Napoli,  Provincia di Napoli

Il Prefetto “scaricabarile”!

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di Michele Del Gaudio

Leggo sul sito https://lostrillone.tv/ un articolo del 16-09-2021 in cui sono riportate dichiarazioni virgolettate, riprese da un’intervista a Il Mattino, del prefetto di Napoli Marco Valentini: “L’omertà di Torre Annunziata rende difficile il lavoro dello Stato… Molto spesso si parla di episodi avvenuti alla presenza di molte persone. Una forma di omertà che crea una difficoltà notevole nello spostare l’asse di questa battaglia a favore dello Stato. Uno Stato che non è affatto assente”. Sono sbalordito: la camorra a Torre Annunziata è addebitabile solo alla sua intera popolazione, che si trincera dietro l’omertà.Sono note le mie iniziative per stanare chi a Torre anche indirettamente consente alla camorra di allignare, le mie parole critiche verso una minoranza di torresi e quelle di sensibilizzazione nei confronti della maggioranza. Ma è inaccettabile il generico verdetto del rappresentante del governo nella provincia di Napoli. Anche perché si afferma che lo “Stato non è affatto assente”.

Dov’è lo Stato? E dov’è lei, signor Prefetto? Perché non determina le condizioni per la creazione di posti di lavoro; perché non risolve le vertenze in corso; perché ha assistito inerte allo smantellamento del polo industriale torrese, di quello nautico creato pochi anni orsono, alla fuga di pescecani col bottino delle aziende oplontine prima acquistate e poi mollate dopo aver intascato lauti finanziamenti; perché non istituisce strutture sociali di sostegno per i minori a rischio, per le famiglie disagiate, per il reinserimento psicologico, sociale, lavorativo degli ex detenuti, costretti a rivolgersi a cooperative in odore di camorra; perché non fa nulla o quasi per persuadere commercianti estorti o usurati a denunciare in piena sicurezza; perché non fornisce scuole attrezzate per contesti disagiati, per andare a cercare i minori sulla strada della devianza, senza aspettarli con il pacchetto tutto compreso da prendere o lasciare, che produce esclusione non inclusione; perché assegna alle associazioni tanti compiti dello Stato senza supportarle adeguatamente; se il Comune non ha ottemperato alle sue prescrizioni, perché non ha inviato una commissione di accesso o addirittura un commissario… e potrei continuare a lungo sulle inefficienze dello Stato. Invece per lei lo Stato è immacolato, mentre è genericamente colpevole la popolazione torrese. E lei, eccellenza, non ringrazia per nulla cittadine, cittadini, lavoratrici, lavoratori, imprenditrici, imprenditori, operatrici ed operatori sociali, volontarie, volontari, famiglie in difficoltà, ragazze, ragazzi, ex detenute e detenuti, insegnanti, presidi, sacerdoti come don Antonio Carbone, che si sono sempre schierati con l’onestà, la legalità, la giustizia, senza dimenticare forze dell’ordine e magistratura che negli ultimi decenni non si sono risparmiate.

Chieda scusa, signor Prefetto, alla città di Torre Annunziata per le sue parole generalizzanti, offensive, fuorvianti nella individuazione di negligenze ove lo Stato giganteggia. I torresi malavitosi o omertosi sicuramente sono molti, ma la responsabilità è personale.

Poiché sarò accusato ingiustamente da ipocriti di fare il gioco della camorra, richiamo la mia storia che dimostra il mio costante impegno contro le mafie: la legge antimafia del 13-09-1982 è stata applicata per la prima volta in Italia da noi giudici istruttori savonesi il 14-06-1983; dal 1992, chiamato dal giudice Antonino Caponnetto, milito nell’antimafia sociale; sono fautore convinto del recentissimo Comitato anticamorra; invito ancora una volta la cittadinanza a tenere comportamenti nel rispetto delle regole ed in chiave anticamorra. Ma so che per estirpare omertà, illegalità, mafie occorrono tempi lunghi, quindi non è credibile chi promette e pretende a breve che paura e malaffare siano vinti. Intanto però è essenziale operare insieme al Comitato guidato da Nadia Sorrentino Cerrato. Chiedo perdono al prefetto Valentini e a tutte, tutti voi, per il mio ardire, che è motivato solo dalla ricerca della verità, pur consapevole che la mia può essere errata.

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