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Referendum, Lello Staiano: “Questa riforma è un pasticcio…Ecco perchè voto No!”

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Lello Staiano
Lello Staiano

Intervista a Lello Staiano consigliere comunale di opposizione a Massa Lubrense.

Riuscirà il consigliere regionale/sindaco a svolgere tutte le sue mansioni?

Impossibile che un consigliere regionale, tantomeno un sindaco, possano stare part-time in Senato: faranno male entrambi i lavori, su scala nazionale e locale. Chi ha esperienza sufficiente di amministratore comunale – come capita a me – comprende bene cosa intendo: in un Comune, nella Regione, si è a tempo pieno al servizio delle comunità. Specialmente nelle nostre zone, a Sud, l’amministratore locale è a tempo pienissimo, è il “capitale sociale” dei cittadini. La verità è che fare dei senatori figure ibride, bicefale, con una testa nell’amministrazione locale e una testa nella legislazione nazionale, è un modo per indebolire il Senato. Ma allora tanto valeva sopprimerlo del tutto: sarebbe stato più onesto e più utile.

E aggiungo, inoltre, che la norma costituzionale che riguarda il rapporto tra i senatori-consiglieri regionali-sindaci e gli elettori è molto confusa e quasi misteriosa. Ma se vogliamo dare a essa un senso, dobbiamo ritenere altamente probabile che si arriverà a una formula elettorale con un “listino” di persone candidate contemporaneamente al consiglio regionale e al Senato. Sapete cos’è un “listino” bloccato? È il miglior metodo per i partiti politici per nominare matematicamente chi sarà eletto. Insomma, in Senato non vi saranno rappresentanze dei territori, ma i soliti amici degli amici che hanno fatto di una grossa maggioranza della attuale classe politica una “casta” insopportabile. L’idea di questa nuova composizione del Senato è davvero drammatica: da un lato non funziona sul piano organizzativo e dall’altro lato, ancora una volta, viene levata la parola ai cittadini che non potranno scegliere i Senatori che, invece, saranno nominati dai partiti. Aggiungo, infine, un ultimo dato: il Sindaco delle città capoluogo che diverrà anche Senatore è allo stesso tempo anche Presidente della città metropolitana cioè l’ex Provincia. Io mi chiedo e chiedo a tutti i cittadini di domandarsi se un Sindaco come quello di città importanti come Napoli, Roma e Milano possa immaginare di riuscire a gestire tutti gli enormi problemi di queste città e allo stesso tempo amministrare la Provincia e fare il Senatore. Credo che il buon senso ci porti tutti a dire che questa riforma è un gran pasticcio.

Quali sono le conseguenze del superamento bicameralismo perfetto?

Sono contrario ad adoperare la parola “perfetto”. Il bicameralismo attuale è ben lontano da ogni ideale di perfezione. Chiamiamolo come volete: eguale, simmetrico, paritario, ma non perfetto. Io sono per superarlo, ma superarlo veramente, abolendo del tutto il Senato. Sono convinto che una sola Camera sia più che sufficiente per le esigenze del nostro Paese in questa fase storica. Così, per come è fatto oggi, il bicameralismo produce una cattiva qualità della legislazione: troppe leggi e troppo malfatte, tormentate come sono dai passaggi parlamentari e dai ricatti reciproci. Ma la soluzione proposta dalla riforma peggiora assai la situazione. Innanzitutto una cosa che mi ha lasciato senza parole è che tutti gli ex Presidenti della Corte Costituzionale e cioè i più grandi giuristi italiani esperti di materia costituzionale, sono tutti contro la riforma. La cosa più incredibile è che tutti questi luminari non hanno capito esattamente quante procedure legislative ci saranno. Praticamente gli stessi giudici costituzionali non hanno chiaro quali e quante leggi dovranno ancora passare per Camera e Senato e quali invece no. Insomma, la riforma complica assai il procedimento legislativo. Non ci si raccapezza tra tipi e sottotipi. Nessuna legge è veramente monocamerale, perché il Senato se le potrà richiamare tutte, ed è facile prevedere che ci saranno una marea di contenziosi costituzionali che dei Giudici che addirittura hanno presieduto la Corte costituzionale già oggi prevedono. Questa riforma è veramente confusa e non semplifica, ma aumenta il caos legislativo. Non si capisce neppure cosa accade se le due Camere entrano in conflitto sulle reciproche competenze. Dovrebbero decidere i due Presidenti. E se non si accordano? Nel testo di riforma non c’è risposta. Si poteva con grande semplicità decidere di superare il bicameralismo, chiudendo il Senato e passando al monocameralismo che esiste nella maggioranza degli Stati nel mondo e funziona benissimo. Invece hanno voluto lasciare il Senato non migliorando il bicameralismo perfetto ma peggiorando la situazione attuale generando una incertezza, senza precedenti, dei procedimenti legislativi, con l’aggravante, inoltre, che non sarà più il popolo a scegliere i senatori ma saranno nominati 100 fedelissimi della “casta”.

