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Antimafia, per Lauro (PDL) serve un serio codice di autoregolamentazione

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Sen. Raffaele Lauro (PDL)

ROMA – Codice di autoregolamentazione delle candidature. Lauro (PdL): Il codice appare un pannicello caldo rispetto alle situazioni che vanno emergendo dalle indagini giudiziarie. Sono necessari un provvedimento di legge, che obblighi i partiti alla trasparenza nelle candidature, anche alle elezioni politiche, ed un’inchiesta dell’Antimafia sui profili professionali degli amministratori pubblici coinvolti nelle operazioni antimafia degli ultimi cinque anni“. L’Antimafia chieda al Parlamento un provvedimento di legge che, nell’ambito del tanto atteso e mai realizzato riconoscimento giuridico dei partiti politici, in attuazione dell’art. 49 della Costituzione, preveda l’obbligatorietà nella trasparenza delle candidature, con relative sanzioni, in caso di accertate violazioni; l’Antimafia proceda, inoltre, in tempi rapidissimi, con i suoi poteri non ancora utilizzati, ad un’inchiesta su tutti i candidati, eletti e non eletti, coinvolti, direttamente o indirettamente, nelle operazioni antimafia degli ultimi cinque anni e, in particolare, nelle sessanta operazioni antimafia degli ultimi mesi, con l’obiettivo di pervenire ad una radiografia attendibile dei profili professionali degli amministratori pubblici, appartenenti a quella zona grigia, che è il vero tramite economico tra le pubbliche istituzioni e la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta e tutte le altre articolazioni, anche straniere, della criminalità organizzata.” Queste le due proposte che ha formulato il sen. Raffaele Lauro (PdL), a conclusione del suo intervento, oggi, in Commissione Antimafia, sui risultati dell’indagine relativa all’applicazione del codice di autoregolamentazione nella formazione delle liste dei candidati per le elezioni amministrative e regionali del 2010. Il sen. Lauro, in apertura, ha condiviso l’analisi e le conclusioni della relazione del presidente Pisanu, che ha riconosciuto, nelle 45 violazioni del codice, un passo avanti, ancorché del tutto insufficiente, rispetto al passato. “Il codice di autoregolamentazione – ha precisato Lauro – appare un pannicello caldo rispetto alle situazioni che vanno emergendo dalle indagini giudiziarie. Per prevenire l’infiltrazione degli interessi criminali negli enti pubblici, il solo codice rischia di alimentare un’illusione illuministica. Bisogna avere il coraggio di approvare norme cogenti, che sanzionino, in maniera esemplare, le eventuali violazioni dei partiti, dei movimenti e delle liste civiche nella scelta dei candidati, arrivando a prevedere la decadenza degli eletti e la perdita dei finanziamenti pubblici per i partiti. Solo così si potrà garantire una reale trasparenza nelle candidature, che non dovrà riguardare soltanto le elezioni amministrative e regionali, ma anche le elezioni politiche.” “La situazione, non solo nel Mezzogiorno – ha aggiunto Lauro – è drammatica e i risultati di quest’indagine non rappresentano neppure la classica punta dell’iceberg. Ai candidati spregiudicati che chiedono apertamente ai boss i voti, mettendosi poi a disposizione (voto di scambio), e ai candidati organici, espressione diretta della criminalità organizzata, si somma la vasta, e finora impenetrabile, zona grigia di quei candidati, incensurati, che allignano in tutte le liste, i quali, per il loro profilo professionale, sono ricollegabili ai bacini di spesa pubblica degli enti locali, come i lavori pubblici, l’edilizia privata, lo smaltimento dei rifiuti, gli incentivi alle imprese, gli appalti nei servizi, la manutenzione, le concessioni e le autorizzazioni. Cioè la vera polpa degli interessi economici, alla quale, sui territori, guarda la criminalità organizzata.”

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