Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia

Il mondo è già cambiato!

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di Gaetano Mastellone

G. Mastellone

Mi hanno tolto anche il gusto di gridare “Forza Italia” (non faccio pubblicità gratuita) ma grido, a gran voce, “Viva l’Italia”! Ci risiamo! Moody ha abbassato di due tacche il rating italiano, portandolo quasi a uno “ junk status”, titolo spazzatura. Un monito: ovviamente il momento resta difficile e non si può mai abbassare la guardia. Per fortuna ci ha pensato il mercato con l’eloquente diminuzione dello spread subito dopo l’annuncio dell’agenzia americana. Non basta c’è sempre grossa tensione. E’ stata solo l’ultima conferma del “disconnect” fra le agenzie per la valutazione del credito e gli investitori.

Gli investitori internazionali, riunitisi la scorsa settimana a Sun Valley, hanno, più volte, chiesto al rassicurante Premier Mario Monti le prospettive politiche 2013. Insomma sono interessati, ovviamente, al futuro. E noi che futuro riusciamo a tracciare? E’ mai possibile che, con tutto il rispetto per la persona Berlusconi, il nostro futuro sarà ancora lui? Al solo pensarlo mi vengono i brividi. A me non piacciono tutti quei dormienti “grilli parlanti” che da un po’ di tempo si sono come “risvegliati dal sonno” e stanno strombazzando pro Berlusconi. Signori, il mondo non sta cambiando è già cambiato!  Il mondo ci sta avvertendo, anche attraverso l’azione di Moody, e ha lanciato un forte atto d’accusa contro l’intera politica della zona euro e contro la politica italiana che non riesce a esprimere leader prospettici. Ho una brutta visione davanti ai miei occhi, i mercati si stanno preparando per un agosto di fuoco? Ovviamente di fuoco per noi e di arricchimenti per loro! In Italia la prospettiva economica a breve termine si è deteriorata, come si vede da una crescita più debole e da una disoccupazione maggiore, che portano al rischio di mancare gli obiettivi di consolidamento fiscale. Se Fitch seguirà l’esempio di Moody’s, il downgrading spingerà verso una cascata di vendite sia i fondi asiatici sia tutti gli altri, con tutte le conseguenze e limitazioni che questo porterà sul debito. Questi investitori hanno smesso di comprare debito italiano qualche mese fa, naturalmente: ma non hanno neppure venduto. Lo faranno. Ho sempre sostenuto che il risultato della combinazione di stretta monetaria e fiscale doveva essere evitato essendo troppo dannoso perché crea una recessione doppia. Infatti, anche la Confindustria italiana avverte che l’economia si ridurrà del 2,4 % solo quest’anno e forse molto di più, aggiungendo per buona misura che le eccessive misure di austerità stanno riducendo il paese a “macelleria sociale”. Questa medicina simile a quella degli anni 1930 è la ragione principale per cui l’Italia, dopo aver individuato la linea per uscire dal debito è improvvisamente ridiventata brutta, con il debito pubblico che quest’anno galoppa verso il 126% del PIL, secondo il FMI. Di contro l’Italia ha già un surplus primario di bilancio che arriverà al 3,6% del PIL quest’anno, e al 4,9 % il prossimo anno. Questo è di gran lunga il “miglior profilo fiscale” nel blocco G7, ma è una vittoria di Pirro! Gli effetti recessivi stanno annullando i guadagni. Il debito sta accelerando verso l’alto. La struttura industriale del paese è stata dissanguata. La BCE deve farsi promotrice di un patto per la riduzione dei rendimenti delle obbligazionarie italiane, solo così si cresce. Non è possibile avere una ripresa con spread così alti! E’ elementare. Gli industriali tedeschi in pratica si finanziano quasi a “tasso zero” e i nostri oltre il 7%! Anche un bambino capirebbe che questa è la strada che ci porterà alla rovina. I tedeschi lo devono capire. Allora, forse, non è una bestemmia parlare di abbandono dell’euro? Personalmente, sono rimasto sbalordito dal livello di amarezza che ho provato durante lo scorso Meeting OBI (Sorrento 6/7 luglio scorso) quando un alto professore di economia mi ha detto che l’euro era “in sostanza morto”. A mio parere invece l’Italia non è un caso disperato. E ‘stata trasformata in un caso disperato dai meccanismi perversi dello stesso euro. Facciamo due conti. Se