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Ristoranti nel mirino…ispezioni, contravvenzioni, speculazioni e tanto altro!

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controlli alimentari

Uno degli argomenti che in queste ore sta “impazzando” sui social network riguarda le ispezioni che le Autorità Giudiziaria e di Vigilanza Sanitaria hanno condotto, nella settimana del ferragosto, nei ristoranti della Penisola Sorrentina elevando 16 verbalicontravvenzioni amministrative – ai danni di altrettanti operatori cui sono state contestate irregolarità di carattere igienico-sanitario in merito alla detenzione e alla conservazione di alimenti di orgine animale destinati alla somministrazione alimentare: praticamente prodotti destinati a trasformarsi in pietanze e piatti da servire alle tavole degli avventori di suddetti locali.

Sequestri alimentari CC

La discussione verte sul fatto che non vengono resi noti i nominativi di tali locali o che vengono fatti solo generici riferimenti all’ubicazione territoriale dei medesimi col risultato di ingenerare una legittima discussione visto che, parlando di sequestro di cibi avariati, mal conservati o privi dell’etichettatura di legge c’è preoccupazione per le implicazioni che ne sarebbero potute derivare alla salute pubblica se fossero stati somministrati.

prodotti sequestrati

Quali sono questi ristoranti ispezionati e contravvenzionati dalla legge? I consumatori reclamano il diritto di conoscerne l’identità per “potersi regolare” nelle loro scelte e quindi per “punire” chi si rende colpevole di queste trasgressioni. Le Autorità che, svolgendo le indagini, rilevano e contravvenzionano i locali, altrettanto legittimamente informano, attraverso i media, sul lavoro che svolgono, ma oltre alla genericità delle operazioni condotte a termine ai giornalisti, in genere, non vengono forniti i dettagli delle stesse: cioè le contestazioni individuali per cui nella semplificazione giornalistica l’intera operazione si trasforma in “sequestro di cibi avariati o mal conservati nei ristoranti della penisola sorrentina“. Ora è chiaro che la migliore contravvenzione per questi ristoratori sarebbe quella di ritrovarsi nel tritacarne mediatico con una punizione naturale migliore di qualunque multa comminatagli dalle Autorità. Sta di fatto che dalla stessa Autorità che ha effettuato le operazioni non vengono fornite alla stampa le notizie specifiche inerenti le operazioni realizzate col risultato che ai giornalisti toccherebbe il compito di individuare questi ristoratori e i reati a ciascuno contestati mettendone nero su bianco i nominativi in ossequio a una logica di servizio cui è preposta l’informazione in tutte le sue diverse espressioni moderne! Praticamente è come se l’Autorità giudiziaria arrestasse delinquenti e criminali vari e ne fornisse genericamente il numero senza la specifica delle singole imputazioni a carico degli interessati. Qualcuno ha scritto: vediamo se c’è un giornale serio che fa nomi e cognomi…

