Campania,  Italia,  Sorrento

A proposito di malgoverno in materia di ospitalità

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Gaetano Mastellone

Proponiamo ai nostri lettori un’interessante riflessione del dott. Gaetano Mastellone pubblicata sul suo sito. “Ho letto recentemente, anche ieri, delle dichiarazioni sui media di esponenti della politica o dell’imprenditoria turistica che accusavano il Governo di mal governo sul segmento dell’ospitalità. Che scoperta! Personalmente lo dico e lo scrivo da almeno tre anni! Oggi è estremamente necessario che anche  la comunità peninsulare si deve interrogare sul suo futuro, sulla nuova fase dello sviluppo che è chiamata ad interpretare e lo deve fare subito in quanto questi momenti sono segnati da forti criticità sia a livello locale che nazionale e internazionale. I venti freddi della globalizzazione, infatti, generano, ed hanno già generato, anche nel nostro territorio preoccupanti segni di spaesamento e di affievolimento della originale matrice culturale ed imprenditoriale. Il mercato non va subìto, va attaccato con cambiamenti e con innovazione di prodotto e di strutture. Prendiamo esempio da cosa è accaduto non lontano da noi, nella città di Salerno dove il Sindaco appena eletto intervenne con l’assegnare “il manganello” ai Vigili; oggi è una città bellissima e destinata a crescere con un Pil a due cifre! La ex trainante economia turistico – balneare della penisola sorrentina, nel suo pluricinquantennale ciclo di vita, è entrata da tempo in una fase di maturità che induce fenomeni di indebolimento dei flussi e, soprattutto, uno sfilacciamento della cultura dell’accoglienza, del piacere di far piacere. Si sono originate dinamiche economiche perverse sempre più proiettate sullo “sfruttamento” delle rendite, prevalentemente immobiliari e sul ritorno a breve termine degli investimenti; è una strategia errata. Sul piano sociale la comunità peninsulare sta perdendo memoria, coesione e capacità d’integrazione, prendono corpo nuove forme di corporativismo d’affari che saranno, nel medio lungo termine, dannose per l’intero territorio. Quando poi si alzano “delle voci” come la mia, delle voci di gente che propone e cerca di colloquiare accade quello che non dovrebbe accadere; la “diversità” viene vissuta non più come un valore (i cervelli pensanti) ma come un pericolo, come uno contro, come uno fuori dal gregge. In altri termini il corpo sociale della città tende a frammentarsi e, come quando uno specchio cade a terra, nessun frammento è più in grado di restituire l’immagine dell’insieme! Si crea, in tal modo, un terreno fertile alla prevalenza degli interessi particolari a scapito del bene comune. Inoltre anche nella nostra bella penisola si avvertono con preoccupazione gli effetti della crisi economica e sociale che la comunità nazionale e mondiale stanno attraversando. La crisi, come è dato constatare, va ben oltre ai drammatici aspetti congiunturali, assumendo, giorno dopo giorno, le caratteristiche di un vero e proprio passaggio d’epoca, destinato a cambiare in profondità gli stili di vita e di consumo, il rapporto delle persone con l’ambiente e tra loro stesse. Oggi siamo arrivati al punto che l’umanità si trova, quindi, di fronte ad un bivio, da una parte il pericolo di un irreparabile imbarbarimento dell’economia e della società, dall’altra l’opportunità di affermare nuovi valori e nuovi significati alle relazioni interpersonali e allo sviluppo che vengono costantemente frenati. Autenticità delle relazioni, sobrietà, consapevolezza, centralità della persona, più valore al tempo, più qualità, un nuovo rapporto con l’ambiente, rispetto dell’ambiente naturale, produzione di energia da fonti rinnovabili, sono alcuni dei concetti chiave che “dovrebbero” guidare i nostri passi in questo inquieto presente e nel futuro prossimo. E’ necessario pensare e agire insieme per ritrovare un nuovo spirito di squadra e superare insieme le tante paure individuali e collettive. Con coraggio, creatività e fantasia è possibile dare un senso nuovo all’esistenza individuale, alla felicità sociale, alle relazioni interpersonali, allo sviluppo e alla cooperazione e competizione tra territori. Ad esempio l’aggregazione fra i Comuni della penisola è un’attività da portare avanti con decisione. Però lo strumento “nascente” non dovrebbe avere sola una caratterizzazione politica (sempre le stesse facce!) ma dovrebbe aprirsi a professionalità, aperte e vivaci, che sono disponibili nel nostro territorio. Una struttura aperta, non un carrozzone chiuso! Ho letto la bozza dello Statuto del nascente “Comune Unico”, è troppo politico! Anche le città dopo il terremoto della crisi saranno diverse, diversi il loro modo di organizzare i servizi, i loro progetti per il futuro, i loro investimenti e la capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini. Dobbiamo “tutti insieme” (politici & cittadini) scegliere, in modo consapevole e in modo partecipato, la strada del futuro nella tempesta di una crisi globale. Dobbiamo “tutti” interrogarci sul nostro passato e sul presente cercando di trovare risposte che proiettino la Penisola Sorrentina oltre alla necessità impellente di “passare la nottata”, interpretando la direzione del cambiamento e cercando di cogliere le opportunità per un nuovo sviluppo“.
Gaetano Mastellonewww.mastellonegaetano.com

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