Sorrento

Sorrento, il consigliere Fiorentino propone di dedicare l’anno 2012 a Falcone e Borsellino

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SORRENTO– Con un’interrogazione urgente inoltrata al Presidente del Consiglio Comunale, il capogruppo consiliare di “Insieme per Sorrent” Rosario Fiorentino, chiede di dedicare l’anno 2012 alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino per affermare i principi di legalità e i lotta alle mafie che assediano l’Italia.

Rosario Fiorentino

Ecco il testo dell’interrogazione di Fiorentino:
“Il sottoscritto Rosario Fiorentino nella veste di consigliere comunale della Lista Insieme per Sorrento ai sensi e per gli effetti del Decreto Legislativo n°267 del 18.08.2000 e successive modifiche ed integrazioni  combinate con le norme della Statuto Comunale e del vigente Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale ,espone la seguente proposta di deliberazione. Premesso che anche quest’anno, il 19 luglio, come ormai da 19 anni, è stato ricordato il brutale assassinio del  Giudice Paolo Borsellino, a pochi mesi di distanza da quello del Giudice Giovanni il Falcone, il 23 maggio del 1992. I due Giudici, avanguardia della  lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, considerati tra i più alti esempi  di valore civile e di dedizione allo Stato della storia italiana degli ultimi cent’anni. Eppure, quest’anno un’amara riflessione ha accompagnato le immagini degli speciali che ricostruivano la vita dei due giudici e gli eventi tragici dell’estate ’92. Mi sono chiesto: forse che, oltre che ad allontanarsi nel tempo, questa storia si sta allontanando anche dalle coscienze delle persone, dalla loro sensibilità? Forse saranno stati i video un po’ sbiaditi, le immagini di auto oramai quasi definibili d’epoca, ma in me si è insinuato il dubbio che da coloro si accostino oggi a interessarsi alla vicenda, dai giovani ma non solo, la battaglia di mafia degli anni ’90 e l’eroica fine dei due giudici possa essere considerato solo un fenomeno criminale di nicchia, un fatto interno, proprio della Sicilia. Il mio timore è che più passano gli anni, più questi fatti possono essere osservati dai giovani e dall’opinione pubblica con un cannocchiale al contrario: vederli da lontano, circoscriverli sempre più, ridurli in un angolo della cronaca proprio di una terra martoriata. Un evento legato al contesto socio-culturale della terra siciliana degli anni ’80. Eppure la storia recente e alcune indagini ci dicono il contrario che parte proprio da  questi omicidi mafiosi.
D’altra parte, cosa dovrebbe impedirlo? Oggi non si sente più parlare di mafia, se non grazie alle poche associazioni di volontariato che, come Libera, instancabilmente promuovono cortei ed iniziative di sensibilizzazione coinvolgendo istituzioni e società civile dimostrano che i patrimoni e le ricchezze della Mafia possono essere gestite per il bene comune dando anche occasioni di lavoro e di reddito a tanti giovani. La criminalità organizzata di stampo mafioso ha subito una forte evoluzione, dopo la sentenza e il maxi processo degli anni ’90 ha vissuto al proprio interno un forte progresso. Non cerca più lo scontro aperto con le istituzioni perchè ha trovato il sistema di entrare a far parte delle istituzioni stesse, oggi in modo stabile organico . Parliamo di una mafia dal colletto bianco, di un’organizzazione che vede ai suoi vertici professionisti, avvocati, architetti  medici, ingegneri, tanti professionisti. Una classe dirigente formata e preparata che ha trovato la strada per entrare a far parte stabilmente della Pubblica Amministrazione. A questo punto, perchè combattere lo Stato?
Certo, Magistratura e forze dell’ordine sono sempre impegnate instancabilmente nel dare forti colpi a Cosa Nostra ed al variegato sistema criminale fondato su Camorra, Drangheta e Mafia. Oggi, sono sempre di più i  cittadini  che denunciano Clan e capi zona. Sembrerebbe che la mafia stia per essere sconfitta definitivamente eppure la mafia c’è ed è ancora molto  potente. Questa forza le deriva dalla sua capacità di entrare direttamente nelle istituzioni democratiche attraverso la politica e attraverso l’inserimento di suoi uomini nella Pubblica Amministrazione. Questo le permette di fare affari d’oro di controllare appalti, la spesa pubblica. Le attività della mafia sono il racket, la droga, le scommesse, acquisizione di aziende anche turistico alberghiere  ma è specializzata nell’aggiudicazione degli appalti pubblici, nella gestione della sanità e di servizi pubblici . guidano i cementieri nell’assalto al territorio, devastano  e saccheggiano immense aree pubbliche costruendo spesso anche abusivamente . Uomini d’onore con i colletti bianchi che hanno in mano le leve del potere pubblico, dai Comuni alla Regione a Capi di Provincia  