Sorrento

Sorrento piange Alessandro Schisano

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Alessandro Schisano
Alessandro Schisano

Alessandro ci ha lasciati e Sorrento si scopre orfana di una delle figure più nobili che l’hanno rappresentata in Consiglio comunale. La notizia della sua prematura scomparsa ci ha lasciato lo stesso vuoto interiore di quando, 4 anni fa, ci giunse la notizia di un’altra morte, quella di Giovanni Antonetti, entrambi protagonisti di condivise battaglie civiche memorabili. La nostra frequentazione con Alessandro era circoscritta al rapporto tra il politico e il giornalista, ma ci capitava di discutere a lungo sui temi scottanti di Sorrento e della Penisola Sorrentina, ma anche della politica in generale, per inquadrarli nel modo più corretto sul piano dell’informazione. Per Alessandro ogni notizia era il frutto di una ricerca documentale scrupolosa per fornire spunti di riflessioni al civico consesso e alla pubblica opinione.

Eccezionale nel conservare e nel recuperare atti e documenti sapeva esser critico con signorilità, qualità che ne ha fatto un uomo pubblico come pochi altri non solo a Sorrento. Le recenti delusioni politiche con l’uscita dal PD, nonostante i problemi del male che l’attanagliava e di cui a volte con serenità ci parlava, l’avevano spinto a fondare un’associazione che, confidava, forse “.…un giorno potrà diventare anche qualcosa di più per Sorrento“. Certe morti sono, appaiono davvero più ingiuste, non solo per l’età, ma perchè stroncana una “pianta” che avrebbe potuto germogliare e dare frutti eccezionali a tutta la comunità se soltanto ne avesse avuto il tempo. Ciao Alessandro, porteremo sempre nel nostro cuore quel tuo bel sorriso e la delicatezza del tuo parlare! Le esequie si svogleranno domani 16 Giugno 2017 alle ore 16 presso la Cattedrale di Sorrento. La Direzione e la Redazione di PinP e M&D partecipano commosse al lutto di Tiziana e della famgilia Schisano. ViC

Questo che pubblichiamo è uno degli ultimi post apaprsi sulla sua bacheca FB:

I MIEI 8.000 METRI

Ci sono scalatori, alpinisti, che passano la vita a raggiungere le vette delle montagne più alte del mondo. Le cime oltre gli 8.000 metri che si trovano in Nepal, Pakistan, India, Cina, Tibet. Anche io da quasi due anni e mezzo sto scalando metaforicamente i miei 8.000, anche se nella vita reale sono arrivato al massimo a 3.200 metri. Si parte dal campo base per la cima, che potrà essere raggiunta in più tappe. Tutte impegnative, tutte faticose.
Pochi mesi fa ero all’ultimo campo prima di attaccare la cima, ma una tempesta ha travolto tutto e posso dire di essere fortunato nel poterlo raccontare. Quando questo accade torni giù al campo base, rassicuri la famiglia, gli amici, quelli che ti spingono a non mollare, e decidi cosa fare.
Ci sono giorni dove prevale la sfiducia e molleresti davvero tutto. Ma arrivare in cima è come una calamita. Non si può mollare.
E allora riprendo a salire. Sistemo i vari campi ad altezze differenti nell’attesa delle previsioni che mi indichino quando e come muovermi.
Ci sono giorni buoni dove il calore del sole, la luce e la bellezza di quello che mi circonda mi accompagnano nel cammino.
Ci sono giorni, invece, dove la fatica è l’unica compagna di viaggio, che sembra avere la meglio tra una caduta e l’altra.
Spesso anche in mezzo alla tempesta raccolgo tutte le forze, ricordo gli incitamenti di chi sta seguendo questa impresa e riprendo il cammino. Perché bisogna arrivare su, perché indietro non si torna.
Perché una volta in cima la stanchezza, la sofferenza, le cicatrici delle tante cadute scompariranno e saranno solo un lontano ricordo. Perché raggiungere i miei 8.000 – che non ho scelto, ma mi sono stati assegnati dal destino – è la cosa più bella e importante che avrò realizzato.
“Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici”.

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