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Il Milan di Silvio Berlusconi

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di Giovanni Di Stasio

milanDa sempre calcio e politica vivono una relazione simbiotica. Tifoserie schierate e presidenti che sfruttano l’onda della popolarità per “scendere in campo”, uno slogan che ha fatto la storia degli ultimi 30 anni nel nostro paese. Stiamo parlando di Silvio Berlusconi che, grazie al calcio totale del Milan di Arrigo Sacchi e alle vittorie in campo nazionale e internazionale, e al successivo filotto di scudetti conquistato da Fabio Capello, è riuscito nell’impresa di imporsi alle elezioni del 94’ a capo di Forza Italia. Non è un caso che il blasone ottenuto sugli stadi più prestigiosi d’Europa e l’influenza mediatica apportata da giocatori del calibro di Van Basten, Gullit, Rijkard e Maldini, abbiano innalzato la stima popolare dell’imprenditore milanese.

Il ventennio a capo del governo ha progressivamente allontanato Berlusconi dal mondo calcistico, il quale ha delegato quasi tutti i poteri al presidente vicario Adriano Galliani. Il braccio destro dell’ex Premier ha dimostrato negli anni successivi di essere il miglior dirigente della Serie A, soprattutto grazie alle sue strategie di mercato che hanno fatto storia. Lo scudetto inaspettato di Zaccheroni, l’era vincente di Carletto Ancelotti e Ricardo Kakà (due Champions League e diversi scudetti, nonostante la disfatta di Istanbul ancora bruci ancora), fino al primo scudetto del giovane rampante Massimiliano Allegri.

Era il 2009 quando lo scandalo del Bunga-Bunga e il processo Mediaset aprirono una voragine nei rapporti tra Berlusconi e il popolo rossonero. La sua immagine venne inesorabilmente danneggiata dalle vicende extra-politiche e la stima nei suoi confronti ha raggiunto i minimi storici. Nel frattempo la Juventus ha raccolto l’eredità dell’Inter del Triplete e i rapporti tra Galliani e Barbara Berlusconi – nuovo amministratore delegato – hanno iniziato ad incrinarsi. La prima testa a cadere è stata quella di Massimiliano Allegri, allenatore da sempre mal digerita dalla famiglia Berlusconi. Successivamente è stato il turno di Braiada, braccio destro di un Galliani che per la prima volta nella sua lunga storia meneghina ha sentito la sua poltrona scricchiolare.

L’allontanamento forzato dalle vicende politiche del nostro paese ha riavvicinato Berlusconi alla sua creatura, tanto da prendere in mano la situazione che stava precipitando sia a livello societario che di risultati. Via Allegri e dentro il suo “uomo”, quel Clarence Seedorf strappato al Botafogo per risollevare il morale di una squadra ridotta ai minimi termini. L’olandese è riuscito a risollevare le sorti del Milan, che a quattro giornate dalla fine ha agganciato l’ultimo posto disponibile per l’Europa League e secondo gli esperti delle scommesse sportive potrebbe avvicinare il quinto posto in classifica, attualmente occupato dall’Inter.

Il ritorno di fiamma è evidenziato anche dalle spese effettuate nel mercato invernale, che hanno portato a Milanello giocatori del calibro di Honda, Taarabt e Rami.

Con la carriera politica ormai verso il tramonto, il Milan potrebbe essere la valvola di sfogo per un uomo che non può fare a meno di essere sempre in prima linea.

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