Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia,  Sorrento

Raffaele Lauro: la mia “ricetta salva-Italia” per turismo e lavoratori, enti locali e sanità

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Raffaele Lauro
Raffaele Lauro

Pubblichiamo questo nuovo contributo di riflessione di Raffaele Lauro, che coglie il grido di dolore degli amministratori locali delle località turistiche, dei rappresentanti di categoria e degli operatori dei comparti turismo, spettacolo e indotto, “le cenerentole abbandonate dal Governo Conte” nel decreto-legge di marzo. Lauro si appella, ancora una volta, all’esecutivo, affinché venga posto immediato, e non più rinviabile, rimedio per le intere filiere interessate, nel decreto-legge di aprile, in corso di definizione, con il varo di “misure urgenti, idonee, concrete, fattibili e immediatamente operative, per il presente e per il futuro, con copertura bi/triennale (2020-2022)”.

Lo scrittore, di origini sorrentine, proviene da una famiglia legata al mondo dell’accoglienza (il fratello Aniello è stato, in Svizzera, un manager alberghiero di rango internazionale), ha lavorato in albergo fin da ragazzo, come studente-lavoratore, è stato, tra l’altro, assessore alla Cultura nell’amministrazione comunale di Sorrento e presidente della locale scuola alberghiera, finanziata dalla Regione Campania. E, non da ultimo, ha consacrato, in tutti i suoi romanzi (www.raffaelelauro.it), l’amata terra natale, come luogo di eccellenza dell’ospitalità: per le bellezze naturali e per le tradizioni storiche, anche religiose, celebrate dai grandi della musica, della pittura e della letteratura; per la storia di mitici imprenditori alberghieri, di generazioni di straordinari direttori d’albergo, di maître, di chef di cucina, di concierge, di camerieri, di governanti, di tour operator, di gestori di B&B e di stabilimenti balneari, di artigiani, di commercianti e di celebri ristoratori.

Una umanità laboriosa, che popola le sue pagine, una umanità dedita all’impresa, al lavoro, alla creatività, che ha reso Sorrento e la costiera sorrentino-amalfitana, da Vico Equense a Massa Lubrense, da Positano ad Amalfi, famosa nel mondo. Di tutto ciò, costituisce un prezioso compendio, l’epopea, umana e imprenditoriale, di Costanzo Alfonso Iaccarino e dei suoi eredi, narrata nel romanzo “Don Alfonso 1890 – Salvatore Di Giacomo e Sant’Agata sui Due Golfi”, pubblicato nel 2017. Anche per questo contributo, che farà parte del diario sulla pandemia, dal titolo “IO ACCUSO”, lo ringraziamo.

PANDEMIA. TURISMO, SPETTACOLO E INDOTTO. LE CENERENTOLE ABBANDONATE DAL GOVERNO CONTE. APPELLO DEGLI OPERATORI TURISTICI PER RIPARARE ALLE OMISSIONI CON IL DECRETO-LEGGE DI APRILE E/O CON UN DECRETO AD HOC. LA BOMBA SOCIALE NELLE ZONE A TURISMO PREVALENTE. SORRENTO E LA COSTIERA SORRENTINO-AMALFITANA

di Raffaele Lauro

GLI ERRORI DEL PASSATO E GLI ERRORI DEL PRESENTE

Tutti i governanti italiani, nessuno escluso, della prima, seconda, terza Repubblica e di quella, ora in stato di semi agonia, nata dalle urne del 4 marzo 2018, hanno esaltato il nostro sistema sanitario nazionale e il nostro comparto turistico, quest’ultimo alimentato da più importante giacimento di beni culturali del mondo, in grado di concorrere, in maniera significativa, al nostro prodotto interno lordo. Tutti i governi di centro destra e di centro sinistra, tranne i due ultimi, chiamiamoli apolitici, mentre tessevano elogi, nelle leggi finanziarie, di fatto, hanno ridotto, progressivamente e in modo consistente, le risorse finanziarie al primo, persino nel campo della ricerca scientifica, e hanno trattato sempre il secondo, il sistema turistico nazionale, definito a chiacchiere “il fiore all’occhiello dell’economia italiana”, come la cenerentola della famiglia, la parente povera destinata solo a lavorare, senza mai sostegni certi.

