Italia,  Meta

Tragedia Concordia, a Meta e in Costiera difendono il Comandante Schettino

Stampa
com. Francesco Schettino

Non ci saremmo voluti occupare della tragedia di Costa Crociere per ovvie ragioni, visto che trattasi di un argomento di rilevanza mondiale e di cui ne parlano i media nei minimi dettagli soddisfacendo così ogni interesse e curiosità su questa storia. Oggi però stampa e tv dedicano ampio spazio alle opinioni dei cittadini della Penisola Sorrentina sulla vicenda poichè Francesco Schettino, comandante della nave Concordia, risiede a Meta ed è molto conosciuto negli ambienti marittimi locali. Il Comandante è stato arrestato con gravi accuse, fra cui quella che appare la più pesante e infamante per un uomo di mare e che risulta confermata dalle dichiarazioni resi dagli stessi colleghi di bordo di Schettino: aver abbandonato la nave nel pieno dell’emergenza contravvenendo agli obblighi previsti dal diritto della navigazione (il comandante è l’ultimo a lasciare la nave che affonda) e, nonostante gli inviti, rifiutandosi di ritornare a bordo per completare l’evacuazione dei passeggeri dalla nave. Nella ricostruzione cronologica degli eventi proposta da Sky Tg24, su questo aspetto, impressionano il sussegurisi degli eventi e le decisioni di Schettino: sarà ovviamente l’inchiesta della Magistratura ad accertare nei dettagli come sono andate le cose. Resta un dato di fatto e cioè che il comandante, al di là dell’abile manovra effettuata per arenare la nave grazie alla quale ha salvato la vita a 4mila persone, si è reso responsabile di una serie di errori e omissioni per cui diventa il principale responsabile di questa disastro. La prassi di accostare per salutare a suon di sirene le popolazioni è invalsa non soltanto in Schettino, ma in tutti i comandanti di navi da crociere, ma anche cargo, che solccano i mari. Lo possiamo testimoniare tutti noi che assistiamo a tale prassi nelle acque della Costiera al passaggio delle navi della compagnia della MSC che proprio in Penisola ha la sua base operativa. Chiaramente non c’è disposizione dell’Armatore che contempli e avalli tale comportamento che, per consuetudine o scaramanzia, è posto in essere da parte di chi ha la responsabilità di questi “condomini galleggianti” come sono stati opportunamente definiti dal sociologo De Seta che ha analizzato il fenomeno del crocierismo in modo eccellente. Il fatto che tutti compiano questo passaggio ravvicinato alla costa non assolve o attutisce, sul piano legale, la posizione di chi ha la responsabilità della nave, del suo equipaggio e dei suoi passeggeri. Questo è un dato di fatto oggettivo visto che, in queste circostanze, tiene banco la legge anzicché la prassi! La difesa del Comandante, per quanto umanamente naturale e legittima soprattutto da parte di chi con lui ha familiarità, è praticamente insostenibile se non vengono confutate la ricostruzione dei fatti e le dichiarazioni dei sottoposti di Schettino che invece sembrano essersi attenuti alle prassi per le emergenze. Certo è che il comunicato ufficiale della Costa Crociere non contribuisce ad alleviare la posizione del Comandante. Per lui e per la sua famiglia, ovviamente, il massimo rispetto e anche la massima comprensione perchè nessuno è in grado di sapere che cosa sia passato per la mente di Schettino in quei momenti. Tutti però hanno il diritto di sapere in che mani è affidata la propria vita sapendo di poter confidare nell’adempimento, fino in fondo, dei doveri da parte di chi ha la massima responsabilità di un’intera comunità che vive in queste città galleggianti. E’ come se il Comandante di un aereo in avaria pensi a indossare il paracadute e a lanciarsi per mettersi in salvo lasciando l’areo e i passeggeri al proprio destino. Oppure un primario chirurgoche in sala operatoria, di fronte a un’emergenza, lasci il paziente nella mani degli assistenti sottranedosi all’obbligo di tentare di salvargli la vita. In queste vicende c’è un limite oggettivo anche alla solidarietà perchè le funzioni e le capacità direttive, ai massimi livelli, si dimostrano nelle necessità e nelle emegenze giustificandosi così anche nei corrispettivi che tali funzioni e responsabilità implicano.

Lino Ferrara

Per restare in tema vi proponiamo la dichiarazione resa su questa triste vicenda da parte di Lino Ferrara, presidente dell’Unione Nazionale Armatori da Diporto: “Le navi non si guidano, si governano. Il crocierismo oggi è solo una moda per il turismo di massa che lascia sempre meno spazio all’antica e nobile arte della marineria. ‘Quello dei croceristi – osserva Ferrara – è un popolo perennemente in fila, dal buffet al rientro in cabina, che viaggia su alberghi galleggianti alti sette piani e più. Troppi sono 5mila passeggeri imbarcati sulla stessa nave, dilatati e lunghi i tempi di attesa per sbarcare in ogni tappa previsti dalla escursioni. Figuriamoci per l’abbandono della nave sia per incidenti gravi come quello accaduto l’altra notte all’isola del Giglio che peggio ancora in caso di condizioni meteomarine avverse. Gli incidenti non si scansano – continua il presidente dell’associazione che raggruppa gli armatori da diporto italiani – ma per evitarli è ecessario porre in essere tutta quella serie di accortezze per evitare che si verifichino. A bordo di queste navi – aggiunge Ferrarala tecnologia esasperata, con cabine degli ospiti che si aprono con card magnetiche ed ascensori di cristallo che attraversano i sette ponti della nave, dimostrano in condizioni di emergenza i limiti di sicurezza in mare, in caso di abbandono della nave. In tale situazione di emergenza l’equipaggio composto da peruviani, cingalesi e indiani, a quanto si apprende, è sembrato non proprio all’altezza della situazione, il che può dipendere da diversi elementi (etnie diverse e difficoltà di comunicazione). Ed è per questo – conclude nella sua denuncia il presidente dell’Unione nazionale armatori da diporto, Lino Ferrara – che è impensabile che l’industria del turismo di massa possa essere esportata alla marineria“.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*