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Sottogoverno Renzi…tra riciclati e inquisiti che delusione!

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sottosegretari-renzi-640Presto avremo modo di andare a vedere se Matteo Renzi ha bluffato o sta bluffando…Peccato che la sua sconfitta politica la pagherà il Paese perbene, quello in nome del quale lobby, affaristi e clan mascherati da partiti e ovviamente malavita organizzata occupano ormai in modo stabile lo Stato e tutti i suoi apparati e gangli vitali deprendandolo e raccontando frottole e panzane senza pudore! Nel sottogoverno composto da vice ministri e sottosegretari, Renzi ha nominato impresentabili del suo partito e di quello di Alfano e di Berlusconi oltre i soliti raccomandati della Casta. I grandi quotidiani stranieri si sono posti una semplice domanda: quando il premier si presenta alle Camere deve abbinare ai discorsi programmatici (cioè alle buone intenzioni) le coperture finanziarie con le quali intende mettere le gambe alle sue ideee proposte. Di tutto ciò non c’è traccia nei discorsi di Renzi, anzi soltanto molta (anzi troppa) demagogia, populismo. Pare che Silvio Berlusconi stia per raggiungere finalmente il suo obiettivo: distruggere il Partito Democratico, polarizzare lo scontro elettorale tra lui e Grillo certo che il Paese lo preferirà al Comico leader dei 5 Stelle e così potrà assurgere al controllo assoluto del Paese. Purtroppo non è fantascienza…

Intanto proponiamo l’editoriale di Marco Travaglio: IL PM NO, GLI INQUISITI SI‘-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-1 marzo 2014

Un giorno, forse, scopriremo che cos’abbia indotto il giovane Renzi a bruciarsi la carriera e a giocarsi la faccia con il colpo di palazzo che ha detronizzato il bollito Letta senza passare dal voto, poi con la nomina di un governicchio di riciclati, lottizzati, lobbisti e mezze tacche, infine ieri con una lista di 44 fra viceministri e sottosegretari che c’è da sporcarsi soltanto a sollevarla con una canna da pesca. Per intanto, è caduta la maschera: la rottamazione era un bluff, una trovata propagandistica per prendere il potere, raggiunto il quale il rottamatore si comporta come il più decrepito dei partitocrati Ancien Regime. Magari – chissà, speriamo – farà qualcosa di buono, ma se il buongiorno si vede dal mattino c’è poco da stare allegri. E, se la lista dei ministri l’ha sbianchettata Napolitano, quella dei sottosegretari è tutta roba sua.

Gli inquisiti sono addirittura quattro: il 10 per cento, un’ottima media che fa impallidire quella di Letta. Tutti e quattro sono targati Pd: Francesca Barracciu, Umberto del Basso de Caro, Vito De Filippo e Filippo Bubbico. I primi tre rispondono di peculato per le ruberie sui rimborsi regionali. La sarda Barracciu, in quanto indagata, non poteva essere candidata a governatore di Sardegna, ma fare il sottosegretario può eccome. Alla Cultura, ovviamente. Il campano del Basso de Caro, che è pure l’avvocato di Mancino al processo Trattativa, gestirà le Infrastrutture con l’ottimo ministro Lupi (anche lui inquisito da ieri per abuso a Tempio Pausania) e altri due vice scelti con sopraffina meritocratizia: il sottosegretario Ncd Antonio Gentile, celebre per aver candidato B. al Nobel per la Pace e per aver bloccato le rotative de L’Ora della Calabria per occultare la notizia del figlio indagato; e il viceministro socialista Riccardo Nencini, amicone di Riccardo Fusi asso pigliatutto della cricca della Protezione civile. L’ex governatore lucano De Filippo dovette dimettersi l’anno scorso con tutta la giunta indagata in blocco, dunque ora si divide fra l’inchiesta per peculato e il ministero della Salute. Il quarto indagato, anzi imputato è il suo predecessore Filippo Bubbico: essendo sotto processo a Potenza per abuso d’ufficio, rimane a pie’ fermo viceministro dell’Interno.

Poi c’è il ministero della Giustizia (si fa per dire), che segna anche ufficialmente il ritorno di Silvio Berlusconi al governo per interposti viceministro Enrico Costa (ora Ncd) e sottosegretario Cosimo Ferri. Quest’ultimo, detto spiritosamente “tecnico”, è il magistrato, ras di Magistratura Indipendente, che entrò al governo con Letta in quota Forza Italia, poi all’uscita del Caimano s’imbullonò alla poltrona fischiettando come nulla fosse. Il suo nome salta fuori dalle intercettazioni di alcuni fra gli scandali più vergognosi degli ultimi anni: Calciopoli, loggia P3 e caso Agcom-Annozero. Nessun reato, nessun avviso, ma quanto basterebbe almeno per tenerlo lontano dalla Giustizia. Invece rieccolo sottosegretario al fianco del ministro Orlando (a cui va la nostra piena solidarietà) e al neo-viceministro Costa, che nella scorsa legislatura, da capogruppo Pdl in commissione Giustizia, firmò come autore o promotore o addirittura relatore tutte le peggiori leggi vergogna approvate o tentate dalla banda B: lodo Alfano 1 e 2, legittimo impedimento, processo breve, processo lungo, prescrizione breve, bavaglio-intercettazioni e altre porcate. Insomma: due nomi, una garanzia. Soprattutto per il Cainano.

Saranno contenti quei gran geni dell’Anm che, per coprire le spalle a Re Giorgio, avevano storto il naso all’idea di magistrato come Nicola Gratteri ministro della Giustizia (invece il generale Rossi sottosegretario alla Difesa, come nelle repubbliche delle banane, va benissimo). Ma in fondo è stata una fortuna che Gratteri sia stato stoppato dal Colle proprio sull’uscio di Via Arenula: vista la compagnia, avrebbe dovuto dimettersi nel giro di una settimana. O, in alternativa, fare una retata.

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