Diario Politico©Raffaele Lauro

Ancora a proposito di sanità, infermieri e politica…

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La notizia dell’assunzione di 13 infermieri nei due Ospedali peninsulari ha scatenato i commenti e gli interventi dei lettori e probabilmente dei soliti interessati a manipolare i fatti. Ovviamente non li pubblichiamo tutti anche perchè, e lo ripetiamo, quando si posta un commento che alla verifica risulta anonimo e il suo contenuto potrebbe risultare offensivo, non lo pubblichiamo. Ultimo a giungerci,  in ordine di tempo, è invece la seguente nota che merita di essere evidenziata perchè fornisce un lettura diversa e interessante circa le motivazioni dell’assunzione di questi infermieri. Leggiamola: “Questa notizia fa ridere anche i polli, perchè se era per RUSSO GLI OSPEDALI DI VICO E SORRENTO potevono anche essere chiusi.Gli infermieri vengono assunti perchè hanno vinto due cause nei confronti dell’asl na 3 dopo che il commissario VITTORIO RUSSO gli aveva bloccato nel mese di agosto le loro assunzioni. Quindi non è opera di RUSSO MA DELLA GIUSTIZIA. Ovviamente questa ulteriore precisazione fa emergere un’altra verità che riconduce il ragionamento nei confini del diritto e se così non fosse aspettiamo l’intervento dei responsabili dell’Asl na 3 affinchè chiariscano la questione, sempre e solo in onore di quella verità che, in generale, è diventata difficile da individuare. Aggiungiamo però: che la decisione, squisitamente politico-dirigenziale, di assegnare queste preziose unità lavorative nell’ambito dell’Asl Na3 all’area sorrentina, viene incontro a un impegno pubblicamente assunto da Russo per rispondere a un’emergenza reale di queste strutture. Su questo argomento si sono spesi molto gli amministratori locali e in particolare Vincenzo Iaccarino, vice sindaco di Piano, che per incarico dei Comuni peninsulari sta sovrintendendo al programma di realizzare un ospedale unico in penisola sorrentina. Prendiamo allora spunto da qeusti episodi e dalla lettera inviataci e pubblicata del sig. Gargiulo il quale praticamente sostiene che i medici non debbano fare politica.  Opinione rispettabile sicuramente, ma che non condividiamo in assoluto perchè con questo criterio gli avvocati, gli ingegneri, i commercialisti, i docenti, gli imprenditori, i giornalisti e così via neanche dovrebbero fare politica. Quindi non regge, anche se offre lo spunto per distinguere tra la qualità dei professionisti e la qualità dei politici che sono in campo e a tutti i livelli.  In Penisola Sorrentina, per esempio, la politica è “dominata” dalla classe medica che occupa tutti i ruoli chiave della pubblica amministrazione. E’ un bene o è un male? Questo le devono giudicare gli amministrati e gli utenti della sanità cercando però di non confondere il ragionamento: giudicare automaticamente un buon medico anche un buon politico se invece non lo è. In questo senso spetta ai cittadini-elettori saper esercitare il diritto di scelta e di voto adottando un criterio preciso che non può valere quando l’interessato è agli esordi sulla scena politica, cioè quando si candida per la prima volta! In questo caso gli elettori sono motivati nella scelta e quindi nel voto dalla conoscenza che hanno del candidato proprio in virtù della professione e dell’attività che svolge. Cosa diversa, necessariamente diversa, è quanto accade in seguito, cioè quando il candidato eletto ha maturato un’esperienza nel governo della città e dovrebbe quindi ottenere il consenso per quello che è stato in grado di fare come pubblico amministratore nell’esercizio del suo dovere di sindaco, di assessore, di consigliere. Purtroppo l’errore lo commettono gli elettori che molto spesso rinunciano a fare questo discrimine tra le due funzioni e quindi continuano a votare il medico, l’avvocato o il commercialista solo perchè è il proprio medico, il proprio avvocato o il proprio commercialista. Senza parlare del caso in cui il politico è il proprio datore di lavoro. Egregio sig. Gargiulo, qui sta l’equivoco, non già nell’assumere come principio che alcuni professionisti non debbano fare politica, perchè sarebbe un grave errore. Invece sicuramente c’è una categoria di persone su cui dovrebbe essere mantenuto alto il livello di attenzione circa il proprio impegno in amministrazione: si tratta dei dipendenti comunali che sempre più spesso si ritrovano a passare nel ruolo politico-amministrativo in Comuni diversi da quelli in cui lavorano. Ciò sta determinando una nuova e speciale “casta” che interessa trasversalmente le municipalità ed è in grado di condizionare l’amministrazione più di quanto possa apparire. Senza pregiudicare il diritto di ciascuno occorre però che il legislatore introduca su questo aspetto norme di tutela per la p.a. Per ora dobbiamo contare sull’assoluta buona fede anche di queste persone che, forse ancora più degli altri visto che conoscono dall’interno i meccanismi e le disfunzioni delle amministrazioni locali, debbono assicurare e dare un contributo maggiore ciascuno per il buon governo della cosa pubblica.

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