Ci sono molte polemiche da parte della maggioranza di tutti i Professori di Diritto Costituzionale sulla qualità di come sono stati scritti i nuovi articoli previsti dalla riforma costituzionale, cosa ne pensa?

E come possiamo dare loro torto? La Costituzione vigente è scritta in un italiano limpido e rigoroso. E perciò è “semplice” nel senso più pieno e forte da dare a questo termine. Semplicità non è banalità. Semplicità è riassumere e rendere leggibile la complessità. Oggi ogni cittadino italiano può leggere e capire la Costituzione. Pensate che leggendo svariati libri per informarmi su questa riforma costituzionale, ho scoperto una cosa meravigliosa. La nostra attuale Costituzione è così ben scritta che ha vinto uno dei più prestigiosi premi letterari speciali che venne ritirato dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. La Costituzione è stata concepita per essere “il libro” di tutti gli italiani. Quando venne scritta il 60% degli over 14enni era analfabeta. I nostri padri costituenti scrissero la Costituzione con il preciso intento di renderla comprensibile a tutto il popolo italiano. Pensate che la nostra Costituzione è stata oggetto di studio per la semplicità e la linearità con cui è stata scritta: 9.300 parole in tutto secondo i calcoli del famoso linguista Prof. De Mauro, con frasi mediamente lunghe meno di 20 parole. Ma vi rendete conto i nuovi articoli come sono scritti? Frasi interminabili ed incomprensibili. Vi faccio solo un esempio: l’art. 70 che illustra l’iter di formazione delle leggi, nella nostra attuale costituzione è composto da 9 parole nel nuovo articolo previsto dalla riforma sarà di 439 parole. Ma ci rendiamo conto?! Aggiungo una piccola considerazione: i nostri padri costituenti erano personaggi di altissimo livello politico, culturale ed intellettuale e tutti di estrazioni ideologiche diverse che hanno saputo confrontarsi e trovare una sintesi che rappresentasse tutti i cittadini italiani. I nostri padri costituenti – e ne cito solo alcuni – si chiamavano Benedetto Croce, Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Piero Calamandrei, Aldo Moro, Palmiro Togliatti, personaggi che si distinguevano nel mondo. Gente di questo livello ha saputo partorire una Costituzione semplice nella forma, ma profonda nella sostanza, perché come sempre capita chi è di altissimo livello sa e vuole farsi capire da tutti. Quando, invece, penso a chi ha scritto questa riforma e l’ha scritta così male ed in maniera incomprensibile, con tutto il rispetto penso che non c’è nemmeno lontanamente la possibilità di fare un paragone e credo anche che non si è saputo o, forse, peggio ancora non si è voluto scrivere come hanno fatto i nostri padri costituenti, per farsi capire da tutti i cittadini italiani.

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