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Dalla crisi pandemica alla destagionalizzazione che pone nuovi obiettivi e problemi

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A Sorrento la “destagionalizzazione” dell’offerta turistica sembra cosa fatta nel senso che si fanno i conti con una continuità di presenze straniere provenienti da tutte le parti del mondo, come ha sottolineato il sindaco Massimo Coppola cui va riconosciuto e attribuito il merito di aver centrato un obiettivo da sempre sulla bocca di tutti, ma che non sembrava facilmente perseguibile. Oggi la stagione si prolunga naturalmente a tutto dicembre e fino a gennaio inoltrato con l’effetto di ridurre per molti operatori la tempistica della chiusura stagionale e degli interventi di restyling che quasi ogni anno interessano le strutture per prepararle alla nuova stagione che ha inizio con la Pasqua. Nel 2024 la festività cade il 31 marzo, quindi con un anticipo che riduce ulteriormente i tempi di chiusura per la maggior parte degli operatori.

Un calendario molto stretto che, come ha evidenziato il sindaco, si traduce in un ulteriore rafforzamento dell’economia turistica e anche sul piano occupazionale venendo incontro alle esigenze dei lavoratori in materia di Naspi. Un’economia, quella turistica, trainante per Sorrento e di riflesso per l’intera Penisola che comincia a beneficiare di questo “overtourism” grazie all’exploit dell’extralberghiero, fenomeno che ha però raggiunto un livello critico per gli effetti, negativi, che ne sono derivati sul piano della disponibilità degli immobili in termini di acquisti e locazioni per famiglie. Anche su questo punto Sorrento ha però intrapreso un percorso assolutamente nuovo con la messa a punto di un regolamento stringente per quanto concerne le nuove aperture di queste attività e che colma un vuoto nella legislazione regionale e nazionale. Un regolamento su cui si sta lavorando da parte dell’apposita commissione e che a breve vedrà la luce.

Insomma i pro e i contro dell’exploit turistico sorrentino e peninsulare rappresentano i due volti di una stessa medaglia su cui la classe politico-amministrativa e quella imprenditoriale devono però ulteriormente confrontarsi perchè gli effetti della destagionalizzazione pongono un’altra serie di problemi di non secondaria importanza. Per restare in tema ci riferiamo alla viabilità su gomma e alla mobilità in generale (residenziale, commerciale e turistica), al trasporto pubblico via mare e su ferro (Eav), ai problemi della sosta (parcheggi) e complessivamente all’esercizio del controllo da parte delle Polizie Municipali che oggettivamente non hanno i numeri (in termini di unità lavorative) per gestire tutti questi diversi fattori che ormai incidono H24 sul territorio e solo parzialmente possono essere governati determinandosi, di fatto, un deficit soprattutto in termini di sicurezza. Un altro problema scottante riguarda la gestione di un sistema fognario assolutamente insufficiente, oltre che fortemente degradato, a reggere l’impatto derivante da una destagionalizzazione che dura dieci mesi l’anno con numeri assolutamente stratosferici tali da rendere inadeguata la rete e quasi inefficace il depuratore di Punta Gradelle dove si apprestano a convergere anche i reflui sorrentini.

Altro tema assolutamente scottante è la costituzione dell’ATO peninsulare per la gestione della “raccolta e smaltimento dei rifiuti in proprio” scelta dai Comuni della Penisola Sorrentina per preservare un’autonomia che però richiede la capacità, e la volontà, di operare altre scelte impattanti sul territorio. Come si fa poi a non ritornare sul tema della sanità ospedaliera dopo le scelte operate dall’Amministrazione di Sant’Agnello e il silenzio istituzionale che è calato sull’argomento rispetto alle forti criticità di cui nessuno sembra volersi più occupare lasciando al proprio destino i sanitari (e di riflesso i pazienti) che vivono in prima linea un’emergenza cronica sempre più preoccupante e i cui effetti non possono che ricadere a cascata sull’intera comunità tra residenti e turisti (accantonando per il momento il discorso del danno d’immagine internazionale per tutta la Penisola dovuto a una carente e inevitabilmente scadente sanità ospedaliera).

A questi argomenti sono connessi, direttamente e indirettamente, altri problemi che richiederebbero un approccio politico sostenuto da un’ampia e lungimirante visione di quella che dev’essere la Penisola Sorrentina del futuro sapendo che le mancate scelte di oggi o quelle sbagliate possono tradursi in danni devastanti sul piano sociale ed economico dell’intera comunità. Occorre però uscire da una dimensione politico-amministrativa inadeguata, con qualche eccezione, perchè il “passaggio di mano” alla guida delle municipalità non sempre si traduce in novità positive se l’approccio del nuovo o presunto tale compromette quanto di buono è stato realizzato o progettato per il territorio. Per non restare nel vago il discorso si pone per Sant’Agnello e Piano di Sorrento e potrebbe valere domani per Meta che andrà a voto l’anno venturo!

Accantonare ambizioni personali e anche presunzioni in nome di una continuità programmatica serve a testimoniare quel senso di responsabilità che difetta sempre di più al ceto politico territoriale. Ci sono buoni esempi da tenere in considerazione! I programmi si devono costruire a partire dall’esistente e su quanto è stato già programmato per conseguire risultati positivi anche adottando correttivi, ma senza mai pregiudicare fino a comprometterlo il lavoro e gli impegni assunti e in corso di attuazione. Soprattutto una proposta programmatica comunale non può più prescindere da una contestualizzazione comprensoriale, soprattutto quando si tratta di opere pubbliche. Diversamente non si riuscirà mai a parlare una “stessa lingua” da parte delle amministrazioni peninsulari che invece hanno il dovere di uscire da un’ambiguità che rende indecifrabili certi orientamenti e le scelte operate da alcune di esse.

Infine c’è il ruolo che in questa partita dev’essere giocato dall’imprenditoria turistica che, a cavallo del 2022-23, ha visto moltiplicare i propri introiti e ha quindi un dovere morale di concorrere materialmente a sostenere alcune politiche dei Comuni impegnando anche risorse proprie in termini di compensazione alla comunità per i disagi oggettivamente connessi all’esercizio delle proprie attività d’impresa. Solo così è possibile sottoscrivere un patto nuovo e superare anche il crescente malessere sociale che ampiamente trasuda da un’opinione pubblica peninsulare che rivendica il diritto ad essere ascoltata e soddisfatta per talune aspettative che condizionano la vita di ogni giorno.

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