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Sanatoria edilizia, quando la politica predica e non pratica…

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Sembrano essere tutti daccordo: occorre riaprire i termini del condono edilizio (il terzo d.l. 269/2003) per permettere ai cittadini della Campania di usufruire della sanatoria come è avvenuto nel resto d’Italia. Lo spettro delle demolizioni ingiunte dai Tribunali, l’assenza di governo del territorio da parte degli Enti Locali e la voglia matta di accaparrarsi il consenso degli elettori  sono una miscela esplosiva in grado di “premiare” ancora una volta chi del territorio nè fa uso e consumo a piacimento, soprattutto nella Penisola Sorrentina dove la speculazione edilizia rappresenta la vera chiave di lettura attraverso la quale si forma e si gestisce il consenso. Ora il tentativo di forzare la Regione Campania a stravolgere tutte le regole urbanistiche, peraltro già posto in essere in materia di parcheggi pertinenziali, trova in prima linea il PDL destinato a raccogliere anche i frutti elettorali di questa operazione, nelle retroguardie gli altri partiti, centro sinistra incluso con qualche sparuta eccezione, costantemente protesi a “premiare” chiunque trasgredisca le regole e le leggi. I Sindaci non possono sperare di risolvere i loro problemi con le sanatorie che di fatto ne mettono a nudo l’incapacità di pianificazione e di tutela dei territori che amministrano per conto dell’intera comunità, non solo per chi sistematicamente ne abusa. In Penisola Sorrentina poi il problema è straordinariamente legato al business edilizio più che alla “fame di abitazioni“, circostanza che crea ulteriori differenze di trattamento tra i cittadini che rispettano le leggi e quelli che, magari con la complicità di tecnici addentrati e di uffici compiacenti, delle stesse leggi se ne sbattono alla grande! Su tutto questo non c’è opposizione che tenga, tanto più quando a farla sono associazioni ambientaliste o comitati civici volenterosi, ma incapaci di riuscire a far rispettate le regole erette a tutela del territorio, e quindi della comunità intera, anche da parte di chi è preposto ai controlli. Come si concilia allora un’iniziativa come quella adottata dal vice sindaco di Sorrento, Giuseppe Stinga, col “codice etico del territorio” per la tutela dell’ambiente, dell’agricoltura, dei prodotti e delle attività socio-economiche tradizionali e peculiari della Costiera, con questa smania di cemento e di sanatoria che accomuna le Amministrazioni peninsulari? Ci vogliono risposte e politiche coerenti, altrimenti il rischio è di ingenerare il solito equivoco di una “politica che predica, ma che non pratica

Un commento

  • De Vita Eduardo

    E’ proprio la mancanza di pianificazione e di tutela del territorio che,se pure non costituiscono prove,sono pesanti indizi a carico di Amministrazioni peninsulari che hanno realizzato,in maniera convulsa e caotica,opere di edilizia,senza il filo conduttore di un’idea e di un progetto sostenibile,in favore dell’economia e nell’interesse della collettività.Da ciò si evince,e devo ripetermi,che erano e sono dettate da logiche speculative e clientelari che mettono pesantemente in gioco la capacità,la competenza e la deontologia professionale di Amministrazioni,di fatto,non in grado di svolgere il loro ruolo.Un ruolo,appunto,di analisi dei problemi,progettazione,pianificazione e realizzazione delle azioni necessarie.Questo è un mix esplosivo di negatività che potrebbe condannare definitivamente la penisola sorrentina.

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