Diario Politico©Raffaele Lauro,  Piano di Sorrento

Piano di Sorrento, sul progetto dei PIP interviene l’avv. Francesco Esposito

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Francesco Saverio Esposito
Francesco Esposito

di Avv. Francesco Saverio Esposito

Ho letto delle preoccupazioni dell’ Avv. Augusto Maresca a proposito della possibilità che tra via Cavone e il vallone di Lavinola, quello che divide i comuni di Meta e Piano di Sorrento, in un’area destinata dal PRG a insediamenti produttivi, possano essere realizzati ben 42 capannoni. La cosa mi ha incuriosito, documentarmi non è stato difficile, se ne parla già dal 2014 ovvero da quando la GEMAR, società che fu già dell’ Arch. Antonino Gargiulo, ha presentato al Comune il relativo progetto chiedendo di avvalersi della normativa di Project Financing.
Di lì a poco, il 26 settembre 2014, il Consiglio Comunale, con molti assenti ed un solo voto contrario (Anna Iaccarino), manifestava interesse pubblico al progetto presentato dalla Gemar. Francamente ho provato non poca meraviglia sulle procedure seguite dal Comune, in particolare mi stupisce che il Consiglio possa avere manifestato assenso ad una soluzione progettuale senza che l’atto di pianificazione (il piano degli insediamenti produttivi) fosse non dico adottato, ma neanche ancora concepito!!
Una delibera atipica di cui non è facile comprendere le ragioni. Come poteva l’Amministrazione manifestare interesse ad una proposta progettuale di cui non era in grado di valutare la conformità al piano attuativo semplicemente perché neppure elaborato!? Basti osservare che nel 2014 non era stato ancora conferito alcun incarico per la sua redazione!!

Mi sono, poi, posto qualche domanda. Generalmente nessun imprenditore potrebbe avere in mente di presentare una progettazione del genere senza avere preventivamente interpellato, quanto meno sulla base di colloqui confidenziali, l’Amministrazione, non fosse altro per conoscerne i fini, le valutazioni e fissare margini d’intesa sulla procedura a farsi. Ignoro se nel nostro caso la società proponente abbia o meno fatto questo passaggio quanto mai opportuno per verificare la fattibilità della proposta.
Se lo avesse fatto, tenuto presente la rilevanza e l’importanza della progettazione, non vi troverei nulla di strano. Le perplessità sono altre e credo siano giustificate: può la proposta del privato precedere le scelte urbanistiche di competenza esclusiva dell’Amministrazione?

E’ agevole constatare che nel 2014 l’Amministrazione non aveva operato alcuna scelta pianificatoria sull’area in questione e, neppure, dato inizio all’attività propedeutica a tal uopo. Per vero nel mese di agosto, il giorno 8, la Giunta aveva conferito incarico al Dirigente dell’Ufficio Tecnico di procedere a reiterare i vincoli ai fini dell’espropriazione. Ad oggi, però, il procedimento non risulta neppure avviato. Eppure dovrebbe essere noto che la reiterazione dei vincoli, soprattutto quando li si è lasciati decadere da oltre 5 anni, oltre a necessitare di una motivazione rigorosa, comporta un’ indennità a titolo risarcitorio a favore dei proprietari dei suoli tra cui la Parrocchia di S. Michele che risulta essere proprietaria dell’area più estesa. E già, perché tra i proprietari dei suoli vi è anche la nostra parrocchia che ne è divenuta proprietaria in virtù di una donazione modale che, ovviamente, la vincola.
A questo punto è il caso di dire che si è preferito iniziare dalla fine.

Mi incuriosisce la circostanza che nessuno (salvo forse un consigliere comunale, quello che ha votato contro o, forse, anche, qualcuno degli assenti) abbia osservato che i piani di insediamento produttivi potessero realizzarsi solo previa approvazione di un piano attuativo d’iniziativa pubblica e, circostanza ancora più rilevante, non prima di aver reiterato i vincoli ai fini espropriativi scaduti nientemeno che ad aprile del 2011!! Attività che competono al Comune e giammai sarebbero delegabili alla GEMAR.
Solo quest’anno l’Amministrazione ha conferito incarico ad un Architetto di redigere gli elaborati e con essi lo schema di piano attuativo. E qui si pone un ulteriore interrogativo: ove la soluzione del tecnico incaricato risultasse coerente con la proposta progettuale formulata dalla GEMAR significherebbe che il Comune ha abdicato alla sua prerogativa di pianificare affidandosi a scelte quanto mai discutibili in termini di analisi delle necessità, proporzionamento, valutazione d’impatto paesaggistico e quant’altro.

Un piano di insediamenti produttivi deve rispondere, anche sotto il profilo del dimensionamento, a reali ed accertate esigenze economico-sociali e produttive, oltre che a concrete prospettive di utilizzazione, desumibili da apposita indagine. A me non pare, salvo ulteriore approfondimento, che quello proposto dalla GEMAR sia rispettoso di tali principi. Mi sembra una proposta volta a realizzare quante più cubature possibili. Punto e basta !! Ove , invece, il tecnico incaricato, attenendosi ai criteri che ho indicato, pervenga a soluzioni diverse e più ragionevoli rispetto a quelle, frettolosamente, condivise dal Consiglio Comunale nella seduta del 26 settembre 2014 allora c’è da chiedersi: a che cosa sia servita la manifestazione d’interesse votata dal Consiglio.

Indubbiamente un pasticcio. Non so perché ma mi ricorda episodi degli anni 80 che ho pervicacemente contrastato quando ero consigliere di opposizione. E’ certo che le preoccupazioni dell’Avv. Augusto Maresca e di molti residenti siano da condividere.
La zona, contrassegnata da varie emergenze storiche e paesaggistiche, stranamente non eccessivamente intaccata dalla speculazione edilizia, rischia di perdere la sua tradizionale connotazione.
In quel punto il vallone è particolarmente suggestivo e potrebbe, con un progetto di recupero, continuare ad essere un punto di riferimento storico ambientale per la nostra comunità oltre ad un percorso di straordinaria valenza turistica.

Un commento

  • Pippo il fascista

    Che peccato che l’avvocato Esposito non si sia candidato, speriamo che le sue esternazioni siano ascoltate dai vincitori di queste elezioni e che non si commetta un tale scempio. Ci affidiao al buon senso e all’onestà di un camerata come Mario il biondo.

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