Campania

Sanità penitenziaria, Beneduce: “migliorare assistenza e stabilizzare i precari”

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Flora Beneduce
Flora Beneduce

NAPOLI – “Il governo centrale ha finalmente preso atto delle condizioni in cui versa la sanità penitenziaria. All’indomani del mio ultimo appello legato all’urgenza di un intervento per la medicina in carcere, arriva la notizia dello stanziamento di 165, 424 milioni di euro, che saranno ripartiti tra le Regioni, tenendo conto della presenza degli Ospedali psichiatrici giudiziari e di Centri clinici, del numero di detenuti e dei minori a carico della Giustizia minorile”. È soddisfatta Flora Beneduce, consigliere regionale della Campania e vice presidente della Commissione Affari istituzionali, che, dopo un tour nelle case circondariali, aveva denunciato l’insufficienza di personale medico e paramedico e l’inadeguatezza o, peggio, l’assenza delle strumentazioni.

Le difficoltà, la carenza di personale, la mancanza di strumentazioni sono problemi comuni all’intero comparto sanitario, ma nelle carceri i problemi si acuiscono e diventano drammi che si aggiungono ad altri drammi personali – dice la BeneduceNon possiamo pensare che la dignità si annienti dietro le sbarre. La salute deve essere tutelata a prescindere dalla colpevolezza o meno. C’è un valore che è più alto di tutti: l’essere umano”. Alle criticità della sanità in carcere per i detenuti, si aggiunge lo stress di medici e paramedici, che vivono il disagio di un impegno oneroso, fisicamente ed emotivamente, e sostengono il peso psicologico di una condizione di precarietà.
Ora la Regione Campania si occupi del personale delle carceri e proceda alla stabilizzazione dei precari – conclude Beneduce – Credo che sia il primo passo da compiere per umanizzare e migliorare una condizione lavorativa con troppe criticità. Le risorse umane impegnate nella sanità penitenziaria dovrebbero avere la tranquillità per poter operare al meglio e garantire soccorso, cura e assistenza ai detenuti. Il rispetto e la tutela del lavoro diventano ancora più decisivi in contesti difficili, dove anche il diritto alla salute è spesso negato per carenza di personale, apparecchiature e politiche di sostegno adeguate”.

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