Non solo, ma hanno drenato, in termini fiscali (nazionali, regionali e locali), risorse dal turismo e dall’universo della creatività (cinema, teatro, spettacolo, ecc.), come se fossero dei pozzi senza fondo o, meglio, delle miniere inesauribili, baciate dal destino, inattaccabili persino da accadimenti avversi e, comunque, pronte a risorgere dalle proprie ceneri, in un batter d’occhio. Eppure non erano e non sono mancati, dal secondo dopoguerra fino all’altro ieri, tragici eventi naturali (alluvioni, terremoti, epidemie, conflitti bellici regionali, attacchi mafiosi, crisi energetiche, attentati terroristici del fanatismo religioso, ecc.) o di concorrenza sul mercato globale del turismo, in grado di incidere negativamente o, addirittura, di mettere a dura prova, sia la sanità che l’economia turistica e dell’intrattenimento del nostro paese.

Nel corso delle conseguenti emergenze, i responsabili pubblici, al di là della propaganda di una parte della stampa asservita al governo di turno, hanno operato in maniera confusa, frammentaria e scoordinata, a tutti i livelli istituzionali, centrali e periferici, facendo spesso ricorso, per disperazione, a organismi straordinari: i commissari straordinari di governo, con poteri rafforzati: dall’antimafia alla protezione civile.

La mancanza di coordinamento, che ha riguardato anche i commissari straordinari, ha radici lontane, errori del passato, risalenti al processo di regionalizzazione ordinaria, in applicazione della Costituzione. Ritornano alla mente i moniti e gli scritti di grandi maestri del diritto amministrativo, spesso accusati di antiregionalismo, i quali invocavano invano, per ciascun comparto amministrativo, delegato dallo Stato alle Regioni, tra i quali la sanità, il turismo e lo spettacolo, delle leggi-quadro di rango costituzionale, che disciplinassero le diverse materie, nel rapporto tra Stato e Regioni, e le Regioni tra di loro, onde evitare futuri quanto prevedibili conflitti di competenze, la mancanza di pianificazione e la carenza di coordinamento, in particolare nel corso di emergenze nazionali.

Di questi gravi errori del passato neanche sono responsabili i due Governi Conte (2018-2020), per cui farebbero bene i “sopravvissuti” dei governi precedenti, ancora sulla scena politica, a recitare i loro “mea culpa”, invece di pontificare come se provenissimo dall’età dell’oro e come se fosse facile gestire una crisi di una tale portata. Il prototipo di questa schiatta si conferma, “honoris causa”, l’ex premier e attuale senatore Matteo Renzi.

Di ben altre e gravissime responsabilità dovranno rispondere, anche di fronte al Tribunale dei Ministri, il premier Conte e alcuni suoi ministri per gli errori del presente, in termini di iniziali ritardi nella prevenzione sanitaria, di ormai documentate sottovalutazioni del rischio e di inadeguato coordinamento, che hanno creato due concorrenti anarchie: un’anarchia istituzionale e un’anarchia comunicazionale, denunziate entrambe, nelle scorse settimane, su questo giornale e, anche se con ritardo, dalla stampa, sia nazionale che internazionale.

Errori governativi questi ultimi, anch’essi aventi sia una valenza strutturale, costitutiva dell’esecutivo in carica, sia una valenza formativo-caratteriale (la sprovvedutezza, l’inesperienza dell’alta amministrazione, l’incapacità nella scelta dei più stretti collaboratori, l’arroganza del potere, l’autoreferenzialità, la presunzione nel sommare incarichi delicatissimi, l’ossessiva bulimia mediatica e socialmediatica, la mancanza di verità nei reiterati quanto inconcludenti “Discorsi alla Nazione”, le “gride manzoniane” dei divieti e delle deliranti pluriautocertificazioni, i decreti-caritas, il rovesciamento delle decisioni più delicate sulle Regioni, sulle Prefetture e sui Sindaci, trasformati così in “carne da macello” della pubblica opinione, ecc.!).

