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Mafie&Politica: condannati in secondo grado D’Alì e Cosentino di Forza Italia

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Nicola Morra è il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, esponente dei 5 Stelle, ieri ha pubblicato i commenti sulle condanne giudiziarie di due esponenti politici di rilievo nazionale ritenuti organici uno alla mafia siciliana l’altro alla camorra dei Casalesi. Si tratta di Antonio D’Alì, ex senatore ed esponente di Forza Italia, e di Nicola Cosentino ex sottosegretario all’economia ed anch’egli esponente di Forza Italia.

Scrive Morra: “…L’ex senatore di Forza Italia, Antonio D’Alì, è stato condannato a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. 

La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d’Appello, al termine di un lungo iter processuale iniziato nel 2011.  

Il procuratore generale Rita Fulantelli ha detto di D’Alì: “È stato il politico a disposizione dei Messina Denaro, prima del vecchio don Ciccio e poi del figlio Matteo, tuttora ricercato”.  Ci rendiamo conto della gravità di queste accuse? Matteo Messina Denaro, sì, il latitante più ricercato in Italia e fra i più pericolosi al mondo. “Con il suo operato ha consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa Nostra – ha detto il pg durante il suo intervento – mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato”.

Su Cosentino: “È stato condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore regionale del Pdl Campania nell’appello del processo Eco4. A proposito, questo processo sarebbe già morto se fosse già entrata in vigore la Riforma Cartabia.  Così nella giornata di oggi siamo a due ex esponenti di Forza Italia condannati in appello per concorso esterno.
Se questo è normale… e se è normale che Forza Italia sia fra gli autori della riforma della Giustizia, stando al governo e dettando le proprie condizioni con tenacia… In primo grado Cosentino è stato riconosciuto come il “referente nazionale del clan dei Casalesi” almeno fino al 2004, ma la Dda di Napoli ha presentato appello sostenendo che l’appoggio dell’ex sottosegretario ai Casalesi fosse andato avanti almeno fino al 2007-2008. Da qui la richiesta di una pena maggiore di quella decisa in primo grado.
Un processo, quello a Cosentino, basato anche sulle parole dei collaboratori di giustizia, e che lo vede, stando alle accuse, come il dominus del Ce4, all’interno del quale l’ex sottosegretario avrebbe fatto assumere molta gente nei periodi pre-elettorali, così ‘controllando’ il risultato di varie elezioni, soprattutto nei Comuni rientranti nel bacino del consorzio. Il tutto, sempre stando ai pm, con la consapevolezza che i fratelli Orsi fossero vicini ai clan“.

Se ci aggiungiamo quello che ruota intorno a Fratelli d’Italia e alla Lega il conto è presto fatto. Questi sono i partiti e gli uomini espressione del cosiddetto governo dei migliori nelle cui mani abbiamo affidato le sorti dello Stato e i denari del Recovery Fund.

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