è il luogo sul quale il Santo si riposò durante il suo impegnativo e rischioso viaggio da Antiochia verso Roma.

Mentre per quanto riguarda la Campania si ha solo una precisa indicazione sull’arrivo a Pozzuoli di un altro apostolo, San Paolo nel 61 d.C leggibile negli Atti degli Apostoli (28-13-14). Mentre secondo una antichissima narrazione tramandata dal popolo puteolano riportata anche dal canonico Scherillo (diciannovesimo secolo), il Principe degli Apostoli avrebbe percorso la via consolare romana (via Appia antica) fermandosi a Quarto; dunque viaggiando via terra. A testimonianza di questa “leggenda“ si vede ancora oggi la chiesetta paleocristiana (mal ridotta) di “San Petrilli De Quarto” , lungo la via Campana dietro la montagna spaccata (notizie raccolte dal teologo Vincenzo Casillo -Pozzuoli 1/4/1970-) . Non da meno avvaliamoci sempre del consiglio di un altro illustre archeologo, il Prof. Enrico Paribeni: “meglio non conoscere che conoscere cose sballate”.

Quello che invece è certo e che possiamo affermare con tranquillità è che la mancanza della suggestione del mito del Tempio di Apollo e della leggenda del passaggio di San Pietro non influiranno sulla capacità attrattiva della bella insenatura massese e che ora che è stata dichiarata area di interesse storico–archeologico ha maggiori potenzialità ed opportunità di continuare nel tempo a mantenere il suo fascino e la sua capacità attrattiva e di non fare la brutta fine che hanno fatto altri storici luoghi come il Deserto di Sant’Agata a cui è stato sottratto tutto il suo patrimonio storico-artistico e archeologico dalla Sala Maiolicata al belvedere, dalla via Crucis ai reperti della necropoli del Vadabillo e, dal punto di vista ambientale, la tragedia della Pineta Le Tore amministrativamente appartenente al Comune di Sorrento ma di fatto ex oasi naturale e di relax delle colline Sireniane. Un gioiello immerso nella natura che si estende tra i due Golfi mostrando un panorama mozzafiato e che oggi si mostra vituperato e degradato dalla ignavia e dall’ insipienza di chi doveva proteggerla e valorizzarla.
Dovrebbe tornare di moda la vergogna !
Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici”. Marcus Garvey-
Possiamo consolarci sapendo bene che spesso la conoscenza si muove a piccoli passi e quindi non possiamo escludere che nuovi ritrovamenti possano arricchire ancora di più la memoria storica.

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