Piano di Sorrento

La scomparsa di Geppino Russo nel ricordo di Vincenzo Califano

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Geppino Russo col suo leone Milord

Sul settimanale “Agorà” di sabato 7 Novembre è stato pubblicato il ricordo di Geppino Russo a firma di Vincenzo Califano

“Nella basilica di San Michele Arcangelo Don Pasquale Irolla ha celebrato il rito funebre per Geppino Russo, presenti il sindaco Vincenzo Iaccarino con fascia e vessillo comunale, gli ex sindaci Raffaele Russo e Luigi Iaccarino, ex amministratori, familiari, amici, conoscenti convenuti per rendere l’ultimo saluto a uno dei sindaci più amati della storia di Piano di Sorrento per la carica di umanità e per la disponibilità che ne contraddistinguevano il carattere, anche nel suo essere sempre concreto e mai gratuitamente accondiscendente nella ricerca di una “captatio benevolentia” caratteristica di chi fa politica. Durante il rito funebre un giovane rom ha deposto un fiore sulla bara, un gesto che non è sfuggito ai presenti e che merita di essere spiegato. Ci ha pensato Raffaele Esposito, consigliere comunale e nel passato assessore con Geppino nell’amministrazione-Nastro, che ha raccontato come spesso gli era capitato di accompagnarlo nel tragitto che dall’edicola “L’Indice” lo portava a casa in Piazza della Repubblica.

Lì incrociava all’altezza del Conad questo ragazzo, sempre gentile e premuroso, ed era solito regalargli cinque euro! Il gesto del ragazzo, per tanti incomprensibile, è stato rivelatore di un sentimento di gratitudine di cui è difficile trovare traccia nei quotidiani comportamenti delle persone e ci dà il senso di quella naturale generosità che ha contraddistinto la vita di Geppino, come uomo, come imprenditore, come amministratore pubblico a Piano di Sorrento.
Tra il 1979 e il 1980 insieme all’amico Antonio Volpe incontrammo Geppino per chiedergli se potevamo collaborare con il suo periodico “Il Carottese“, all’epoca diretto dal giornalista Alessandro Gargiulo e che veniva spedito gratuitamente a tutte le famiglie di Piano di Sorrento. Ne ricevemmo un’immediata e totale disponibilità che rappresentò l’inizio di un rapporto di amicizia, di un impegno civico prima e politico poi. Un’esperienza grazie alla quale ci siamo avvicinati al mondo dell’informazione con quell’attenzione particolare rivolta alla “comunicazione pubblica” che ispirava il progetto editoriale di Geppino in una fase “turbolenta” della sua vita politica e amministrativa in seno alla DC di Piano di Sorrento e che sfociò nel clamoroso “divorzio” datato 1982-83 che portò alla sua adesione al Partito Repubblicano insieme ad altri due storici esponenti dell’Amministrazione e della Dc carottese: Vittorio d’Esposito e Angelo Di Stefano.