Su questi nefasti, specie sul rovesciamento delle decisioni sulla prima linea delle trincee, si ritornerà “a tempo e luogo”, per ripetere l’espressione utilizzata dal premier in Parlamento, a conclusione della sua lunga quanto inutile autodifesa, che passerà alla storia dei discorsi parlamentari come “La litania cartacea dei decreti dell’Avvocato del Popolo”.

Ma ciò che più interessa, in questa sede, sono le omissioni perpetrate nel decreto-legge di marzo, avente a oggetto le provvidenze economiche a favore delle famiglie e delle imprese, a danno delle filiere del turismo, dello spettacolo e dell’indotto, trattate ancora, come in passato, come le cenerentole dell’economia nazionale. Si spera (Speranza ultima Dea!) in un ravvedimento di questo “sgovernante” governo nel decreto-legge di aprile, in corso di definizione, con il varo di misure urgenti, idonee, concrete, fattibili e immediatamente operative, per il presente e per il futuro, con una copertura bi/triennale (2020-2022), accogliendo le principali richieste avanzate dagli amministratori comunali di località a prevalente economia turistica, nonché dai responsabili nazionali delle categorie, dagli operatori economici e sindacali del turismo, dello spettacolo e dall’indotto.

Di certo, l’inesperienza e la non-conoscenza del settore hanno causato le omissioni presenti nel primo decreto, ma, se esse fossero reiterate anche nel secondo, diventerebbe gravemente colpevole e aggraverebbe le responsabilità dell’esecutivo. Si provveda, dunque, con un articolo dedicato, nel nuovo provvedimento, al turismo e allo spettacolo, rinviando, solo se strettamente necessario, per i dettagli, a un contestuale decreto presidenziale, immediatamente esecutivo, che coordini le misure statali con quelle delle singole regioni. In particolare di quelle, come la Campania, nelle quali il turismo e l’indotto rappresentano una voce fondamentale del prodotto interno lordo regionale. Tenendo ben presente che questi settori hanno subito un azzeramento totale delle entrate e dell’occupazione, e che non trattasi di industrie riconvertibili, la cui ripresa completa, per la dimensione globale della pandemia, non avverrà prima dei due/tre anni.

LE MISURE PROPOSTE AL GOVERNO. SORRENTO E LA COSTIERA SORRENTINO-AMALFITANA

Se per lo spettacolo possono valere delle misure a carattere generale, per la complessa e articolata filiera del turismo e del suo indotto, bisogna varare, nei nuovi provvedimenti, misure aggiuntive a quelle generali, molto incisive, che tutelino, per il futuro, il tessuto economico-produttivo di località “a turismo prevalente”, che produce l’80% del prodotto interno lordo locale e occupa una percentuale altrettanto altissima di addetti, di solito stagionali, nelle strutture ricettive (alberghi, pensioni e B&B), nelle agenzie di viaggio, negli uffici dei tour operator, nelle organizzazioni delle guide turistiche, nell’artigianato locale, nei ristoranti, negli stabilimenti balneari e nel commercio/servizi, strettamente ancorati alla domanda dei flussi turistici, sia nazionali che stranieri. A titolo esemplificativo, si può indicare una località di pregio turistico internazionale, allo scrivente più vicina, come Sorrento e la costiera sorrentino-amalfitana, da Vico Equense a Massa Lubrense, da Positano ad Amalfi.

LA TUTELA DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI

Innanzi tutto, bisogna provvedere alla tutela dei livelli occupazionali, con due misure specifiche:

1) per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali (le Casse Integrazioni Sociali, i fondi salariali, i fondi di solidarietà, ecc.), necessita un unico ammortizzatore sociale, che operi, nel caso di sospensioni o riduzioni di lavoro, senza consultazioni sindacali, come già avviene con le aziende che occupano fino a 5 dipendenti;

2) per quanto riguarda i dipendenti stagionali, la NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) dovrebbe essere prorogata a tempo indeterminato e, qualora scaduta, essere riattivata, da subito, sempre a tempo indeterminato, fino alla riapertura delle aziende dell’intera filiera, per tutti gli occupati della stagione turistica 2019.

