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A Meta il sindaco Tito ritira le deleghe e si apre la stagione del “chiarimento elettorale”

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All’indomani del consiglio comunale che ha approvato il bilancio di previsione 2023 e il pluriennale 2024-27 il sindaco Giuseppe Tito, con decreto n.10 dell’1 dicembre, ha azzerato le deleghe conferite ad assessori e consiglieri confermando soltanto la nomina di vice sindaco. Restano in carica gli assessori, ma senza deleghe che sono state assunte tutte dal primo cittadino che, coerentemente con quanto annunciato in consiglio comunale, invoca un cambio di passo nel senso della trasparenza politica in capo ai protagonisti della vita amministrativa metese in vista delle elezioni di giugno 2024.

Angela Aiello

Tito nel suo intervento ci è andato giù duro nei confronti del consigliere Corrado Soldatini che, senza neanche giustificarsi, non ha partecipato ai lavori del consiglio convocato per approvare il bilancio. Una scelta politicamente significativa, secondo il sindaco, essendo il bilancio l’atto amministrativo più importante per cui quest’assenza va interpretata per una presa di distanza dalla maggioranza da parte di Soldatini che, su facebook, ha preso atto di quanto accaduto confermando di riservarsi le prossime scelte elettorali. Un discorso forte quello di Tito che potremmo riassumere nella locuzione “…parlare a nuora perchè suocera intenda“. In effetti il ragionamento di Tito chiama in causa Angela Aiello che, per l’intera consiliatura, sembra aver lavorato per proporsi quale alternativa alla maggioranza uscente che sarà guidata dal vice sindaco Pasquale Cacace, candidatura scaturita dopo un lungo confronto interno nel quale non sono emerse altre proposte. L’Aiello si sta adoperando da tempo, nelle quinte ma non tanto, per valutare se ricorrono le condizioni e presentarsi candidata sindaca contro Cacace e anche la sua politica social dà ampia conferma di questo obiettivo.

Il discorso di Tito non fa una piega: bisogna essere trasparenti e coerenti, assumersi le proprie responsabilità davanti al Paese rinunciando a rendite di posizione, personali e politico-amministrative, se si intende intraprendere un discorso diverso da quello che è stato convenuto in seno alla maggioranza. Il movimentismo della Aiello, peraltro anche sul piano politico nel PD, deve fare i conti con dieci anni di impegno in maggioranza e con la condivisione di scelte e progetti operate dalle due amministrazioni di Tito, circostanza che rende scarsamente credibile una scelta alternativa, a pochi mesi dalle elezioni, se non motivata esclusivamente da ambizioni personali, assolutamente legittime, ma proprio perchè tali richiedono di palesarsi senza aspettare l’ultimo minuto utile e lavorando praticamente stando in una maggioranza che si vuole contrastare tra pochi mesi proponendosene in alternativa.

Se si considera quanto accaduto nella vicina Sant’Agnello va detto che la Aiello non può presentarsi sulla scena come una novità alla stregua del sindaco Antonino Coppola che, a dirla tutta, di nuovo aveva soltanto di essere stato lontano dall’amministrazione e dalla politica per una decina d’anni dopo essere stato amministratore e vice sindaco con l’amministrazione-Orlando. Inoltre il quadro politico metese non è quello santanellese per svariate ragioni e se la mancata candidatura a consigliere di Piergiorgio Sagristani sicuramente ha concorso ad accentuare il divario di consensi tra le liste, a Meta il sindaco uscente Tito ha già annunciato che sarà candidato nella lista guidata da Cacace, il che rappresenta non soltanto una garanzia di consensi, ma anche di continuità dell’azione di governo, di completamento delle opere avviate e progettate, di puntuale raccordo con i livelli istituzionali metropolitani e regionali.

Soprattutto non si assisterebbe allo “sfacelo” amministrativo del nuovo che per affermarsi tale manda all’aria tutto quanto di buono è stato attuato, o si stava realizzando ed è stato programmato di realizzare com’è avvenuto a Sant’Agnello, a partire proprio dall’Ospedale Unico, argomento sul quale anche la Aiello ha tentato, senza riuscirci, di distinguersi dalla linea di Tito e del Pd targato Schlein che sta conducendo una battaglia personale nei confronti del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Ecco perchè “amare la propria città” non è uno slogan, ma significa mettere nel conto tutto quanto un’elezione rischia di compromettere se alla base di certe scelte ci sono soprattutto ambizione e mania di protagonismo da esercitare sedendo sulla poltrona di sindaco.

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