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Palagiano (IdV): sia applicata in tutt’Italia la legge 194

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ROMA – L’IdV con l’On. Antonio Palagiano, capogruppo in Commissione Affari Sociali interviene sul controverso tema della 194: “Chiediamo al governo il rispetto della legge 194 su tutto il territorio nazionale, la piena applicazione della legge a tutela dei diritti e della salute delle donne, ed iniziative, finalizzate all’assunzione di personale non obiettore in maniera tale da garantire il servizio. Chiediamo, inoltre, al Governo di attivarsi, al fine di assicurare il pieno ed efficiente espletamento da parte degli enti ospedalieri delle procedure e degli interventi di interruzione della gravidanza e ad assumere ogni iniziativa affinché la gestione organizzativa e del personale delle strutture ospedaliere sia realizzata in modo da evitare che vi siano presidi con oltre il 50 per cento di obiettori.

In Italia il 70,7% dei ginecologi del servizio pubblico è obiettore di coscienza. Il dato più elevato di obiettori di coscienza riguarda il Sud, con una media di oltre 8 obiettori su 10. La principale conseguenza di un numero così elevato di obiettori è quella di rendere sempre più difficoltosa l’applicazione della 194. La ricerca di un medico non obiettore comporta allungamento dei tempi, interlocutori non sempre disponibili, donne che devono spesso migrare da una regione all’altra e, soprattutto tra le immigrate, il possibile ricorso all’aborto clandestino. Compito del legislatore è coniugare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza della donna e quello all’obiezione di coscienza del personale sanitario. Due principi legittimi che idealmente dovrebbero convivere ma che, nella realtà, trova difficoltà poiché i medici obiettori spesso si rifiutano di segnalare alle pazienti un medico non obiettore o un’altra struttura sanitaria autorizzata all’interruzione volontaria di gravidanza. L’obiezione di coscienza è sì un diritto, ma quello che è diritto del singolo non deve esserlo per l’intera struttura sanitaria, che deve garantire prestazioni sanitarie e personale atto a svolgerlo, soprattutto per non discriminare le donne e le pazienti economicamente più deboli”.

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