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Occhio al Regno Unito…e non solo!

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di Luigi Poi

A rischio la tradizionale ondata turistica anglosassone che da anni differenzia e sostiene Sorrento e dintorni? Dall’inizio del 1900, quando uno dei migliori libri di viaggio mai pubblicato, “Siren Land“ di G.N. Douglas, descrisse e rivelò al mondo intero le bellezze di Sorrento, Sant’Agata Sui due Golfi, Capri, Nerano, favorendo così la curiosità degli Inglesi, il mercato targato Regno Unito ha iniziato a germogliare per tutta la Terra delle Sirene. Per la verità già prima molti illustri viaggiatori del Grand Tour (da Robert Byron a Charles Dickens) avevano scoperto la città dirimpettaia di Napoli ma era soprattutto una vacanza riservata alla nobiltà e agli uomini e donne di cultura. Fatto sta che la nostra penisola si è sempre nutrita di arrivi e presenze (in media oltre ottocentomila ogni anno) di turisti di tutto il Regno Unito su circa 2.800.000 presenze totali (dato certo Istat 2019 che permette alla città di Sorrento di occupare la 18° posizione nella classifica dei Comuni Italiani a maggior vocazione turistica). Cosa sta succedendo?

Una pinta di birra è arrivata a costare 7 sterline e a Londra e in altre città inglesi i pub non sono più frequentati come da tradizione e il tutto pieno non si registra più e molti chiudono. Anche nella capitale inglese, che oramai è insieme a New York la città più multietnica del mondo, gli storici locali sono in crisi principalmente a causa dell’inflazione. Si contano in poco meno di 400 i pub costretti a chiudere nella prima metà dell’anno in corso tra l’Inghilterra ed il Galles, praticamente 2 ogni giorno. I gestori dei pub per poter resistere si sono visti costretti ad aumentare i prezzi, tanto che ironicamente il rituale della birra serale viene ora definito “unhappy hour“. Non da meno le piccole attività commerciali che come qui da noi già stritolate dal e-commerce cadono come birilli. La colpa secondo gli analisti economici di oltre manica è da imputare essenzialmente al combinato inflazione-recessione. Infatti Il Regno Unito chiuderà il 2023 con il Pil fortemente in calo, anche per stessa ammissione del governo la nazione è in recessione. La causa una combinazione di fattori tra i quali alcuni economisti indicano la Brexit e l’eccesso della spesa pubblica. Indubbio, anche, che a colpire l’economia Inglese sono il caro energia, l’inflazione (comune a tutta l’Europa), la sterlina indebolita e le famiglie in difficoltà non solo per motivi economici ma altresì per il prevalere di comportamenti sociali e culturali in contrasto con la tradizione britannica.

Non a caso i “White British“ sono scesi nell’ultimo decennio al 45% per cento della popolazione delle grandi città dove oramai i Sindaci non sono più dello storico gruppo etnico “Wasp“! Perfino il primo ministro ed alcuni detentori dei principali dicasteri provengono da etnie asiatiche, quasi tutti figli o nipoti di immigrati. Nazioni dove i pub non erano e non sono una roccaforte della tradizione del vivere insieme. L’homus britannico è oramai in minoranza a Londra ed a Manchester ed il “Bye-bye al bianco inglese“ è anche il bye-bye ai pub ad a tante altre storiche attività e a quelle identità che si identificavano nella immagine della “bombetta ed ombrello e del boccale di birra”.

Un cambiamento che incide anche sulla spesa pubblica (aumento dei costi sanitari e dell’istruzione) che si è dilatata a dismisura, come la spesa per sicurezza (troppi reati nel mondo giovanile) e gli impegni economici per sostenere l’Ucraina. Secondo il Fondo Monetario Internazionale Londra dovrebbe essere l’unica economia avanzata che chiuderà il 2023 con il Pil in calo e per il 2024 dovrebbe addirittura diminuire dello 0,6%. Inoltre la legge di bilancio del nuovo premier Sunak è fatta essenzialmente di tagli alla spesa pubblica ed aumento della pressione fiscale. Dunque ombre cupe si addensano su una delle economia che in passato era tra le più solide e che colpisce soprattutto la classe media. Tutto questo costringerà gli Inglesi a ridurre il budget per le proprie vacanze ed in alcuni casi addirittura a rinunciare al viaggio. Infatti tra gli operatori turistici GB c’è molta prudenza nella fase di stipula dei contratti di allotment preoccupati anche dal preventivato aumento del costo dei trasporti causa la ventilata escalation dei prezzi dell’energia. Qui da noi certi ottimismi di facciata (in parte ingenui ed in parte interessati) sono forse auspicabili ma non certo in armonia con una attenta analisi dei dati micro e macro economici e della situazione geo-politica ad un passo dal precipizio.

