Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia

Con gli OTIF ricompriamoci il nostro debito pubblico

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Proponiamo un’acuta riflessione di un osservatore privilegiato dei fatti socio-economici italiani e sulle prospettive di ripresa del Paese.

Gaetano Mastellone (CdA OBI)

di Gaetano Mastellone

Ho letto un articolo di un giovane economista italiano (Benetazzo) che proverò a sintetizzare. Personalmente approvo la sua linea d’azione delineata. L’opinione pubblica è oggi impegnata, essendo diventati tutti “uomini di finanza”, a osannare o denigrare il premier Monti. Si discute molto anche sull’art. 18 e sulle varie “truffe” dei parlamentari, come se fossero delle novità! Chi invece si domanda sulla composizione e la detenzione dello stock di debito pubblico italiano? Non mi riferisco alla cosa già nota a tutti, cioè alla sua dimensione elefantiaca – circa duemila miliardi – quanto invece a come, e quanto, in percentuale questo debito è detenuto. Per farla breve un anno fa circa il 60% del debito pubblico italiano era nelle mani di operatori finanziari istituzionali (banche, fondi & company) tutti rigorosamente “non residenti” in Italia. Oggi questa percentuale è scesa al 45% grazie alle operazioni di LTRO della BCE che ha consentito alle banche italiane di acquistare una parte consistente del debito della nostra bell’Italia. Quanto oggi stiamo vivendo, ossia gestione di un governo tecnico, aumento delle imposte generalizzato, stato privo di risorse economiche, disoccupazione ed altro non è altro che una conseguenza del nostro debito accumulatosi negli anni. Oggi, avendo l’Italia perso la sua credibilità internazionale, i nostri finanziatori esteri sono preoccupati e scappano dai titoli italiani. Oggi gli investitori stranieri sono preoccupati e pretendono il regolare pagamento degli interessi e il rimborso puntuale delle tranche in scadenza. Ecco perché, complice una classe politica italiana da burlesque, hanno praticamente imposto “il guardiano del faro”, cioè Mario Monti, quale garante della stabilità e serenità finanziaria. A mio parere con un Pil che non cresce, con un’economia che fa passi indietro e con questo enorme peso del debito pubblico occorre una ricetta forte! La priorità nazionale che oggi dovrebbe essere sbandierata dalla attuale screditata, inefficiente e disorientata “classe politica” (destra, sinistra, centro, lega & company) dovrebbe essere quella di programmare l’urgenza, derivante dalla necessità, di ricomperarsi da parte degli italiani il loro stesso debito. Questo per evitare di essere comandati da altri e soprattutto per evitare ingenti oneri finanziari futuri che stanno ingrassando le tasche di qualche tycoon russo, cinese o saudita. La popolazione italiana – NOI ITALIANI – avremmo le potenzialità per fare questo, nel senso che esistono le risorse finanziarie in mano agli italiani per fare questa operazione epocale. Pensate che solo gli asset finanziari (giacenze di liquidità, depositi vincolati, gestioni patrimoniali, titoli azionari e obbligazioni varie) nei portafogli delle famiglie italiane ammontano a oltre 3,7 trilioni di euro. Insomma gli italiani, con una classe politica completamente rinnovata perché dare oggi credito sempre agli stessi è da suicidio, potrebbero finanziare l’acquisto del DEBITO PUBBLICO ITALIANO: insomma una sorta di Patto per l’Italia. Per questo motivo il già citato dott. Benetazzo promuove l’idea – che condivido – degli  OTIF, letteralmente Obbligazioni del Tesoro con Incentivo Fiscale. Nuovi strumenti finanziari ibridi di ultima generazione emessi dal Tesoro Italiano ad un tasso particolarmente modesto compreso tra un 2 ed un 3% con scadenze non superiori ai 5 o 10 anni. A queste condizioni di remunerazione nessuno si sognerebbe di sottoscriverli soprattutto visto anche il rischio paese oggi tra gli ultimi scalini della categoria dell’investment grade (BBB+). Tuttavia gli OTIF sarebbero accomunati da un incentivo fiscale esercitabile tramite opzione che li trasformerebbe in titoli molto desiderati ed apprezzati. Per fare un primo esempio in caso di sottoscrizione di OTIF per un taglio di Euro 100.000 il contribuente italiano potrebbe optare per uno scudo fiscale attraverso una copertura sino a Euro 100.000 in caso di contenzioso con l’Agenzia dell’Entrate sulle poste di imponibile accertato: chi detenesse OTIF pertanto ha una sorta di protezione oggettiva che fa decadere la possibilità di irrogare sanzioni. Una seconda opzione è rappresentata dalla detassazione del carico fiscale complessivo che grava su ogni contribuente: per ogni Euro 100.000 di OTIF sottoscritti e detenuti è possibile in opzione beneficiare di uno sconto di 10/20/30 punti percentuali sull’ultima aliquota progressiva, arrivando anche ad annullarla. Gli OTIF per la loro appetibilità consentirebbero pertanto di rimborsare anticipatamente le vecchie emissioni di BTP in mano agli investitori non residenti (gravati da interessi tra il 6 ed il 7% annuo) sostituendoli con titoli di stato decisamente meno onerosi, che porterebbe a far risparmiare tra i 50/60 miliardi all’anno di interessi sul debito pubblico. L’aspetto più determinante comunque rimarrebbe la capacità del paese di “liberarsi dagli stranieri” che detengono il debito nazionale, i quali per il peso istituzionalmente rilevante possono avere ingerenza nella vita politica ed economica italiana proprio come sta avvenendo ormai da mesi. Che ne dite? A me pare che, considerando l’ammontare del grosso debito italiano, è una seria e percorribile via d’uscita. Convinciamoci che non possiamo permetterci di pagare 50/60 miliardi di interessi annui!  Alla fine chi li pagherà? Sempre noi con gli aggiustamenti di manovre suppletive! Convinciamoci che dobbiamo credere nell’Italia e dobbiamo, finanziando noi italiani il debito pubblico, allontanare questa inetta classe di parlamentari e governanti. Crediamo nell’Italia e crediamo nell’Europa, non c’è via d’uscita. Change!

Un commento

  • dott. Pietro Giordano

    Giusto!
    Come mi piacerebbe che l’amico Gaetano si facesse portatore di una iniziativa che ritengo assolutamente necessaria: quella di rendere fruibile a più persone possibili i dati essenziali del bilancio dello Stato di cui tutti parlano ma, sono convinto, pochi conoscono nella sua effettiva consistenza numerica.
    Pietro Giordano dottore commercialista in Napoli

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