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Lavoro, Lucia Gargiulo scrive al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

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Lucia Gargiulo
Lucia Gargiulo

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Matteo Renzi

Ancora una lettera parte dalla Penisola Sorrentina all’indirizzo del Presidente del Consiglio e  del PD Matteo Renzi, ma questa volta non si tratta di beghe politiche quanto di un importante contributo alla discussione sulla Legge di Stabilità 2015. A mettere nero su bianco i “punti deboli” di queste riforme è Lucia Gargiulo, da un anno segretario del circolo PD di Sant’Agnello, ma soprattutto consulente del lavoro con una trentennale esperienza sul campo e componente della Direzione Provinciale di Napoli dell’ANCL (Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro). Due i temi trattati e posti all’evidenza di Renzi: la riforma del TFR e gli incentivi alle assunzioni. “Si tratta di due misure che, così come articolate, creano svantaggi sia ai lavoratori sia alle imprese – evidenzia GargiuloPer chi mastica quotidianamente questa materia sono evidenti gli svantaggi per gli uni e per le altre. Il senso di questa mia iniziativa è di dare un modesto contributo alla discussione rappresentando un punto di vista tecnico che pone in evidenza le implicazioni socio-economiche di queste riforme. Auspico che il Presidente Renzi e i suoi tecnici valutino questi elementi che sinteticamente ho riassunto nella nota che gli ho inviato“.

TRATTAMENTO FINE RAPPORTO
Per le imprese che superano i 49 dipendenti il Tfr lasciato in azienda viene destinato al Fondo di Tesoreria Inps dal quale non è possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito. Quindi il Tfr in busta paga riguarderebbe solo la metà dei lavoratori privati, circa 6 milioni e 500 mila dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti.
Il Tfr, sia che venga corrisposto al termine del rapporto, sia che venga in parte anticipato durante il rapporto, gode di un’agevolazione fiscale e previdenziale.
La prima riguarda un regime di tassazione agevolata che va dal 23 al 25% della somma percepita. La seconda è invece la totale esenzione, in quanto la somma del Tfr non va ad arricchire il trattamento pensionistico dei lavoratori. Per conservare l’agevolazione fiscale e contributiva bisogna necessariamente prevedere un’adeguata copertura finanziaria.

E’ necessario sottolineare che questa proposta non porterà ad un aumento delle retribuzioni. Si tratta, infatti, solo di un sistema di autofinanziamento con cui i lavoratori si anticipano indennità future, mettendo però a rischio gli equilibri pensionistici.
La Legge di Stabilità prevede che l’anticipo sia assoggettato a tassazione ordinaria e non separata come avviene ora. E’ bene ricordare che se le quote della liquidazione verranno sommate allo stipendio, saranno soggette all’irpef e dunque subiranno un prelievo ben più alto di quello che grava solitamente sul Tfr (che è tassato al 23%).
Per chi ha uno stipendio di 1.500 euro, per esempio, il peso dell’irpef su ogni euro in più guadagnato è pari al 27%. Per chi ha una retribuzione di 2mila euro netti, invece, l’imposta applicata su ogni aumento nella busta paga è addirittura del 38%. Per evitare danni ai lavoratori le quote di Tfr liquidate sullo stipendio dovranno dunque essere tassate con un’aliquota agevolata.
Naturalmente chi si fa liquidare subito una parte del Tfr deve sapere che, optando per questa scelta, avrà una liquidazione più bassa quando cambierà lavoro, quando andrà in pensione o in caso di licenziamento improvviso. Ogni anno le quote del trattamento di fine rapporto sono rivalutate secondo un tasso pari ai tre quarti dell’inflazione, più una quota fissa dell’1,5%.
Gli impiegati statali non hanno il Tfr, ma un altro tipo di liquidazione che si chiama Trattamento di Fine Servizio (Tfs), quindi loro sono esclusi da questa somma in busta paga.

INCENTIVI NUOVE ASSUNZIONI
Per quanto riguarda gli incentivi alle nuove assunzioni, nella Legge di Stabilità 2015 essi presentano limiti tali da ridurne drasticamente i benefici pratici. Per prima cosa la copertura finanziaria riguarda 300mila contratti, appena 1/5 di quelli attivati a tempo indeterminato dalle aziende italiane in un anno. Senza contare che comportano un tetto massimo (6.200 euro) ed assorbono, abolendo, la storica decontribuzione per l’assunzione stabile di disoccupati (Legge 407/90) – al Sud e non solo – con l’aggravante che non comportano neppure lo sgravio dei contributi INAIL (come invece avveniva in quel caso).
In sintesi quando si assume un dipendente ai sensi della Legge 407/90, il datore di lavoro per tre anni oltre a non pagare la sua quota dei contributi per aver assunto un dipendente è esonerato anche dai contributi INAIL. Invece con i nuovi incentivi della Legge di stabilità vanno pagati i contributi INAIL. I benefici riguardano solo l’assunzione di lavoratori che nei sei mesi precedenti non siano stati occupati a tempo indeterminato, che non abbiano già beneficiato di sgravi analoghi e che non rientrino nei settori agricolo e domestico.
Anche il nuovo sconto IRAP sul lavoro ha un forte limite: riguarda solo il tempo indeterminato, mentre sul tempo determinato (e su profitti e interessi passivi) ritorna al 3,9%, cancellando di fatto il taglio del 10% dell’aliquota già deciso lo scorso aprile. Insomma, alla fine, la misura non vale 5 mld ma appena 2,9 miliardi.

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