Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia

Servizio Pubblico…Restiamo cani da guardia dell’Italia perbene!

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Santoro, Ruotolo, Vauro e Travaglio

Ieri con l’ultima puntata di “Servizio Pubblico” si è conclusa questa straordinaria esperienza di televisione frutto della censura politica, ma che almeno centomila cittadini, pagando 10 euro, hanno reso possibile per garantirsi uno spazio di libera informazione, di confronto sui temi più scottanti, anzi allarmanti dell’attualità politica e socio- economica italiana affidandosi alle mani esperte di Santoro&Co. Un successo che ci auguriamo si ripeta e soprattutto si consolidi nel frattempo che assistiamo allo sfascio della RAI  concubina di Mediaset, entrambe sprofondate nella crisi frutto di una politica cancerosa che ha metastetizzato tutto ciò che è pubblico nel nostro Paese condannandolo a morte! L’ultima conferma di quanto nefasta è stata la stagione politica post-tangentopoli legata all’informazione ci è venuta dalla Corte Europea che ha condannato l‘Italia a pagare 10 milioni di euro per aver impedito per oltre 10 anni a un impresa televisiva – Europa 7 – di trasmettere con la propria emittente per non intaccare gli interessi di Berlusconi.

Ha ragione Travaglio oggi su Il Fatto Quotidiano a invocare una class action nei confronti dei responsabili di questo ennesimo scandalo che paghiamo noi Italiani e cioè: Berlusconi e D’Alema quali presidenti del Consiglio nell’epoca in cui si è consumato questo abuso-sopruso e i Ministri delle Comunicazioni degli ultimi 18 anni. Guardate un po’ di che gente si tratta: Gambino, Maccanico, Cardinale, Gasparri, Landolfi, Gentiloni, Scajola, Romani, Passera! Il pranzo è servito… Torniamo a Santoro e al dibattito di ieri sera che si è concluso con il ragionamento che è venuto il momento di fare il grande passo e di passare dalla politica dell’informazione alla politica militante, quella nelle istituzioni, da parte dei Santoro, dei Travaglio, dei Saviano…Ad invocarla addirittura Vittorio Sgarbi sintonizzato su una frequenza insolitamente accondiscendente verso i “paladini della libera informazione“. E’ chiaro che nel Paese monta un’insofferenza crescente verso questa politica e dai suoi esponenti a tutti i livelli e con qualsiasi casacca addosso, ma la soluzione di trasformare in politici opinionisti, giuristi, giornalisti impegnati in prima fila a difendere la libertà di informazione crediamo sia assolutamente sbagliata. Questo perchè una democrazia è forte proprio nell’equilibrio e nella contrapposizione dei poteri: giornalisti (pochi per la verità) che sono cani da guardia della libertà di informazione e di espressione non possono passare sul versante opposto sguarnendo il Paese di un anticorpo prezioso per la salvaguardia dei propri interessi! Cultura e informazione devono riequilibrare le storture del potere, vigilando e denunciando, altrimenti si cade nell’errore – come di fatto è avvenuto – di pensare che i magistrati in politica possono garantire la legalità e lo stato di diritto. Tanti magistrati e tanti giornalisti hanno fatto la scelta di transitare in politica: le cose sono peggiorate, probabilmente per la contaminazione che la politica esercita nei confronti di qualunque soggetto e potere per soggiogarlo! No! Abbiamo bisogno di sentinelle sempre vigili e scomode, quelle che fanno tanto incazzare la politica che vorrebbe facogitarle nel proprio sistema. Ha detto bene Saviano: mi sondano per sapere che intenzioni ho, ma io voglio continaure a fare il mio mestiere, quello del narratore, dello scrittore che scrive e ragiona! Auspichiamo che resista a tutti i tentativi della Casta di assumerlo per nascondersi dietro di lui e fregare così ancora una volta i cittadini. Su questo soprattutto la politica di sinistra è maestra, come lo dimostrano tante eccellenti figure prese in prestito dalla società civile e dal mondo delle professioni a uso e consumo della sinistra di sistema che non ha nulla di diverso da quella di destra: questa è soltanto più sfacciata e svergognata nell’esibire delinquenti in prima fila! Allora si deve resistere a ogni lusinga e ad ogni tentativo di assimilazione a questa classe politica che deve crollare vittima innanzitutto di sè stessa, della propria arroganza e della propria delinquenza. Perchè solo in questo modo si può ricostruire quel Paese che ha bisogno di cultura e di menti capaci di mantenere vivo e forte il significato di queste due parole “servizio pubblico“.

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