Italia,  Sorrento

La società sorrentina post novecento e il suo futuro

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di Luigi Poi

Positanonews, testata affermata ed utile alla discussione politica e sociale della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana, è impegnata da alcuni giorni a dare spazio alla polemica innescata da alcune dichiarazioni di Paolo Durante noto ed affermato imprenditore turistico che da lavoro a centinaia di persone. E fa bene visto la vasta eco che l’intervista ha avuto sia su i social che su altre testate.
Che cosa ha detto Durante?
L’argomento dibattuto è quello oramai annoso del traffico e dell’ ardua mobilità da molti addebitati all’eccesso di arrivi di turisti ed ai troppi visitatori della notte ed a tutte le problematiche che ne conseguono.
Contro corrente, secondo l’operatore ed imprenditore sorrentino è colpa anche degli indigeni che si spostano utilizzando troppo le auto e le moto private.
Chi qui è cresciuto, vissuto, lavorato da sempre sa che è vero, ma bisogna saper distinguere tra chi si muove per passare il tempo e chi va al lavoro o a fare la spesa.
Inoltre dalle colline dei Colli, di Sant’Agata, Priora e Massa ogni giorno scendono nella città migliaia di persone per motivi di lavoro o per accedere a servizi dislocati tra Sorrento e Vico come ospedali, scuole, mercati e mercatini, uffici legali e giudiziari, laboratori e studi medici. Se solo si riuscisse a dimezzare questo movimento staremmo già ad un quarto dell’opera.

I progetti e le proposte per una mobilità alternativa a quella del trasporto su gomma giacciono da troppi anni abbandonati e privi di spinta e di entusiasmo. Il cattivo ed insufficiente servizio della Circumvesuviana e del trasporto pubblico in generale è un ulteriore handicap, grave, gravissimo.
Ma ancora più grave è la responsabilità della politica incapace col stare al passo coi tempi in materia di mobilità ed appesantita da rivalità di campanile e poca capacità progettuale.
Altrove parte dei problemi sono stati risolti con funivie e funicolari, parcheggi strategici e percorsi pedonali automatizzati che se fossero stati realizzati oggi sgombrerebbero il famigerato corso Italia da migliaia di auto e motorini con tutti i benefici sia in materia di sicurezza che di disinquinamento, sia di straripante ed insopportabile mobilità veicolare che di alterazione ambientale.
Inutile girare intorno al problema, non si è voluto fare per scelta politica o per idiozia intellettuale.
Ricostruire la storia e la conoscenza di una comunità è sempre un argomento complesso e dalle tante sfaccettature; resistendo alla tentazione di polemiche fine a sè stesse ed a facili semplificazioni tre sono le verità di questa realtà poco felice in cui ci siamo venuti a trovare.

1°) Lo scarso amore e rispetto per la propria terra;
2°) L’eccesso dell’offerta dei posti letti che oramai viaggia intorno ai quarantamila per i sei comuni;
3°) Un territorio troppo ristretto e storicamente privo delle fondamentali strutture viarie; in effetti una striscia di terra tra colline e mare che a stento avrebbe potuto ospitare (comodamente e senza tensioni sociali ) tra residenti e turisti la metà di quelli che il territorio deve sopportare oggi.

Tanto è sotto gli occhi di tutti! Innegabile! Sono anni se non decenni che viene paventato il pericolo di un conflitto sociale tra residenti, tra chi vuole godersi in pace e tranquillità il proprio Paese e chi vuole invece ricavare il massimo profitto dall’immagine turistica e dal benessere economico che spinge a viaggiare parte della popolazione mondiale.
Un conflitto che è comunque più profondo perché riguarda una Penisola (e non solo la nostra) divisa in due, da un lato chi può trarre i propri mezzi di sostenimento da altre professioni o da rendite finanziarie di diversi ceppi e provenienza e dall’altro chi vive solo con i proventi della propria attività commerciale ed imprenditoriale.
Insomma siamo in mezzo al guado.
L’overtourism gestito in modo non sostenibile, nei periodi di massimo sovraffollamento e la carenza di servizi adeguati sono un mix micidiale che alla fine non trovando uno sbocco fattibile può determinare un deterioramento inaccettabile nei rapporti tra i vari interessi.
Ci può forse consolare che Venezia, Dubrovnik ed altre località turistiche che vanno per la maggiore stanno sperimentando le stesse difficoltà, ma lì la battaglia si è concentrata sul turismo “mordi e fuggi“.

