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Costo del lavoro…Quel “regalino” post datato della riforma Fornero

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di Lucia Gargiulo*

Lucia Gargiulo
Lucia Gargiulo

La riforma Fornero continua a far sentire i suoi effetti. Un’altra stangata sulle tasche di chi lavora. Uno di questi effetti è il contributo sul fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni, previsto a suo tempo dalla riforma, che lavoratori dipendenti e imprenditori inizieranno a pagare dal mese di ottobre. Il contributo è dello 0,5% sulla retribuzione, di cui un terzo è a carico del lavoratore. Dalla prossima busta paga verranno tolti gli arretrati da gennaio 2014, quindi il calcolo è il seguente: lo 0,5 della retribuzione diviso 3 (il terzo a carico del lavoratore), da moltiplicare poi per 9 (i mesi arretrati). Per capire meglio gli effetti della riforma previdenziale voluta dal governo Monti vediamo a quanto ammonta la “tassa” sulla busta paga.

C’E’ ANCHE l’1% DI MORA

Il contributo doveva essere versato dall’inizio del 2014, ma le modalità sono giunte solo ora e adesso non solo si pagheranno gli arretrati (per una retribuzione lorda di 2.000 euro mensili circa 30 euro a carico del lavoratore e 60 per l’impresa) ma si chiederà anche l’1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno. Il fondo dovrebbe sostituire di fatto le prestazione erogate con la cassa in deroga (per la quale, in via di eliminazione a fine 2016, non sono previsti contributi da aziende e lavoratori) si finanzia con “un contributo ordinario dello 0,50% della retribuzione mensile imponibile ai fini previdenziali dei lavoratori dipendenti(esclusi i dirigenti), di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore.

L’I.N.P.S. ricorda che l’art.3 della Legge 28 giugno 2012, n.92: “ha la finalità di assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria”. In sintesi, per le aziende che non sono coperte dalla cassa (come ad esempio quelle commerciali fino a 50 dipendenti) arriverà uno strumento di tutela in caso di sospensione dell’attività lavorativa. Ma la tutela in caso di sospensione sarà prevista per un periodo più breve di quello della cig. Si potrà ricevere l’assegno per soli tre mesi (prorogabili in via eccezionale fino a 9). Nella circolare si legge “Il fondo ha l’obbligo del bilancio in pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di disponibilità”.

Da parte dell’ex Ministro Fornero, un regalino (post datato) spunterà nella busta paga di ottobre. La signora della previdenza ha infatti previsto nel 2012 di introdurre un prelievo (per alimentare il Fondo di solidarietà residuale) sulle buste paga (e sulle aziende), del settore artigiano, commercio e agricole. Il paradosso è che proprio mentre in Parlamento e a Palazzo Chigi ci si riempie la bocca con i progetti e le promesse di ridurre il costo del lavoro, a lavoratori e aziende arriva (via circolare Inps), l’applicazione della norma Fornero. A conti fatti, non si tratta di pochi spiccioli. La platea interessata al prelievo aggiuntivo è di circa 2 milioni di lavoratori. Anche se sono escluse le aziende con meno di 15 dipendenti. E già qui ci sarebbe da aprire un dibattito su lavoratori tutelati e non. Se il principio ispiratore della Fornero era di assicurare un paracadute in caso di disoccupazione a chi non aveva altri ammortizzatori, perché escludere i lavoratori delle piccole aziende?

I SOLITI MISTERI E LE CATEGORIE ESENTATE

I soliti Misteri… Un dato certo è che questo ennesimo contributo al “Fondo residuale” aumenterà il costo del lavoro. Tecnicamente, il prelievo o la contribuzione al Fondo sarà pari a 0,50% (1/3 a carico del lavoratore cioè 0,17%, 2/3 a carico del datore cioè lo 0,33%). Scorrendo l’elenco dei “sommersi e dei salvati”, chi pagherà e chi è stato esentato, si viene a conoscenza che sono stati esentati dalla contribuzione le imprese e i lavoratori dei sindacati e degli ordini professionali, delle associazioni di categoria (Confindustria o Confcommercio), ma pure i collaboratori dei parlamentari, le colf e coloro che sono dipendenti di”Attività delle organizzazioni religiose”. La cosa strana è che l’I.N.P.S., per partorire l’elenco di chi pagherà e di chi è e resta esentato, ci abbia messo oltre un anno e mezzo. Adesso che stiamo vicino alla fine del 2014, però, bisognerà mettere mano al “borsellino”, o meglio alla busta paga , per versare al fondo gli arretrati dal gennaio 2014. Il recupero dell’arretrato da gennaio 2014(a ottobre, quando si pagherà il conguaglio), ammonterà mediamente a circa 80 euro, di cui 27 per i lavoratori e 53 per i datori di lavoro. Sulla base delle retribuzioni medie ogni anno bisognerà versare 140 euro in più(47 euro per i lavoratori, 93 le aziende). L’I.N.P.S. incasserà altri 160 milioni (all’incirca 34 miliardi di massa retributiva). A questo punto non ci resta che dire: “Grazie Elsa….”

* Consulente del Lavoro, Componente Dir. Prov.le ANCL Napoli, Segretario Cittadino PD Sant’Agnello

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