Jamie Dimon

Le parole di uno dei più potenti banchieri del mondo, Jamie Dimon, anche se misurate col contagocce, sono la perfetta descrizione di ciò che sta accadendo e che dovrebbe accadere : “questo potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo ha visto da decenni”. E non solo per l’elevato e crescente debito pubblico, per il grande deficit fiscale dell’Usa, per il rischio che l’inflazione non si fermi e per gli eccessivi rialzi dei tassi di interesse. Ma anche per le brutte notizie che arrivano dalla Francia e dal Belgio che paventano il ritorno del terrore nel mondo occidentale (niente di più letale per il mondo dei viaggi e delle vacanze). E occhio anche a ciò che accade in Ucraina dove la resistenza è in grossa difficoltà contrariamente al racconto quotidiano di Tv e giornali portavoce del potere finanziario ed economico e del desiderato dei grandi interessi delle lobbies delle armi, dell’energia, delle auto, della salute, della biotecnologia, dell’informazione, delle comunicazioni. La disperazione porta sempre a pericolosi colpi di coda specialmente quando l’umanità è in subbuglio e si vive in un mondo che è tutto un guazzabuglio quotidiano tanto particolare che globale.

Potrebbe succedere quel film già visto tra il 2009 ed il 2013, allora parzialmente risolto in quando gli albergatori e gli operatori turistici si fecero carico di una diminuzione delle tariffe, cosa che oggi non è possibile ipotizzare proprio per l’aumento dei costi energetici e per la incessante cavalcata delle tasse ed imposte. Qualche segnale di fumo, positivo e beneaugurante, viene dal successo di alcune iniziative come la riorganizzazione del Pantheon e di altri strategici siti storici e culturali. Bene anche il treno Roma Pompei (300 viaggiatori ogni domenica), ottobre tutto venduto e già in cantiere aumento corse per il 2024. Ottima performance anche per il Campania Express!

Bisogna solo sperare che la devastante, sanguinosa e inumana follia in corso nel medio oriente non esporti attentati e temerari Kamikaze che in cambio del “paradiso dell’ Islam e del promesso incontro salvifico con Allah“ ammazzano e si fanno ammazzare. Nelle immense periferie delle grandi città Europee, dove l’integrazione è fallita completamente o parzialmente sono tanti i potenziali “lupi solitari” spesso alimentati non solo dal rancore religioso ma anche da invidia sociale ed odio verso una società occidentale che appare ai loro occhi ingiustamente opulenta ed esclusiva. Tanti giovani poveri e disadattati che diventano facile preda della propaganda del terrorismo islamico che “vuole spargere sangue a casa nostra“. Le prime avvisaglie si stanno vedendo come appena scritto, in Francia e Belgio, facendo tutti gli scongiuri del caso, siamo solo all’inizio! Se l’economia occidentale marca visita e i conflitti si radicalizzano sarà dura, dura assai e non solo per il turismo ma anche e soprattutto per la pace e per lo sviluppo di tutto il mondo occidentale.

Un commento

  • Giulio

    Condivido pienamente l’analisi fatta, ma credo che le tariffe alberghiere in Italia siano aumentate oltre la reale soglia inflattiva di periodo deteminando inflazione da profitto, pertanto occorre il coraggio di invertire la marcia, In Italia si riscontra un aumento delle tariffe degli alloggi anche rispetto al periodo pre-pandemico (+15% rispetto al 2022 e +29% rispetto al 2019), con una media nazionale di 109,5 euro per notte e con picchi maggiori nelle principali città come Milano, Firenze e Roma, se a questo aggiungiamo l’aumento dei costi di viaggio ci rendiamo conto che oggi una vacanza costa mediamente il 50% in più rispetto a 4 anni fa. La Spagna si conferma il paese più economico del Vecchio Continente, con una media di 82,3 euro per notte, mentre il più costoso risulta la Gran Bretagna che registra un prezzo medio di 176,2 euro per notte con un aumento del 18% rispetto al 2022 e del 25% rispetto al 2019.

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