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Hong Kong tra repressione, silenzio omertoso e i “successi” del Ministro Di Maio

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HONG KONG. LA REPRESSIONE DELLA DITTATURA COMUNISTA CINESE. IL SILENZIO OMERTOSO DELL’OCCIDENTE DEMOCRATICO. I “SUCCESSI” DEL MINISTRO DI MAIO

hong-kong-repressionedi Raffaele Lauro*

Altre giornate di brutale repressione poliziesca delle manifestazioni popolari, in corso ad Hong Kong, riprese, dopo il break imposto dalla pandemia Covid-19, contro la legge sulla sicurezza nazionale, in seconda lettura, presso il parlamento (si fa per dire parlamento!) di Pechino. Se dovesse passare quella legge, e certamente passerà, per la ex-colonia britannica significherà la perdita di qualsiasi autonomia, sia pure mascherata, e di qualsiasi pur minima libertà per i cittadini di Hong Kong, che torneranno sudditi silenti o perderanno la vita!

China's President Xi Jinping (R) shakes hands with US President Donald Trump before a bilateral meeting on the sidelines of the G20 Summit in Osaka on June 29, 2019. (Photo by Brendan Smialowski / AFP)

Hong Kong cadrà, come qualsiasi provincia cinese, sotto il “tallone di ferro” della dittatura comunista di Xi Jinping, il “santo protettore” del nostro ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, il novello “Marco Polo” della politica italiana. Il grido dei giovani di Hong Kong invoca l’indipendenza, una parola che costituisce una minaccia diretta al cuore del potere cinese. Indipendenza significherebbe democrazia. Democrazia significherebbe la morte della dittatura comunista. Quel grido di aiuto non viene raccolto dall’omertoso Occidente democratico, con la vile scusante della non interferenza diplomatica negli affari interni della Cina e della crisi economico-sociale che sta flagellando tutti i paesi democratici: 1) Trump blatera, ai fini elettorali e ad alta voce, minacce contro la Cina, che cadono nel vuoto, in quanto le connessioni finanziarie, economiche e commerciali, tra Washington e Pechino, non gli consentono di porre in essere alcuna reale deterrenza; 2) Londra tace, nonostante abbia, a riguardo, una responsabilità storica verso l’ex-colonia; 3) l’Unione Europea gira la faccia dall’altra parte, presa dalle sue convulsioni interne; 4) lo stesso Papa Francesco appare condizionato dalla sua “realpolitik” verso Pechino e dalla realizzazione del suo “sogno” di una visita pastorale presso il popolo cinese; 5) da ultimo, il Governo Conte e il Ministro Di Maio restano muti per non rinunziare alle loro fallaci illusioni, legate al progetto “La via della seta”.

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

Nell’esaltare il memorandum Italia-Cina, da lui sottoscritto per il nostro paese, il giovane statista di Pomigliano d’Arco ebbe a dichiarare: “Nel 2020 ci sarà l’anno della svolta, tra l’Italia e la Cina, specie per il nostro turismo e per il nostro Made in Italy! Nel 2020 arriveranno i frutti della Via della Seta!”. La “Belt&Road Initiative” ha prodotto, finora, due soli “frutti”, peraltro nefasti per il nostro paese. Export verso la Cina zero. Import dalla Cina due: 1) il coronavirus da Wuhan, che ci ha rovinati; 2) i milioni di mascherine cinesi, di pessima fattura, ma pagate profumatamente! Complimenti vivissimi, Signor Ministro Di Maio, la via della seta è un altro suo autentico trionfo, che spiana la strada all’imperialismo economico di un regime totalitario! Di questo, gli artigiani, i commercianti, i ristoratori, gli albergatori e tutti gli operatori economici italiani, imprenditori e lavoratori, le saranno eternamente grati. Sic transit gloria mundi!

* Scrittore, saggista, già prefetto e senatore della Repubblica (www.raffaelelauro.it)

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