Italia

L’ONU un anno fa: “in nome del Pil spingiamo pianeta e persone nel baratro”

Stampa

di Gaetano Mastellone

«Abbandonare l’ideologia della crescita economica a tutti i costi»

È sotto gli occhi di tutti che le ideologie degli ultimi secoli fondate sulla credenza mistica di una possibile crescita infinita abbiano portato la civiltà sull’orlo del collasso. E infatti un Rapporto dell’ONU dello scorso anno, che mi piace oggi riprendere, spiegava che «la fede cieca nella crescita economica è una camicia di forza per la nostra immaginazione mentre la lotta alla povertà ne ha risentito molto». Oggi la ricchezza globale è concentrata nelle mani di meno dell’1% della popolazione.

Poi tutto intorno ci sono fame, miseria, guerre e malattie. Questo modello di sviluppo, secondo il relatore delle Nazioni Unite, è stato possibile solo grazie a «un sistema di dominio postcoloniale mantenuto sul giogo del debito estero» che, lungi da risolvere le disuguaglianze, le alimenta a dismisura. Un sistema quello della crescita economica a tutti i costi che si dimostra e si dimostrerà molto violento, rapace e incapace di generare benessere perchè basato su un’idea predatoria del benessere e su un modello produttivo estrattivista che depreda ed esaurisce le risorse naturali. Non vi è sfuggito l’attuale competizione fra USA e RUSSIA sulla spartizione in atto delle “terre rare in Ucraina“. Un modello di sviluppo in cui tutti «sembrano credere che l’attività economica possa espandersi all’infinito, come se la Terra dovesse fornire risorse illimitate per l’eternità».

Poi c’è la crisi climatica, che a sua volta non solo mette a rischio la sopravvivenza della Terra nelle forme che conosciamo oggi, ma contribuisce anche a generare un mondo diviso nel quale una piccola parte è privilegiata e però «soffre di obesità di ricchezza» mentre resta una larghissima parte di Paesi poveri in cui «mancano ancora scuole, ospedali, infrastrutture e beni di prima necessità».

La soluzione per combattere le disuguaglianze è nei diritti umani. «È uno dei documenti più importanti nella storia della critica alla crescita», ha commentato Timothée Parrique, economista specializzato in decrescita e post-crescita. Mentre Louis Raynaud de Lage, esperto di impatti sociali e ambientali presso la società di consulenza indipendente Bartle, ha spiegato che questo rapporto sarà «una pietra miliare nella storia economica moderna». Nel documento, infatti, si invoca «un’economia post-crescita», che non fa rima né con austerità né con recessione. Ma che punta invece a produrre «beni e servizi più socialmente utili e più ecologicamente sostenibili». Con il vantaggio di ridurre sia le disuguaglianze sia l’impatto dei disastri climatici.

Diverse sono le priorità elencate nel Rapporto per un’economia post-crescita, socialmente utile ed ecologica.

Un modello basato «sull’efficacia dei diritti umani invece che sull’aumento dei livelli aggregati di produzione e consumo», che parta da alcune priorità. Incentivare e stimolare l’economia sociale e solidale. Democratizzare il lavoro a livello globale: attraverso rappresentanza sindacale, condivisione dei posti e riduzione degli orari di lavoro. Lottare contro il consumismo: a partire da limitazioni alle pubblicità e all’obsolescenza programmata dei prodotti di consumo. E ancora fornire servizi di base universali: abitazioni dignitose, cibo nutriente, acqua, energia, trasporti, accesso digitale. Per fare tutto ciò, spiega il rapporto dell’Onu, non serve nemmeno la rivoluzione. Basterebbe cominciare con aumentare le imposte sui patrimoni e sulle successioni, le tasse sulle emissioni e più in generale inasprire la lotta all’evasione fiscale. In conclusione cosa posso dire? E’ passato un anno e nulla è stato fatto! Ci riusciremo? Lo spero…altrimenti sarà la fine e resteranno solo quell’1% di “obesi dalla ricchezza”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*