Piano di Sorrento

“Il Borgo Incantato” la nuova testimonianza letteraria di Francesco Saverio Esposito

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di Francesco Saverio Esposito

Il nucleo più antico del borgo intorno alla chiesa della Madonna delle Grazie

Confesso di aver, ultimamente, soprattutto nel periodo tardo autunnale o in inverno, preso l’abitudine di passeggiare a tarda sera, in compagnia della mia adorata cagnolina, alla Marina di Cassano. Solitamente non incontro se non raramente qualcuno. Essere soli immersi in quella magia di luci che si riflettono nell’acqua tra lo sciabordio appena percepibile del mare nella serenità della notte è quanto di più piacevole possa immaginarsi. Considero il passeggiare in un borgo carico di storia come Cassano da un molo all’altro un privilegio impagabile. C’è la possibilità di godere del silenzio e nel silenzio dell’opportunità di soffermarsi qua e là ad osservare scorci e testimonianze che vengono dal passato.

L’incanto dei luoghi mi regala l’occasione per immergermi indisturbato nei miei pensieri e, magari, ritornare al passato quando bambino alla marina scendevo con mio padre per fare il bagno o per fittare una barca a remi e con quella andare al largo a pesca. Non di rado però mi spingo oltre con il pensiero proiettandomi in un passato più remoto di cui ho avuto la fortuna di apprendere qualche dettaglio dalla lettura di vecchi documenti d’archivio, atti notarili e altro. Cerco di immaginarmi nello stesso posto ma due tre secoli fa. Il 700 è il periodo storico che maggiormente mi affascina perché è il secolo che introduce nell’era moderna. A quell’epoca, soprattutto nella seconda metà, la Marina di Cassano, almeno nelle ore diurne, senza che vi fosse differenza tra una stagione l’altra, era un brulicare di gente che attendeva al proprio lavoro e ai propri affari. I cantieri navali dove si costruivano tartane, pinchi e polacche impiegavano centinaia di unità tra operai, maestri d’ascia, falegnami di mare, calafati ecc…

Una tartana e una polacca all’ancora

Non mancavano, poi, artigiani addetti a tessere le vele, altri preposti a preparare il cordame e ancora, mulattieri intenti a trasportare quanto sbarcato alla marina nel centro di Carotto dove si teneva il mercato, marinai con barconi a fare la spola tra i bastimenti ancorati nella baia e l’arenile, passeggeri in transito per Napoli sulle feluche a ciò adibite, marinai che sbarcavano e altri che imbarcavano, pescatori ecc.…In conclusione una vera moltitudine di gente. Di sicuro molta di più di quanto sia dato incontrarne ai giorni nostri salvo, forse, che nel periodo estivo.

Il molo di Cassano ai primi dell’800 – Si intravedono due bastimenti all’ancora

Solitamente durante la passeggiata indugio maggiormente davanti alla chiesetta della Madonna delle Grazie ed ai fabbricati che la circondano perché del borgo costituiscono il nucleo antico meglio conservato e, quindi, almeno per me, di maggior fascino e interesse.
La chiesetta fu realizzata, e ciò affiora anche dal portale d’ingresso in pietra pipernoide, ai primi del 500 su un terreno donato da un Carlo Maresca domiciliato nella città di Napoli. Ho ragione di presupporre che appartenesse a quel ramo dei Maresca che nel 1730 con Nicola acquisirà il titolo di duca e nel 1735 il feudo di Serracapriola. Infatti il fratello di Nicola, primo duca di Serracapriola, era un Carlo noto banchiere, armatore e finanziere.

 

Al tempo la chiesa nella Madonna delle Grazie, amministrata dai laici, solitamente tutti uomini di mare frequentatori abituali della marina, aveva sede il Monte dei Marinai di Cassano di cui fu redatto l’atto costitutivo nel 1748 dal Notaio Michelangelo d’Urso juniore.

 

 

 

Tanto per fare un esempio nel 1734, come affiora da un atto del 7 giugno notaio d’Urso, Notaio Michelangelo D’Urso – “Electio Gubernator Cappella Dominae Nostra Grazia in loci Cassani“, nell’edificio religioso si riunirono diversi uomini di mare, Costantino Lauro, Antonino Lauro, Cesare Paturzo, Nicola Starace, Carlo De Rosa, Leonardo de Pastena, Gennaro Maresca alias Maiorano, Vincenzo Romano, Angelo Maresca, Salvatore Maresca alias Guarnaccia, Francesco De Maio, ed elessero Governatore Onofrio Grimaldi e nel consiglio di amministrazione Baldassarre Balzano, Antonino Lauro, Gasparo Grimaldi e Mattia Iaccarino. L’amministrazione per statuto durava in carica 5 anni. Il Monte dei Marinai di Cassano, costituito con capitali immessi da capitani, armatori e marinai, assicurava ai propri associati ed ai loro familiari molteplici forme di assistenza non ultima quella sanitaria provvedendo con propri medici a garantire a loro ed alle familiari visite e cure gratuite.

