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Il flop di Natale nel nostro Paese…

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di Gaetano Mastellone

Gaetano Mastellone

In questi giorni ho “osservato” le analisi, gli studi, le interviste ai commercianti o associazioni proprio per produrre uno scritto che riassumesse “con dati” quello che tutti noi osserviamo tutti i giorni, crisi. Ora riassumo l’analisi di questo terribile Natale 2011. I tagli alla spesa natalizia sono chiaramente influenzati dal cattivo clima economico. Quasi un italiano su 3 (28%), infatti, sostiene di riuscire ad arrivare, con lo stipendio, solo fino alla terza settimana del mese: lo scorso anno aveva dato questa risposta solo il 20% degli intervistati. Salgono anche, del 2%, gli italiani che dicono di arrivare alla seconda settimana: adesso sono il 10%, un italiano su dieci. Crolla il numero di persone che riesce a coprire tutti e trenta i giorni del mese con lo stipendio: sono solo il 62%, lo scorso anno erano il 72%. Diminuisce, di conseguenza, la fiducia nelle possibilità personali dell’Italia. La percezione di navigare in acque decisamente agitate viene confermata dal giudizio negativo dato, dal 69% degli italiani, alla situazione economica attuale in Italia. I consumi natalizi in calo netto: meno 20,4% per prodotti per la casa, tavola e cucina; meno 25,4% per l’abbigliamento; meno 31,3% per calzature, borse e accessori. La contrazione dei consumi natalizi è un dato riconosciuto da tutti, associazioni di consumatori ed esercenti. Una recente stima dell’Adoc parla di una diminuzione del 16% della spesa per i regali di Natale. Un’indagine Confesercenti-Swg resa nota ai primi di dicembre evidenzia come la paura del futuro spinga due italiani su tre a spendere meno e stima (non molto diversamente) che l’acquisto dei regali diminuirà del 14% rispetto allo scorso anno. Secondo le rilevazioni di Federconsumatori, i consumi natalizi subiranno una forte contrazione e i settori più toccati dalla crisi saranno appunto abbigliamento e calzature a meno 11%; mobili, arredamento per la casa, elettrodomestici a meno 14%; profumeria e cura della persona a meno 5%. Cambiano un po’ le cifre, ma il dato di fondo rimane costante. Secondo l’indagine commissionata da Federazione Moda Italia ad Astra Ricerche, emerge che il 68% degli italiani ha una percezione negativa della propria situazione socio-economica. In tale situazione, anche il clima di fiducia degli italiani non poteva essere positivo, tant’è che il 61,5% degli intervistati si è dichiarato pessimista riguardo al proprio futuro nel prossimo anno, a fronte di un 38,5% che ritiene che la situazione si manterrà stabile o che ci possa essere un lieve miglioramento. La maggioranza dei consumatori è preoccupata e pessimista riguardo al futuro e di certo pesano i sacrifici previsti dalla manovra economica. Non sorprende che la spesa natalizia sia in flessione: si parte dagli alimentari, ridotti del 3,7% rispetto al Natale dell’anno scorso, e si arriva a tutti gli altri generi di consumo, che subiscono riduzioni di almeno il 20%. Così, nei settori rappresentati da Federazione Moda Italia, i prodotti per la casa, tavola, cucina registrano un calo del 20,4%; l’abbigliamento esterno, intimo e sportivo un calo del 25,4%; le calzature, le borse e gli accessori un calo maggiore del 31,3%.

2 commenti

  • Giovanni

    Ottimo Direttore, sempre puntuale, ma diciamo pure che a Sorrento è stato un flop…Soldi buttati a mare dall’Amministrazione per pseudo eventi che sono falliti. Come il concerto dei Neri per Caso…Ditelo al super consigliere Mario Gargiulo!

  • Alessandro

    Credo che questo sia solo l’inizio. Eppure l’unica proposta che viene dalle alte sfere nazionali è sempre la stessa: crescita. Ma quando capiremo che non si può crescere all’infinito e che c’è da compiere una grande rivoluzione culturale contro il dominio del PIL se vogliamo salvarci. Una critica alla crescita folle la si trverà anchenell’ultimo libro in uscita del grande Giorgio Bocca.
    Si, sono calati i consumi. E molto probabilmente molte di quete persone hanno davvero rinunciato a queste merci e a questi beni. Personalmente non mi rallegro se qualcuno è costretto a rinunciare a qualcosa. Mi rallegro invece se diminuiscono i consumi di merci a vantaggio dell’autoproduzione di quei beni e servizi che altrimenti si sarebbero dovuti acquistare.
    Così decresce il PIL ma aumenta il benessere vero e qualitativo delle persone.
    La soluzione è solo la decrescita felice in tutte le sue sfaccettature. Le altre soluzioni sono solo un prolungare l’agonia. Un andare verso la catastrofe allegramente.

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