che sono al servizio della mafia. Affiliati e collusi che sono medici, avvocati ecc… persone insospettabili ai più. In questo chiaro scuro la mafia diventa forte. Si diffonde  Riesce ad aggiudicarsi appalti, sa a chi chiedere, riesce ad ottenere contributi dallo Stato e dalla Comunità Europea, riesce a modificare le politiche pubbliche i Piani Urbanistici Comunali , riesce a infiltrarsi nelle Procure e negli apparati dello Stato . Questo è il livello che da sempre la magistratura ha tentato di colpire ma mai è riuscita a scalfire o comunque superficialmente e con molta difficoltà. Ecco perchè la Sicilia rimane una delle regioni più povere dell’Italia, pur avendo grazie allo Statuto Speciale molte più risorse di altre Regioni. Ma non è solo la Sicilia, la Campania e la Calabria .Ormai i giornali e le inchieste hanno dimostrato il diffondersi della cultura politico mafiosa in ogni parte del nostro Paese.
Questa battaglia, divenuta silenziosa, che si combatte con calcolatrice e fogli alla mano potrebbe indurre qualcuno, le nuove generazioni, a pensare che questa storia è lontana da noi e che la morte di Falcone e Borsellino rappresenti solo la caduta sul campo di due servitori dello Stato. Ma non è così.
In primo luogo perché  la stagione del  maxi-processo e delle stragi che ne sono conseguite sono il paradigma della lotta dello Stato e di ogni singolo cittadino all’illegalità. Illegalità come regola di comportamento, prassi della vita nella pubblica amministrazione:  non solo criminalità organizzata, non solo mafia. Illegalità è quando, nel nostro quotidiano non ci viene riconosciuto un nostro diritto, non riceviamo un servizio che ci spetta, o quando esso ci viene spacciato per un favore personale, per un’attenzione, un piacere. Illegalità è il conflitto di interessi: illegalità è quando la commistione tra politici, amministratori e affari si cela dietro un sottile velo. In ogni posto. In ogni dove.
L’impegno di Falcone e Borsellino nella lotta alla criminalità è il paradigma dell’impegno civico che può esercitare ognuno di noi quotidianamente, non accettando connivenze, compromesse, sotterfugi ma esigendo la giustizia, il controllo, l’equità come valori che debbono guidare le nostre azioni in ogni campo della vita. Non accettando passivamente il proprio contesto sociale e politico, ma contrastandolo combattendolo e cercando di cambiarlo. La solitudini prima di Falcone e poi di Borsellino, abbandonati dallo Stato, lasciati soli dalle Istituzioni che avrebbero dovuto stringersi intorno a loro nel momento di maggiore vulnerabilità è l’esempio che ieri come oggi la classe politica e i rappresentanti delle istituzioni non rappresentano più, nella sostanza, i cittadini e i loro veri bisogni ed aspettative.
Ma più di tutto, la storia di Falcone e Borsellino appartiene all’Italia tutta, agli italiani di ieri, di oggi e di domani per il valore dell’esempio che essa porta con sé.  Il loro esempio è grande, ingombrante. Verrebbe da chiedersi: qual è l’esempio che i giovani di oggi possono e devono trarre dalla storia di Falcone e Borsellino? Non c’è il rischio che l’eroicità, come spesso accade, possa allontanare i giovani anziché avvicinarli? Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non volevano essere eroi. Quando nel corso delle interviste gli si chiedeva  perché  continuassero nel loro lavoro pur conoscendo gli alti rischi loro rispondevano: “per dovere”, “per puro spirito di servizio”. Con il loro modo di parlare così calmo, quasi sussurrato come abbiamo imparato dai tanti servizi che abbiamo visto, i due giudici ponevano l’accento sul senso del dovere, sull’onorare il proprio lavoro, concetti che anche allora apparivano come oggi paradossali e anacronistici visto il vuoto che ieri come oggi le istituzioni creavano, ieri attorno a Falcone e Borsellino, oggi attorno ai giovani.
Nel 2007, nel corso del mio mandato di Assessore alle Politiche giovanili decisi di dedicare il centro Informa giovani di Sorrento ai giudici Falcone e Borsellino e alle loro scorte, ad imperitura memoria di tutti i giovani che per i motivi più disparati avrebbero varcato quella soglia. Ogni anno, nel corso del mio mandato, ho promosso incontri divulgativi con i giovani con rappresentati delle Forze dell’Ordine, magistrati, per discutere i temi della legalità e della giustizia oggi e ricordare le figure dei due giudici. Il quinquennio si è concluso con l’intitolazione dei locali adibiti alla formazione dei giovani a Don Peppe Diana e con la premiazione di studenti e classi che parteciparono al bando di concorso. L’attuale Amministrazione Comunale, ha di recente promosso l’iniziativa del forum della legalità sottoscritto un protocollo d’intesa con la Provincia di Perugia al fine di realizzare una programmazione di carattere divulgativo sul tema. Le scuole come la media T.Tasso durante  l’anno scolastico 2010/2011 con l’associazione Libera ha intrapreso un ottimo percorso didattico educativo e civico che può essere indicato come esempio concreto per poter continuare.