Una forma indubbia di mutua assistenza ante litteram. Una sorte di cassa marittima. Agli associati erano assicurati gratuitamente anche i medicinali preparati da speziali in medicina che avevano le loro botteghe nel centro di Carotto Al lato della cappella vi è un edificio che appartenne a Giovan Battista Lauro che, tuttavia, non risiedeva alla marina ma nel centro di Carotto in quel fabbricato tutt’ora esistente posto ad angolo tra via Bagnulo e via Casa Lauro.

Sulla pietra di chiusa è possibile notare lo stemma della famiglia Lauro e due iniziali:” S” ed “L” che stanno per Saverio Lauro, un ufficiale di dogana, che di Giovan Battista era un figlio (il portale è nella foto di lato in alto). Ebbene dal testamento di Giovan Battista Lauro, pubblicato nel 1736 dal solito notaio d’Urso, affiora un particolare piuttosto rilevante. In questo fabbricato che si sviluppava intorno alla chiesa della Madonna delle Grazie (e che io ho identificato con quello rappresentato nella foto a sinistra in basso) erano custoditi oltre a varie attrezzature di bordo, indispensabili per armare i bastimenti di cui il Lauro era armatore, anche 12 cannoni di vario calibro (simili a quello sulla foto in basso a destra posto a ornamento del monumento ai caduti in piazza Cota), polvere da sparo, pistole, fucili da guerra e sciabole d’arrembaggio.

 

 

II che fa comprendere come il navigare in quei tempi fosse un po’ diverso da oggi e di sicuro più pericoloso. Quelle armi non erano conservate lì per caso ma per usarne e difendere se stessi e la propria nave dagli attacchi di corsari e pirati che, partendo dalle basi del Nord Africa, infestavano le acque del Mediterraneo.

Ho trattato ampiamente e diffusamente questi temi nella mia recente pubblicazione alla quale significativamente ho dato il titolo di “Vicende del Piano di Sorrento tra il XVII e XIX secolo”. Molti capitoli sono dedicati alla storia della Marina di Cassano, alla vita che vi si svolgeva quotidianamente ed ai protagonisti, Capitani ardimentosi e maestri d’ascia di eccezionale bravura nella costruzione di bastimenti in grado di solcare, già dal XVIII secolo, non solo il Mediterraneo ma, all’occorrenza, anche gli Oceani.

 

In alto a desta si scorge già parte delle attuali tesi ovviamente diverse da oggi

Un un’ultima annotazione. Le attuali tese che collegano la Ripa al borgo marinaro di Cassano, ben visibili in alto a destra sul quadro che raffigura i luoghi intorno al 1860, furono realizzate nel 1819. Precedentemente era possibile raggiungere la marina solo attraverso due mulattiere di cui una si snodava a fianco del costone attualmente noto come Sopramare e l’altro nel vallone di S. Giuseppe, a confine con il Comune di S.Agnello, tutt’ora esistente e inspiegabilmente chiuso da anni.

Il primo dei sentieri indicato raggiungeva il borgo medievale di S. Giovanni tutt’ora caratterizzato dalla omonima cappella edificata dalle famiglie Maresca e Cota per alcuni nel 1326. Un appunto del 1828 lasciatoci dal Canonico Agnello Cota afferma che già nel 1231 la Curia Arcìvescovile di Sorrento autorizzò i Maresca a fare degli interventi nell’area e ciò mi induce a ritenere che quel rione si sia formato da tale epoca in poi. Una curiosità: il Canonico Cota morì di colera nel 1837 e sepolto, per motivi igienico sanitari, come molti altri cittadini che avevano avuto eguale disgraziata sorte, nella selva di Lavinola

Spero che questi scarni appunti inducano gli abitanti di S. Giovanni e Cassano ad avere cura delle nostre antiche vestigia e a non distruggerle bensì a preservarle per quanti verranno dopo di noi. Di tanto in tanto, purtroppo, passeggiando nel centro storico, non raramente ho avuto la sfortuna di notare brutture recenti che sarebbe stato molto meglio evitare. In questo vedo anche una colpevole inerzia del Comune che obiettivamente non fa molto per tutelare il nostro patrimonio storico e che su questi temi marca un silenzio assordante. Mi auguro che l’Amministrazione proceda ad un censimento di tutti gli edifici storici per evitare che vengano manomessi da interventi improvvidi frutto di scarsa cultura e colpevole allontanamento dalla propria storia. Solo chi conosce il proprio passato è in grado di proiettarsi autorevolmente nel futuro. Sono pronto a collaborare mettendo a disposizione la documentazione in mio possesso per ricostruire un percorso storico di Piano di Sorrento fondato su fonti documentali e non su chiacchiericci. Potrebbe essere un modo per far conoscere il nostro magnifico paese a turisti e ospiti.

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