Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia,  Sorrento

Si chiama gestione il “vizietto” della politica nostrana

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renzi siIl paravento renziano usato dal Premier per accreditare il suo Governo come impegnato nella lotta alla malapolitica che la fa sempre più da padrona nel nostro Paese è l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e il suo Presidente Raffaele Cantone

Raffaele Cantone
Raffaele Cantone

che quando faceva il magistrato, lui di origine giuglianese e quindi campana, veniva considerato un punto di riferimento autorevole nella lotta al dilagante crimine camorristico-mafioso con tanto di appendici politiche. Il magistrato più corteggiato dalla politica più scredita, ma sempre alla ricerca di volti passabili al cospetto di un’opinione pubblica sempre più disamorata, è stat così “arruolato” da Renzi a sostegno della sua causa.

Lui, Renzi, a sua volta illegittimo Presidente del Consiglio perchè frutto di una congiura di Palazzo ordita in combutta con l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per condurlo, senza alcun voto degli elettori e quindi senza alcun consenso verso un qualsiasi tipo programma ideato nelle segrete stanze dei poteri, a smantellare una Costituzione che va troppo stretta a questa cricca toscana smaniosa di allungare le mani sullo Stato senza il frapporsi di ostacoli di sorta per fare così il bello e il cattivo tempo con un Parlamento svuotato di tutto e posto sotto il più stretto controllo di capi-partito che, a conti fatti, diventano il capo-partito visto che chi vince prende tutto.

Ebbene qualche giorno fa, accolta nella quasi indifferenza della politica e nel tacito e supino servilismo dei media, una dichiarazione di Cantone merita di essere sottolineata per tutta una serie di ragioni che ora spieghiamo. Commentando la dilagante corruzione nella pubblica amministrazione, Cantone ha evidenziato che la colpa principale ricade sulla macchina amministrativa, su funzionari e dipendenti infedeli che muovono le leve del sistema facendone l’uso che ne vogliono. Nella stagione di tangentopoli e della messa in stato d’accusa della politica nostrana a tutti i livelli (anche la Penisola Sorrentina ha avuto la sua tangentopoli preceduta, per chi ne conserva memoria, anche da significative anticipazioni) fu la sinistra a introdurre nella legislazione italiana un cambio di passo significativo che trasferiva competenze gestionali in capo alla burocrazia municipale, provinciale e regionale sottraedole alla politica.

Così il potere della burocrazia è cresciuto a dismisura avendo mano libera di operare senza la preoccupazione del consenso elettorale e trasformandosi così in una mostruosa macchina mangiasoldi, corrotta e inefficiente, capace solo di drenare risorse a scapito di progettualità e servizi negati ai cittadini. Essa è diventata potere assumendo la fisionomia di un vero e proprio sistema che, per rafforzzarsi e per consolidarsi si è avvale della politica che, rinunciando a esercitare il ruolo del controllore, si è resa complice del nuovo sistema col risultato che oggi “mangiano doppio” sulla pelle dei cittadini. Poichè il problema della politica è quello di gestire denaro e beni pubblici in nome del consenso che, a sua volta, consente l’occupazione dei consessi democratici e attraverso di essi il rinnovo di delega e di affidamento alla burocrazia, vengono a saldarsi questi interessi che stravolgono completamente l’esercizio della funzione pubblica a tutti i livelli e sotto tutti i punti di vista.

Gli Amministratori locali, sui quali i vincoli di legge che ne condizionano la smania gestionale sono più stringenti, utilizzano il potere politico per condizionare la burocrazia che da loro dipende ritagliandosi ampi spazi di una gestione che diventa sempre più pervasiva nel sistema locale dove, peraltro, sono praticamente scomparsi i controlli e divenuti residuali le figure dei controllori visto che tutti ambiscono al posto in maggioranza, appunto, per gestire. Altro che vigilanza democratica sull’opera della maggioranza a tutela dei pubblici interessi! Il tutto senza considerare i crescenti casi di conflitti di interessi che la sinistra per decenni attribuiva soltanto a Berlusconi, mentre essi sono pane quotidiano della burocrazia e della politica municipale e regionale, in modo diretto e indiretto, restando pur sempre conflitti anche gravi! Una politica incapace di dare indirizzi, che non controlla e quindi non adotta i provvedimenti conseguenti è una politica che non sa fare o, meglio, non vuol fare il proprio dovere. Per cambiare il Paese sperando di averne per il futuro uno migliore, non è possibile far venire meno le garanzie costituzionali spacciate per riforme per la modernizzazione!

In questa lunga vigilia elettorale referendaria Renzi&Co stanno assoldando, ovunque, di tutto e di più a sostegno delle ragioni del Si proprio in virtù di quanto sopra e di molto altro che è ben nascosto (ma evidente a chi sa leggere e intepretare la riforma) nella maglie della costituzione riformata. Come ci insegna l’epopea berlusconiana, durata vent’anni, la crisi della politica sfociò nella nascita e nella vittoria elettorale di Forza Italia creata “in laboratorio” per Berlusconi da Marcello Dell’Utri attualmente ospite nelle patrie galere per una condanna per mafia. Allora tutti riuscivano a trovare una ragione valida per approdare a Forza Italia. Con quali esiti l’abbiamo visto e l’abbiamo sotto gli occhi e, senza scendere nei dettagli, si tratta di un’Italia devastata in tutto e per tutto. La crisi e poi il tramonto del berlusconismo ha sparso in giro il seme renziano ed ha prodotti frutti nell’unica forza politica ancora esistente, il PD, che, pur con tutti i limiti e i difetti, poteva vantarsi di aver indicato nella questione morale la strada maestra per tirar fuori dalle sabbie mobili la politica italiana.

Invece siamo stati ingannati tutti, almeno quelli che ci hanno creduto e che fino a un certo punto hanno sostenuto anche la “rivoluzione renziana“. Oggi Renzi imbarca tutti e tutto e sul carro PD salgono a frotte amministratori pubblici forti dei loro consensi (usati senza che i poveri elettori possano impedirlo) e prospettando altrettanto forte sostegno per il referendum e andando ad ingrassare le file di un sistema perverso, corrotto e ansioso di affondare le unghie in quel che resta dell’Italia. Salire oggi su questo carro è semplice, comodo e redditizio, ma il Paese Reale non può e non deve assecondare il vizietto tutto italiano della gestione del bene pubblico “ad usum sui” perchè si tratta di una malattia troppo diffusa per non diventare epidemia se verranno abolite le garanzie costituzionali.

Un commento

  • Filippiello

    il potere corrompe, sporca le coscienze, infanga carriere prestigiose…il denaro non uzza amavano dire i romani padroni del mondo, così sia funzionari pubblici che pubblici amministratori sono tutti con le mani nella stessa marmellata. I primi non sono eletti ma sono piazzati in quei posti spesso con concorsi truccati ed i secondi, i vari consiglieri assessori e sindaci, stanno sempre più per diventare una nuova elite, scelti sempre dallo stesso cappello del prete(con rare eccezioni), i politici regionali e nazionali diventeranno sempre più anche loro una casta di nominati dall’unico capo-partito…il fascismo di Mussolini era roba da dilettanti, di persone che credevano davvero di creare un nuovo italiano, questi di oggi pensano solo a far diventare ereditario un ruolo elettivo, la stessa lotta che condussero i vari valvassini, valvassori e vassali nel reclamare l’ereditarietà del loro feudo….

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