Ebbene, oggi il Comune di Sorrento dispone di tutti gli strumenti per coltivare nei giovani la sensibilità verso i temi di legalità e giustizia e per instillare in esse l’amore e la memoria verso figure che hanno dato la vita per questi valori e per dare un’Italia migliore alle generazioni che ieri erano solo futuro, ma che oggi si muovono incerte in questo presente.
Ma quale memoria trasmettere? Qual è la preziosa eredità di questi due italiani straordinari, a quasi 20 anni dalla morte?
A chi vuol seguire l’esempio di Falcone e Borsellino non si chiede di morire. Non si chiede di abbandonare gli affetti più cari per scalare altissime vette. Si chiede di coltivare nel proprio quotidiano e trasmettere agli altri i valori che hanno guidato la vita: il sacrificio, il senso del dovere, l’amore per il lavoro, il senso del giusto , del bello. Sono tutti valori che possiamo coltivare nella nostra vita quotidiana, ogni nostro giorno. Il valore del sacrificio. Lo scegliere di rinunciare a qualcosa per un motivazione più grande. Valore quasi sconosciuto ai giovani di oggi, preda della società del consumismo e delle società. Valore:  perché  solo coltivando il sacrificio si può sentire davvero il gusto di una vittoria, di un obiettivo conseguito con il sudore della fronte e addivenire ad una vera maturazione.
Il senso del dovere. In un mondo in cui pochi restano i punti di riferimento educativi, in cui il sistema scolastico si va sfaldando , la scuola pubblica si sta massacrando coltivare il senso del dovere può sottrarre i giovani ad un’insensata perdita di controllo, prede dei desideri materiali e di insani piaceri come l’alcool e le droghe.
L’amore per il lavoro. Oggi è difficile parlare di lavoro, oggi che per i giovani la parola lavoro si accompagna inscindibilmente al suo aggettivo precario se c’è e nella nostra realtà ancora più amaro per la mancanza di dignità ,oggi che la fortuna di un lavoro precario è  prerogativa di pochi. Il lavoro, qualunque esso sia, anche se non corrisponde a quello dei proprio sogni, magari a quello per cui si è studiato tanti anni, o che consente a malapena di arrivare a fine mese, va sempre e comunque amato. Onorato. Il lavoro rappresenta il proprio posto nella società, nel mondo. Il lavoro è ciò che consente di migliorare se stessi, mettersi alla prova e di temprare la propria personalità conseguendo obbiettivi e raggiungendo traguardi anche insperati. Qualunque esso sia, qualunque sacrificio comporti, va onorato dando sempre il meglio di sé. Il senso del giusto: esso va messo in atto in ogni frangente del nostro lavoro e della nostra vita , anche se ciò può non esserci favorevole e costarci sacrificio. Come il bello un panorama da mozza fiato, un angolo di Sorrento che incanta, un agrumeto una stradina che ha con se ricordi e storia della nostra terra  preservare questi beni, queste bellezze è compito di tutti.
Ebbene, credo che questo sia il modo più giusto di ricordare i Giudici Falcone e Borsellino, ricordando e coltivando i valori a cui hanno ispirato la loro vita. E’ per questo motivo che propongo al Consiglio Comunale di dedicare l’anno amministrativo 2012, anno in cui si celebra il ventennale della morte, ai Giudici Falcone e Borsellino e di attivare, un  partenariato con il  Forum dei Giovani- a cui delegare l’operatività dell’azione unitamente all’associazione Libera  –  e con tutti gli strumenti previsti dal Protocollo sottoscritto, con la partecipazione diretta delle Scuole di ogni ordine e grado  un ciclo di iniziative da articolarsi per tutto l’anno volte a ricordare il profilo dei due uomini ma soprattutto a divulgare i valori che ne hanno ispirato la vita e l’operato
Credo che solo così, a 20 anni dalla morte, potremo strappare il ricordo della figura dei giudici Falcone e Borsellino a quell’angusto angolo di cronaca mafiosa targato anni ’80 a cui la società di oggi, ed inesorabilmente il tempo, rischia di relegarli, consegnandoli così alla imperitura memoria dei giovani e alla storia universale dell’Italia tutta.
Credo che sia il modo migliore con cui Sorrento possa onorare la loro memoria e soprattutto realizzare la loro volontà, espressa in particolare con una frase di Giovanni Falcone rimasta nel cuore di tutti: “Gli uomini passano, gli ideali restano. Restano le loro tensioni morali. Cammineranno sulle gambe di altri uomini.” Chiede pertanto che le SS.VV. dispongono  l’acquisizione dei pareri ed il deposito della proposta di delibera  per la trattazione dell’argomento nella prossima seduta di Consiglio Comunale”.

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