Sorrento

Il 2012 sarà l’anno del declino del mondo?

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di Gaetano Mastellone

Gaetano Mastellone


Il primo gennaio duemiladocidi. Un anno che ricorderemo nella nostra vita futura. Oggi sono tantissimi gli italiani che si interrogano anche sul fatto se il 2012 rappresenta la fine del mondo, così come ci è stato trasmesso dalle riletture del famoso calendario Maya. La risposta? Affermativa, ci sarà la fine del mondo! Tranquilli, non ci sarà la catastrofe cosmica che spezzerà il pianeta in due pezzi! Non avremo la vera fine del mondo, ma avremo la fine di un mondo. E’ finito il mondo economico occidentale. Vi faccio ora una domanda provocatoria. Dove sta il centro del mondo? A Parigi, a Washington, a Londra o a Brasilia e Pechino? Fino a pochi anni fa la risposta era inequivocabile: le tre capitali occidentali erano i nuclei del potere mondiale. Oggi non è più così. Il ventunesimo secolo segna la fine della dominazione occidentale sul resto del mondo. Quanto sto per scrivere l’ho già detto in due occasioni di convegni, il primo presso il Comune di Sorrento lo scorso luglio 2011 quando presentati i dati del Pil e Valore aggiunto della Penisola Sorrentina e lo scorso dicembre a Piano di Sorrento durante il meeting dal titolo “Capire la Cri$i”. Con il 2012 si apre una nuova fase storica che l’economista francese Alexander Kateb definisce come “la seconda globalizzazione dominata dai paesi del Sud”. Brasile e Cina hanno, ed avranno, un ruolo centrale nella riconfigurazione “economica e morale” dei centri del potere. Kateb, in un brillante saggio sul gruppo BRICS (composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) analizza il modo attraverso cui il centro di gravità si è spostato verso altre zone del mondo e mette l’accento sulla sconfitta del modello neoliberale. “E’ finita l’era in cui le grandi potenze occidentali potevano decidere da sole sull’avvenire del pianeta”. Questa è la fine del mondo, quello occidentale e l’inizio di un nuovo mondo. La crisi finanziaria del 2008 ha portato la fine del modello economico dominato dagli Stati Uniti e dai paesi occidentali e all’apparizione di un mondo molto diverso, molto più aperto, con vari poli di potenza. E’ un mondo dove le nazioni “non occidentali” pesano sempre di più, e domani peseranno in forma sempre più determinante. La Cina sarà la prima potenza mondiale entro dieci anni e entro cinque supererà gli Stati Uniti nella parità di potere d’acquisto. Ci sarà anche un profondo cambiamento anche per quanto riguarda le abitudini mentali e tutto ciò che abbiamo conosciuto negli ultimi due secoli. C’è una teoria economica che ci può spiegare il perché di quanto sta accadendo. Quando un paese si industrializza, tende a equipararsi agli altri paesi. Allora si ha una convergenza. Questa convergenza è stata bloccata per molti anni a causa di un sistema di dominazione politica (quella occidentale) quale è il colonialismo. Quando questi paesi hanno avuto i mezzi per risolvere i problemi interni, in parte grazie al fatto che lo Stato ha svolto un ruolo molto forte – tanto in Cina, in India, in Russia e in Brasile -, le dinamiche hanno cominciato a funzionare. La Cina è oggi la locomotiva di tutta l’economia mondiale. La nostra fortuna sarà ancora quella che queste forti economie dovranno aiutare gli Usa e l’Europa. I paesi del BRICS oggi ci daranno “la lezione”, mentre ancora pochi anni fa venivano considerati i paesi oppressi dell’economia mondiale. Certamente, il gruppo BRICS è disposto ad aiutare l’Europa anche perché ciò aiuta anche loro! Aiutando l’Europa, sostengono le loro economie. Non sono ancora sufficientemente forti per trascurare i paesi occidentali. I paesi del BRICS stanno preparando il loro posto nel nuovo ordine mondiale che si sta organizzando. Vedrete che sarà così! In economia ed in politica economica bisogna saper “leggere ed interpretare” gli scenari ed i numeri. I nostri guai sono oggi l’aver raggiunto fenomeni e potenzialità di consumo ormai al limite della saturazione, crescita esponenziale del ricorso al debito per mantenere un determinato tenore di vita, polverizzazione della capacità produttiva, invecchiamento costante e progressivo delle loro popolazioni associato a flussi demografici di incremento inesistenti, determinano così la fine di un mondo e del suo ruolo di locomotiva planetaria. L’economista Bettenazzo recentemente ha paragonato le due economie d’Italia e di Spagna. Ebbene noi italiani o i cugini spagnoli non torneremo mai più ai fasti ed alle glorie di crescita e traino economico che abbiamo vissuto durante l’inizio degli anni novanta. A fronte di un mondo che finisce, ne abbiamo un altro che ormai sta prendendo il suo posto, i BRICS! Pensate che l’indebitamento medio di un paese cosiddetto emergente (un tempo) si attesta a meno del 40% sul PIL, contro un 80% di media dell’economia occidentale. In Italia imprenditori ed industriali ancora credono che quello che sta accadendo sia il frutto di un periodo di difficoltà transitoria di alcuni anni, dopo di che si ritornerà ad una normale situazione di crescita e prosperità economica. Al momento posso solo tentare di fare una previsione: niente di più lontano dalla verità. La crisi del debito sovrano è solo la prima fase del periodo di metamorfosi economica che contraddistingue le economie occidentali. Forse il “worst case scenario” (lo scenario peggiore) lo abbiamo definitivamente schivato a fronte della “exit strategy” attuata dalla Banca Centrale Europea. Purtroppo non possiamo fare niente, solo assistere passivamente a questa trasformazione, al massimo tentare di prenderne parte come comparse sullo sfondo. La Cina ad esempio si sta riprendendo il ruolo di economia predominante nel mondo, ruolo che ha avuto e mantenuto sino al 1900, quando è stata scalzata dall’Inghilterra. Oltre ai superati BRIC, ora dobbiamo aggiungere anche i CIVETS (Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia e Sudafrica), ai quali io mi sento di affiancare anche i nuovi paesi di frontiera di mia individuazione come i CESTUZ (Congo, Etiopia, Sudan, Tanzania, Uganda e Zimbawe), tutte nazioni che stanno implementando politiche di crescita, emersione ed affrancamento sociale delle loro popolazioni al fine di incrementare i livelli di benessere personale. Per un mondo che finisce e si spegne invecchiando lentamente, ne abbiamo un altro che sta emergendo progressivamente con energia e forze vitali destinate a far esplodere tutto il loro potenziale di consumo nei prossimi decenni. Questo è il 2012, la fine del primato economico in Occidente e la nascita di un nuovo equilibrio geo economico nel mondo rappresentato dall’emersione di giovani economie di frontiera ed il rafforzarsi nei prossimi anni di quelle un tempo chiamate emergenti.

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