Campania,  Sorrento

Maxi inchiesta dell’antimafia: coinvolto anche l’imprenditore Alfonso Ronca

Stampa
alfonso-ronca
Alfonso Ronca

Un’inchiesta dell’Antimafia sui rapporti tra pubblica amministrazione, imprese e camorra sbarca direttamente in Penisola Sorrentina coinvolgendo un imprenditore di punta del settore trasporti, ma non solo: Alfonso Ronca ‘o Malfitano. Dario Sautto su “Il Mattino” ricostruisce il sistema che chiama in causa Ronca come in rapporti organici con la camorra stabiese dei D’Alessandro.

La rete dei contatti «eccellenti» per il controllo delle vie del mare

di Dario Sautto

“I trasporti sull’isola caprese finiti nel mirino della camorra stabiese. È questa l’ipotesi sulla quale sta lavorando l’Antimafia, che ieri ha disposto la perquisizione di case e uffici di 14 indagati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, truffa, turbativa d’asta, corruzione e falso. Due filoni investigativi che hanno un unico filo conduttore: l’imprenditore Alfonso Ronca, il re dei trasporti di Sorrento. Insieme ad altre tredici persone tra imprenditori, funzionari regionali, ufficiali della guardia costiera e professionisti Ronca è al centro di un secondo filone d’indagine che ipotizza un giro di corruzione per assicurarsi le concessioni regionali e la gestione del trasporto marittimo da e per Capri. Per farlo, avrebbe stipulato accordi illeciti per il rilascio e la proroga di concessioni demaniali, in cambio di denaro e altri regali, tramite altri imprenditori del comparto e connivenze di ufficiali e sottoufficiali della Guardia Costiera e della Marina Militare, agganci giusti per arrivare in Regione. Insieme ad Alfonso Ronca (Alicoach), nel registro degli indagati compaiono Fabio Gentile (Alicost) e Marcello Gambardella (Travelmar), il contrammiraglio Oreste Pallotta (ex comandante del Compartimento marittimo di Salerno ed ex comandante in seconda della Capitaneria della Campania) e l’ex commissario straordinario dell’Autorità di Sistema di Messina Antonino De Simone; i sottoufficiali in servizio Enrico Staiano, Luigi Mauro e Antonino Giannetto, i consulenti Aniello Portoghese e Francesco Cimmino, i funzionari dell’ufficio demanio della Regione Aniello Formisano, Rosario Marciano e Liberato Iardino, e la dirigente regionale Lorella Iasuozzo. Le perquisizioni della guardia di finanza hanno riguardato le abitazioni degli indagati, ma anche gli uffici regionali, le sedi societarie e le biglietterie di Amalfi Coast Lines, Cooperativa Sant’Andrea, Alilauro Gruson, Alilauro e Libera Navigazione del Golfo.
L’IMPERO
Secondo l’accusa, Portoghese e Cimmino hanno un ruolo centrale nell’inchiesta, così come Ronca, socio di Salvatore Di Leva, a sua volta indagato insieme all’armatore Salvatore Lauro nel primo filone investigativo, in cui è coinvolto il procuratore aggiunto di Avellino, Vincenzo D’Onofrio. Conosciuto con il soprannome «l’Amalfitano», Ronca viene ritenuto elemento «di spessore» nelle dinamiche camorristiche legate al clan D’Alessandro, tanto da definire Pasquale Esposito, il cognato di Luigi D’Alessandro (Gigginiello, attuale capoclan, tornato libero dopo 25 anni di carcere), un «buffone» quando cerca di imporre le forniture di caffè a Sorrento e dintorni, mentre lui sarebbe «un malavitoso serio».

«Quelli quando vedono a me tremano dice Ronca intercettato ma non perché sono con Salvatore Di Leva, perché io sono Alfonso, tengo tutta una storia mia per grazia di Dio». Nel frattempo ha costruito un impero imprenditoriale gestendo trasporti, consulenza, noleggio e pompe funebri in penisola sorrentina. Lo stesso Alfonso «l’amalfitano» si vanta del suo «compare, Adolfo Greco», che da tempo «sta avendo dei problemi», ai domiciliari perché coinvolto in due inchieste. Ma Ronca sarebbe anche il regista di un vero e proprio cartello imprenditoriale, formato da alcune società per un controllo esclusivo delle concessioni demaniali. Appalti, autorizzazioni e concessioni ottenuti – secondo l’accusa – attraverso minacce in perfetto stile camorristico, ma anche con la più «classica» corruzione di funzionari. L’inchiesta parte dalla procedura di gara dell’Autorità di Sistema Portuale del Tirreno Centrale sul «Porto di Castellammare di Stabia, Banchina Fontana, Riqualificazione area demaniale marittima Acqua della Madonna», che avrebbe visto l’infiltrazione del clan D’Alessandro, che si muove su «diversi livelli», coinvolgendo camorristi e colletti bianchi nella gestione del malaffare”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*