LA GARANZIA SULLE ENTRATE DEI COMUNI

Più che limitarsi ad anticipare i trasferimenti già dovuti ai comuni o coinvolgerli con poche briciole finanziarie dei cosiddetti decreti-caritas, il governo dovrebbe compensare, con trasferimenti diretti ai Comuni della filiera, il mancato gettito, parametrato al 2019, derivante dai tributi locali, dalla tassa di soggiorno e da ogni altra entrata connessa direttamente al turismo, al fine di garantire la copertura delle attività comunali da programmare per la ripresa.

LE MISURE FINANZIARIE

Per sopperire alla crisi di liquidità delle aziende e delle famiglie della filiera turismo, oltre a rafforzare, nel nuovo decreto-legge, le provvidenze generali, bisogna prevedere:

1) una più incisiva e tempestiva apertura di ulteriori linee di credito, a tasso zero o agevolato, per il prossimo biennio;

2) la sospensione dei mutui, anche per la quota interessi, almeno fino alla riapertura delle attività aziendali;

3) l’inserimento del turismo, come filiera prioritaria, nel “Piano per il Sud”, presentato dal governo nel febbraio scorso, che destina 120 miliardi di euro per il rilancio del Mezzogiorno;

4) la destinazione di tutti i Fondi Europei, di cui al “Quadro 2021-2027”, esclusivamente alla crisi economica da coronavirus, con priorità alla filiera turismo (si tratta di circa 35 miliardi di euro, di cui 3,5 per la Campania).

LE MISURE FISCALI

A fronte di un blocco totale della filiera turismo, limitarsi a un rinvio a breve degli adempimenti fiscali delle aziende e delle famiglie, appare un’autentica presa in giro. Bisogna prevedere, per il 2020, almeno fino alla riapertura delle attività produttive:

1) l’azzeramento o, quanto meno, la sospensione totale del pagamento di tributi, anche locali, delle rate dell’Agenzia delle Entrate, delle riscossioni, delle rate di rottamazione, dei canoni demaniali, delle bollette acqua, gas e luce, dei canoni speciali, nonché di IMU, TARI. TARSU, IRAP e IRPEF, ecc.;

2) la previsione, da subito, di un credito d’imposta del 70% per i fitti e per le spese, che dovranno essere sostenute, nel 2021, per la ripartenza delle attività degli operatori della filiera turistica.

Si rinnova, in questa sede, la previsione di una provvista finanziaria, dai 500 ai 1000 miliardi di euro, da reperire nelle modalità straordinarie, da post-guerra, in precedenza indicate, indipendentemente dalle decisioni non-decisioni, “in articulo mortis” dell’Unione Europea.
Misure queste, “ça va sans dire”, che soltanto un nuovo governo, più adeguato, autorevole e competente, potrà prendere!

Dopo la ripresa, inoltre, con un nuovo governo, bisognerà mettere mano a riforme ordinamentali, sulle competenze Stato/Regioni, a partire delle leggi-quadro in materia di sanità e di turismo:

1) per la sanità, inoltre, a un piano nazionale per la gestione del rischio epidemico, con la destinazione di ingenti risorse alle strutture ospedaliere, alla ricerca scientifica sui virus, al reclutamento e alla formazione di personale medico e paramedico specializzato;

2) per il turismo, a un piano nazionale di marketing promozionale, crono-programmato, finalizzato al turismo domestico e a quello internazionale, con pacchetti di mirate incentivazioni sui diversi segmenti di domanda.

Nessuno si illuda che questa pandemia da coronavirus sia l’ultima della storia dell’umanità, per cui gli Stati nazionali, nessuno escluso, o si preparano, coordinandosi, per l’immediato futuro oppure l’umanità andrà incontro alla sua autodistruzione!

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