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Consulta, sindaci e presidenti di provincia incompatibili col ruolo parlamentare

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La Consulta

Non bastava la legge che, alla naturale scadenza, abolisce le Province a mettere in pre-allarme presidenti e amministratori provinciali già impegnati a “riciclarsi” in altri contesti istituzionali pur di continuare a esercitare la professione politica. E’ di ieri la notizia che la Suprema Corte con la sentenza n°277 ha affermato che “non si può essere sindaco di una città con più di 20 mila abitanti e parlamentare…“. La conseguenza di questa sentenza, per la quale gli interessati hanno dieci giorni di tempo per optare quale carica intendono conservare (sono 10 i sindaci italiani interessati), riguarda anche i Presidenti di Provincia che ricoprono cariche parlamentari e che sono altri dieci, di cui ben 4 nella sola Campania: Avellino, Caserta, Napoli e Salerno. E per ottenere il rispetto della legge chiunque, anche un semplice cittadino, può rivolgersi al Tribunale che d’ufficio decreta la decadenza dalla carica amministrativa, quella di sindaco o di presidente della Provincia, non avendo competenza in materia parlamentare. In effetti la legge equipara le due funzioni, sindaco e presidente di provincia, considerate “parigrado” e disciplinate dalla medesima legislazione. Ecco perchè Luigi Cesaro, uomo forte del PDL napoletano e deputato, si trova a dover fare i conti con uno “sfratto istituzionale” che di fatto porterebbe allo scioglimento anticipato del consiglio provinciale e a nuove elezioni se non dovesse ancora essere operativa la riforma che istituisce le città metropolitane in sostituzione delle province. La politica nazionale, alla luce di questa sentenza, si dice pronta a legiferare in materia di incompatibilità per recepire i dettami della Consulta, mentre ormai si dà per scontato il ritorno al voto di preferenza per l’elezione di deputati e senatori a seguito della presentazione dei referendum sottoscritti da oltre 1milione 200mila cittadini, tanto che lo stesso Berlusconi si è detto favorevole a reintrodurre il voto di preferenza già a partire dalle prossime elezioni. Insomma è il momento di riscrivere la fisionomia della politica locale e forse è proprio in previsione di questi cambiamenti che un politico come Pietro Sagristani, attuale assessore provinciale dell’UDC, da tempo ha annunciato di voler tentare di tornare a fare il sindaco nella sua cittadina essendosi praticamente chiusi tutti gli altri spazi per accedere a cariche istituzionali superiori. Oltre a Sagristani in Penisola è stato eletto anche il consigliere provinciale Raffaele Apreda, anch’egli passato all’UDC, che a questo punto dovrà cominciare a riscrivere anche la propria agenda politica se non intende uscire di scena.

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