Sequestro di prodotti GdF

E qui veniamo al punto della delicata questione. In mancanza di informazioni certe, ovvero di riscontri diretti che un giornalista è tenuto a verificare presso la fonte, in questo caso l’autorità giudiziaria, chi si assume la responsabilità di indicare e pubblicare il nominativo del ristorante contravvenzionato esponendosi inevitabilmente al rischio di una denuncia per diffamazione con richiesta di risarcimento qualora, come pure spesso accade, le contravvenzioni comminate sono oggetto di contestazione e anche di possibile revisione se viene dimostrato che non è stato commesso alcun reato? Se la fonte della notizia non diffonde il dettaglio della stessa, una ragione deve pur esserci e non si può pretendere dai giornalisti un’assunzione di responsabilità che la legge non contempla nè tutela. Si dirà: ma c’è l’interesse dei cittadini-consumatori alla salute che è superiore! Siamo perfettamente daccordo, ma qui il discorso si complica ulteriormente per la ragione che la legislazione italiana in materia di contraffazione alimentare&affini è diventata sempre più tollerante e permessiva. Sicuramente non tutela la parte più debole della filiera agroalimentare, cioè il consumatore!  Con questo non si vuole assolvere la stampa sul caso specifico, ma riportare il ragionamento nei giusti confini, ben sapendo che i reati commessi in materia agroalimentare, commerciale e inevitabilmente anche gastronomica sono tali e tanti da richiedersi una specifica legislazione a tutela di questo nostro patrimonio cui attentano i soliti delinquenti a tutti i livelli. E’ notizia di questi giorni, ma sicuramente non si tratta di una novità almeno per gli addetti ai lavori, che il settore dell’agroalimentare è per la sua stragrande maggioranza nelle mani delle mafie che, soprattutto in Italia, ormai gestiscono a livello d’impresa tutti i principali settori produttivi e commerciali. Quello che finisce sulla nostre tavole, al ristorante, in albergo come pure a casa nostra è frutto quasi sempre di attività imprenditoriali di matrice mafiosa, camorrista, ndranghetista! Non scopriamo l’acqua calda, tranne per il fatto che abbassare la guardia anche su questo fronte, cioè sul made in Italy a tavola, significa compromettere definitivamente un altro dei residui settori economici d’eccellenza del nostro Paese. E laddove le mafie-imprenditrici mettono radici, si può star certi che non lasciano spazi ad alcuno ed impongo la loro legge, i loro prodotti e i loro ristoranti se vogliamo restare in tema! Poichè di questo si tratta e non di altro, bisogna dotarsi di “nuove regole” da far rispettare, di “codici deontologici” da osservare rigorosamente e di “codici morali” da attuare concretamente! Purtroppo anche in questo settore esistono camorre diverse che operano e che interagiscono alimentando anche circuiti mediatici che si guardano bene dal fare il proprio dovere visto che vivono di questo, anzi speculano su tutto questo. Il danno d’immagine che deriva al settore dell’offerta gastronomica globale della Penisola Sorrentina per queste notizie è sicuramente rilevante e dovrebbero essere innanzitutto gli operatori coscenziosi, i ristoratori corretti e scrupolosi, le associazioni di settore serie a far sentire la loro voce in queste circostanze. Non solo, o esclusivamente, quando si tratta di fare sceneggiate mediatiche. Su questo si che la responsabilità dei media è rilevante perchè rinunciando a essere osservatori critici del settore e degli operatori non rendono un buon servizio alla causa nè ai cittadini-consumatori (il ragionamento vale, ovviamente, in tutti i campi). Per questo i nomi non li fa nessuno e mai ufficialmente: perchè le contestazioni e le contravvenzioni possono sfumare o attenuarsi alle successive verifiche o giudizi e nessuno si vuole assumere la responsabilità di un possibile risercimento danni d’immagine commerciale che sta sempre in agguato dietro alla diffusione di notizie non certificate! E di solito il ristoratore contravvenzionato è il primo a “investire” in pubblicità…per cautelarsi! Il bello, o il brutto, di queste storie sta nel fatto che quasi nessuno le racconta o le spiega per quelle che sono veramente e un bel titolo di giornale basta e avanza per assolvere la coscienza di tutti, a prescindere dalle implicazioni per la salute e con la buona pace anche delle Associazioni consumeristiche che tacciono su questo tipo di questioni…alla faccia della tutela dei diritti dei cittadini!

2 commenti

  • francogar

    L’articolo è anche interessante, ma come possiamo difenderci da chi truffa sulla salute della gente? Questi ristoranti vanno denunciati all’opinione pubblica, senza se e senza ma!

  • michele

    Ci sono tanti casi in cui i media non si fanno tanti problemi prima di diffondere nomi e cognomi e penso che se i giornalisti volessero indagare riuscirebbero a sapere con precisione chi sono i colpevoli e cosa hanno commesso poichè ufficiosamente gran parte dei nomi dei locali si conoscono già!La salute alimentare è importante e chi guadagna a suo discapito deve essere punito non solo con multe e sanzioni ma anche con il calo degli avventori.I consumatori devono sapere come si comporta chi gli mette,spesso a caro prezzo,le pietanze nel piatto!In questo anche gli onesti ristoratori dovrebbero rivendicare il loro buon nome e pretendere che siano resi noti i nomi dei locali non in regola.

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