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Lauro (PdL): Facebook e tutela dei minori

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Sen. Raffaele Lauro (PdL)

L’utilizzo per ore, in una stessa giornata, dei social network, da parte dei minori, può portare all’analfabetismo emotivo. E’ necessario un Osservatorio Nazionale per monitorare gli effetti delle nuove tecnologie sulle nuove generazioni.

Con una interpellanza ai Ministri dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e della Gioventù, il Sen. Raffaele Lauro (PdL) affronta i temi della tutela della privacy e dei minori nell’utilizzo dei social network, con particolare riferimento a Facebook, e formula alcune proposte al Governo, tra le quali un Osservatorio Nazionale sul fenomeno. Nel caso di Facebook – ha dichiarato Lauro – risulta di fatto impossibile garantire la privacy, perché è l’utente stesso che immette volontariamente i propri dati in rete, nel momento in cui compila il proprio profilo, all’interno del quale possono essere presenti la propria foto, il nome e il cognome, l’indirizzo, il tipo di lavoro, gli hobbies ed altro. Tali informazioni sono, peraltro, disponibili per ogni ‘amico’ collegato alla rete virtuale dell’utente. Benché alcuni utilizzino uno pseudonimo e, al posto della foto personale, talvolta inseriscano la foto di un personaggio famoso o un disegno, la maggior parte degli utenti sceglie comunque di presentarsi con le proprie reali generalità. Inoltre, l’iscrizione comporta automaticamente l’accettazione del contratto d’uso, che prevede, oltre alla cessione al titolare del sito dei diritti d’uso dei contenuti immessi, la non responsabilità della società per i danni che l’utente può subire a causa dell’uso del sito stesso.” “Non si può più ignorare che i social network – ha precisato Lauro – prevedono un limite d’età per l’accesso e l’iscrizione, ma, poiché non esiste alcun modo di verificare se l’età dichiarata dall’utente corrisponde a quella reale, di fatto qualunque minore intelligente può con facilità iscriversi, ad esempio, a Facebook; che i minori e i giovani in generale immettono in rete dati sensibili con facilità, sia perché non posseggono la stessa concezione della privacy delle generazioni più vecchie, sia perché non ritengono che i dati sensibili costituiscano una fonte di potenziali pericoli; che i minori possono essere fatti oggetto di bullismo attraverso la rete (il cosiddetto cyberbullismo), sotto forma di aggressioni verbali e minacce più o meno spinte, ma possono evitare di farne parola con i propri genitori, con altri parenti, o con i conoscenti (entra in gioco, infatti, un meccanismo di blocco psicologico dovuto, a seconda dei casi, alla paura che si avverino le minacce ricevute, oppure al senso di vergogna per essersi ritrovati vittime impotenti della situazione); che i minori possono anche essere fatti oggetto di attenzione sessuale da parte di singoli individui o gruppi organizzati (anche in questo caso è possibile che i giovani non rivelino ad alcuno la situazione per senso di vergogna o per il timore di punizioni da parte dell’adulto); che alcuni minori trascorrono molte ore nei collegamenti a uno o più social network (di per sé questo comportamento non provoca arresti dello sviluppo o danni irreversibili a livello della personalità, ma, di fatto, limitando le interazioni fisiche del minore con i coetanei e con il proprio contesto di vita, può condurre a una sorta di ‘analfabetismo emotivo’, cioè alla difficoltà – da parte del minore prima e dell’adulto poi – sia nel gestire le complesse dinamiche di rapporto con le persone reali che nell’assumersi la responsabilità delle conseguenze che le proprie parole e le proprie azioni generano nell’altro).” “Chiedo – ha aggiunto Lauro – al Governo di intervenire per ottenere dai gestori dei siti a rendere ben evidente l’informativa relativa alle condizioni d’uso, a differenziare i livelli di consenso al trattamento dati (compresa l’indicizzazione del profilo nei motori di ricerca) e a consentire all’utente la propria cancellazione dal sito tramite una procedura chiara e di facile accesso (di recente anche Facebook ha reso più semplice l’identificazione del procedimento  cancellazione), nonché per incoraggiare gli utenti a usare uno pseudonimo al posto del vero nome, a non immettere dati sensibili come la propria foto, il proprio indirizzo, la propria sede di lavoro, le scuole o le università frequentate e in genere tutti quegli elementi della propria biografia che possano consentire la localizzazione dell’utente e ad accettare l’amicizia nell’ambito del social network solo nel caso di persone già ben conosciute in contesti reali; per promuovere campagne di sensibilizzazione dei genitori, attraverso i media (TV e giornali), invitando le famiglie a non trascurare la conoscenza di come i figli utilizzano la rete e a non rifuggire dal dialogo con loro; e , infine, per promuovere, anche tramite le istituzioni scolastiche, campagne di sensibilizzazione rivolte direttamente ai minori e finalizzate all’uso responsabile e intelligente dei social network.” “Bisogna istituire con urgenza – ha concluso Lauro – un Osservatorio Nazionale e/o più osservatori regionali, finalizzati alla raccolta di informazioni e allo studio delle attuali modalità di utilizzo della rete da parte dei giovani, nonché incaricati di monitorare gli effetti delle nuove tecnologie sulla vita e sul comportamento delle giovani generazioni.”

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