si somma il debito pubblico e privato, si arriva al 260 % del PIL, come la Germania e molto meno di Francia, Spagna, Paesi Bassi, Danimarca, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone. Con la ricchezza privata di € 8.600 miliardi, gli italiani sono più ricchi, pro capite, dei tedeschi. Secondo il Fondo Monetario Internazionale l’Italia ha il punteggio migliore nell’indicatore di sostenibilità a lungo termine del debito che è di 4,1, Siamo davanti a Germania 4,6 – Francia 7,9 – il Regno Unito 13,3 – Giappone 14,3 e Stati Uniti 17. Poi non dimentichiamo che siamo uno dei pochi paesi che ha rimesso ordine nella crisi delle pensioni. Forse il solo grosso problema è che l’Italia è nella valuta sbagliata? Come tutti sappiamo ormai, dal lancio dell’Unione economica e monetaria l’Italia ha perso il 30 % circa in competitività sul costo del lavoro unitario rispetto alla Germania per effetto del blocco di una spirale inflazionistica e di scarsa crescita della produttività. Il danno è stato fatto. Non è possibile riportare l’orologio indietro. David Woo della Bank of America ha appena scritto una “teoria dei giochi”, è lo studio della zona euro che sostiene che l’Italia trarrebbe vantaggio più di ogni altro paese (eccetto l’Irlanda) liberandosi dall’Euro e riprendendo il controllo sovrano dei suoi strumenti di politica. Ho letto che l’analisi dell’avanzo primario del paese rivela che si può lasciare l’UEM in qualsiasi momento (a differenza di Grecia, Spagna o Portogallo); l’Italia è grande abbastanza per farcela da sola. La sua esposizione patrimoniale verso l’estero è solo leggermente negativa (a differenza della Spagna, in rosso per la somma del 92% del PIL). Il tasso molto alto del risparmio in Italia e la ricchezza privata spiegano che qualsiasi shock si abbattesse sul tasso d’interesse, questo potrebbe essere ruotato di nuovo nell’economia con pagamenti più alti per gli obbligazionisti italiani. E macro-effetti seguirebbero anche all’estero. In effetti, un calcolo di convenienza confermerebbe che l’unico modo per l’Italia per abbattere i costi finanziari reali in questa fase è quello di lasciare immediatamente l’euro. Gli Italiani ovviamente decideranno del loro destino. A.E.Pritchard, giornalista del Telegraph dal 1991, che scrive da 30 anni di politica mondiale ed economica, dopo aver vissuto in Europa, Stati Uniti e America Latina prima come corrispondente da Washington e poi come corrispondente a Bruxelles, ora è Editor di International Business a Londra.  Pritchard scrive che durante le sue vacanze in Italia, ha letto un eccellente resoconto di Arrigo Petacco sulla Seconda Guerra Mondiale vista dal punto di vista italiano, “La Nostra Guerra 1940-1945”. Il tema che più mi ha colpito è stato il numero delle sconfitte e dei disastri italiani causati da errori commessi dall’alto comando tedesco stesso, soprattutto da Rommel. I Sub inglesi affondarono l’80% dei convogli di rifornimento italiani che andavano in Nord Africa, perché gli inglesi avevano scoperto i codici segreti tedeschi e gli ufficiali tedeschi non informavano necessariamente di tutti i dettagli sui convogli il proprio quartier generale. Mentre Rommel buttava sempre tutte le colpe su Roma dicendo, ingiustamente, che ci dovevano essere spie nella marina italiana. La storia si ripete – in pace questa volta: L’Italia non ha più nulla da guadagnare dal dare ascolto ai consigli distruttivi dei tedeschi o dal continuare in questa disavventura soffocante. Si sta aspettando un messaggio che somigli a quello inviato da Badoglio l’8 settembre 1943.  Tutto a un tratto, in Italia avvenne l’impensabile. Gli Italiani che ascoltavano la radio alle 18.15 di quella sera appresero con grande sorpresa – e con un certo sollievo – che non erano più impegnati a seguire ancora quella follia. Ci ripeteremo? Chissà. A me piace ancora pensare – sarò uno stupido romantico – che avremo una grande Europa unita, che saremo in grado di avere un Euro forte e che quest’attuale classe politica sarà spazzata via alle prossime elezioni. Mi hanno tolto anche il gusto di gridare “Forza Italia” (non faccio pubblicità gratuita) ma grido, a gran voce, “Viva l’Italia”!

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