Per quanto ci riguarda più da vicino amaramente ma realisticamente non possiamo negare che tanto è stato distrutto, tanto si è perso sia in materia di beni ambientali che culturali.
Tanto, forse troppo che alla fine si è finito col danneggiare la convivenza civile, l’amor patrio e l’attaccamento ai valori ed alle tradizioni della terra natia.
C’è poi chi soffia sul fuoco, animato da invidia sociale, estremo ideologismo e poca conoscenza del territorio e della comunità che lo vive e partendo da input fallaci scarica tutte le responsabilità e le colpe, non sulla classe politica ma su quella della grande imprenditoria turistica (certamente in alcuni casi non dedita a comportamenti virtuosi) senza riconoscerne i meriti in termini di occupazione e di sviluppo dell’indotto. Dimenticando soprattutto il fenomeno della trasformazione di tante civile abitazioni, ville e casolari in BB a tal punto che oramai i posti letti messi sul mercato si equivalgono tra alberghiero ed extra alberghiero.
Anche questi piccoli imprenditori e queste famiglie sono colpevoli delle difficoltà che lamentiamo?
Ed a proposito del ”loro diritto di vivere e rimanere nella propria terra” perché allora trasformare la propria casa, la propria abitazione in azienda ricettiva?
E che dire di quelli non sorrentini che negli anni d’oro della speculazione edilizia hanno comprato e costruito le loro seconde case e che ora fittano prezzi d’oro e si pagano anche le vacanze all’estero o altrove?
Insomma all’assalto alla diligenza (far west ) hanno partecipato diverse “bande” e non solo locali.

Comunque a parere di chi scrive le maggiori responsabilità sono tutte della politica sia a livello regionale, con una legge senza i dovuti paletti e condizioni, sia degli amministratori sorrentini che non hanno posto un limite all’espansione dei posti letto anzi in qualche caso hanno partecipato o ne hanno ricavato un beneficio elettorale.
Paolo Durante ha detto la verità dal suo punto di vista, una verità parziale e lo ha fatto liberamente a torto o a ragione come imprenditore storico a cui vanno tanti meriti come quello di aver aperto Sorrento negli anni settanta al mercato turistico del Nord-Europa.
L’inferno di lamiere ed il caos del traffico dalla bella chiesa di Meta fino al Capo di Sorrento sono figli di almeno un trentennio di errori politici, di poco avvedutezza progettuale, di caduta della cultura, di inserimenti di interessi estranei al tessuto socio-economico della Penisola, di mancato sostegno economico alle aziende agricole, dell’offuscamento della storia patria, dell’affermarsi della cultura dell’apparenza.
Non si hanno esatte e riscontrabili informazioni su quali progetti e quale iniziative potranno accedere ai benefici del PNRR ma sappiamo bene che se anche si imboccasse la giusta via i tempi per la realizzazione di una opera pubblica in Italia sono biblici.
Dobbiamo rassegnarci ed addirittura aspettarci il peggio?
Quello che è certo che sono lontani i tempi in cui si scriveva che i giovani devono scoprire che la loro terra è una terra di sobrietà classica, di spettacolari panorami, di limoneti, di oliveti e meleti, di mare e cielo azzurri, di mitico passato, di vita sicura e serena.
Molti di quei giovani, in parte i migliori come professionalità, preparazione e disposizione al sacrificio ed alla fatica hanno dovuto cambiare area per valorizzarsi. Tutto cambia e purtroppo nell’era degli spritz e dei selfie tutto cambia velocemente e non sempre in meglio. Insomma verrebbe da dire “chi è senza peccato scagli la prima pietra”!

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