All’epoca io e Antonio Volpe eravamo attivi nel Movimento Giovanile della DC e nel corso degli anni avevamo creato un solidissimo e genuino rapporto amicale con Geppino che, prima di ufficializzare il suo passaggio nel PRI (allora rappresentato a Piano dall’ortopedico Antonio Esposito) ci chiamò e ci prospettò in anteprima la sua decisione di lasciare la DC ritenendo non più praticabile la militanza nel partito e quindi la sua intenzione di aderire a un altro partito. Non ci disse quale, ma ci invitò a riflettere su questa sua decisione e a valutare se condividere o meno questa scelta prospettandosi l’imminente scadenza delle elezioni amministrative (1983) e quindi l’urgenza di decidere. Ricordo che l’idea di aderire a un nuovo partito per continuare a condividere con Geppino l’esperienza politica, ma anche sociale e giornalistica, in parte ci disorientò, ma ci indusse a un esercizio intellettuale per comprendere se e in quale partito ci saremmo sentiti a nostro agio senza disperdere e contraddire la visione che avevamo dell’impegno politico e pubblico. Convenimmo tra di noi che questo partito poteva essere soltanto il PRI di cui apprezzavamo la laicità nella visione della politica e la competenza delle sue autorevoli espressioni, da La Malfa a Spadolini, da Compagna a Galasso.
Quando incontrammo Geppino e gli comunicammo la nostra disponibilità a seguirlo nella nuova avventura politica purché si trattasse del PRI, lui sorridendo ci rispose che si era proprio il Partito Repubblicano e che grazie ai suoi rapporti amicali con un suo storico esponente della Penisola Sorrentina, il prof. Vincenzo Esposito di Vico Equense, era stato raggiunto l’accordo per dare inizio a questa nuova avventura politica. Fu allora che nacque e si consolidò un sodalizio anche politico che ci portò a candidarci alle amministrative dell’83, a essere eletti e a vivere una lunga (10 anni) e straordinaria esperienza pubblica a Piano di Sorrento in una delle stagioni politiche più vivaci nella contrapposizione alla DC che storicamente monopolizzava la politica e la pubblica amministrazione. Un impegno che approdò, nel 1993, alla storica svolta della vittoria alle amministrative di una lista frutto di una coalizione trasversale di forze politiche unite dall’obiettivo di sconfiggere la DC e di inaugurare un nuovo corso. Così PRI, PSI, PCI, MSI e Verdi candidarono sindaco il prof. Vincenzo Nastro vincendo con uno strettissimo margine di vantaggio le elezioni contro la DC.

Anche in questa circostanza l’intelligenza e lungimiranza politica di Geppino si dimostrarono l’arma vincente per uscire dall’angolo della difficoltà a individuare, nell’ambito di una coalizione politica così eterogenea, una candidatura “super partes” che non mortificasse nessuna delle forze politiche coinvolte nell’operazione e che si proponesse anche come una novità rispetto a un elettorato che sembrava pronto a sostenere la svolta. Geppino, che sicuramente non avrebbe avuto problemi a ottenere l’investitura a candidato sindaco, con l’intuizione di Raffaele Esposito che pensò al prof. Nastro, ci insegnò che in politica bisogna saper attendere i tempi giusti e quindi la candidatura di Nastro a sindaco era la più idonea per vincere le elezioni. Ebbe così inizio quella svolta politica che l’avrebbe portato a diventare sindaco di Piano nel 1997, alla scadenza del mandato di Nastro. Nel frattempo i nostri rapporti si erano fortemente consolidati (lo scelsi, tra l’altro, come compare d’anello al mio matrimonio), ma era cresciuta anche la nostra consapevolezza politica che ci portò a una diversa valutazione sulle candidature alle elezioni del ’97 quando Geppino e l’avv. Francesco Saverio Esposito ritennero esaurita l’esperienza-Nastro.
Geppino si trovò di fronte alla scelta: giocarsi la carta di diventare sindaco coronando così la sua pluriennale esperienza politica-amministrativa o rinunciarvi per sempre se si fosse concretizzato un Nastro-bis che sarebbe sfociato in un cambio definitivo di contesto e di protagonisti politici locali. In questa circostanza Geppino impartì un’altra lezione politica: quello di nutrire un realismo, che si potrebbe definire meglio cinismo, nel trattare le cose della politica soprattutto quanto si coltivano ambizioni. Fu in quell’occasione che si separarono le nostre strade politiche perché non condivisi la sua scelta di allearsi con il gruppo espressione di quella DC che nel ’93 avevamo messo all’angolo, ma non sconfitto.

Ci scontrammo elettoralmente e sostenendo la ricandidatura del Prof. Nastro perdemmo le elezioni accantonando così definitivamente il sogno di una svolta amministrativa che non si sarebbe mai più potuta realizzare col ritorno in auge di quel gruppo politico. Se sul piano amministrativo ci fu questo doloroso divorzio, su quello personale con Geppino il rapporto personale ha sempre conservato una sua genuinità che, al di fuori dei contesti pubblici e ufficiali, ci portava a condividere riflessioni e valutazioni sulla politica, sull’amministrazione e sui “nuovi protagonisti” sulla scena a partire dal 1997. Ormai solo ricordi che confermano la particolarità dell’uomo e la sua lucidità nell’analizzare fatti e persone rispetto ai fabbisogni del Paese che è sempre stato al primo posto nei suoi pensieri e nel suo cuore di uomo e di politico”.

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