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La denuncia della Confapi: frontiere aperte a Cina, a rischio industria manifatturiera

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Raffaele Marrone
Raffaele Marrone

Neanche 24 ore sono trascorse dalla notizia della prossima apertura di un esercizio commerciale cinese su Corso Italia a Piano di Sorrento con le preoccupazioni espresse all’Amministrazione dall’Ascom e dal suo Presidente Gianluca Di Carmine che puntuale giunge la conferma sui nuovi rischi connessi proprio alle novità targate UE che riguardano la Cina. Questa mattina a lanciare un preoccupato allarme è stato Raffaele Marrone, presidente del gruppo Giovani Confapi di Napoli che ha dichiarato: «L’industria manifatturiera campana è a rischio: se la Commissione europea riconoscerà alla Cina lo status di “economia di mercato”, i prodotti e la manodopera di Pechino metteranno in ginocchio una delle dorsali produttive più importanti della regione. Secondo uno studio dell’Ue – ha aggiunto – l’Italia potrebbe trovarsi a fronteggiare la distruzione di 400mila posti di lavoro con ripercussioni gravissime anche nella nostra regione. Non sarebbe insomma più possibile “proteggere” le nostre merci con dazi doganali, ma ci troveremmo ad affrontare una “battaglia commerciale” dagli esiti purtroppo scontati».

«Nella provincia di Napoli – ha proseguito il leader degli imprenditori junior – sono a rischio i comparti del manifatturiero e, principalmente, le produzioni “tradizionali” e di consolidata specializzazione come il tessile abbigliamento, la lavorazione del legno e delle pelli e cuoio. Settori che occupano migliaia di dipendenti con fatturati importanti. La prospettiva di un default dell’industria manifatturiera è gravissima. Ritengo che sia urgente la convocazione di un tavolo inter-istituzionale tra Regione Campania, Comune di Napoli e i rappresentanti degli attori economici presenti sul territorio per portare la questione all’attenzione del Governo centrale. L’economia cinese si è incuneata, spesso in maniera nemmeno troppo limpida, nel nostro territorio senza però osservare le norme che regolano il nostro sistema produttivo, anzi – ha concluso Marrone – sfruttando a proprio vantaggio il brand del “made in Italy” con un doppio danno alle nostre imprese».

C’è poco da stare allegri, soprattutto per l’ostinazione di gran parte della politica e di larghe fette dell’opinione pubblica nel non saper leggere e interpretare fenomeni socio-economici destinati ad avere un forte impatto sulle realtà, come quella della Penisola Sorrentina, che erroneamente si ritengono immuni rispetto a certi rischi. Il campanello d’allarme suonato a Piano di Sorrento ha trovato un’inattesa conferma da parte della Confapi, organizzazione datoriale sicuramente attenta nel percepire gli effetti che certe politiche e certe novità possono produrre sull’economia e in particolare nella provincia di Napoli dove la situazione sicuramente tutt’è fuorchè rosea. Forse è il caso che l’Ascom di Piano e più in generale della Penisola Sorrentina, rinnovatesi e potendo oggi contare su una rappresentanza più giovane, preparata e inserita anche ai vertici provinciali dell’organizzazione (Francesco Parisi è vice presidente vicario della Confcommercio di Napoli, è di qualche giorno la notizia della nomina di Danilo Pollio nel consiglio provinciale della Federmoda) svolgano un’azione ancora più incisiva e incalzante rispetto anche alle autorità amministrative locali per tutelare il commercio  e le attività produttive del territorio.

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