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“Pesce sicuro” a Natale: sequestro a Piano in pescheria e stamattina 400 kg di datteri a Torre

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pesce sequestrato

PIANO DI SORRENTO – La Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, coadiuvata dai Servizi Veterinari dell’ASL Na3Sud, ha messo a segno una brillante operazione  antifrode a tutela dei consumatori smascherando, prima che venisse immesso sul mercato, i titolari di una notissima pescheria di Piano di Sorrento che custodiva in un deposito oltre 900 kg di pesce surgelato scaduto, addirittura dal 2002, o mantenuto in cattivo stato di conservazione.

Cap. Giuseppe Menna

L’enorme mole di prodotti ittici – cernie, gamberi, calamari e ricciole – stava infatti per essere messa in vendita nella rete dei ristoratori della Costiera e per la vendita al dettaglio proprio in questi giorni di vigilia. Grazie alla solerzia del comando della Capitaneria di porto di Castellammare di Stabia diretta dal capitano di fregata Giuseppe Menna e col dirigente della sezione di Piano di Sorrento Antonio Tesauro il business è andato a monte. Altri interventi sono stati realizzati nell’area stabiese e a Sant’Antonio Abate, sempre da parte degli uomini della Guardia Costiera, che nelle prime ore della notte hanno scoperto anche un deposito a Torre Annunziata dove erano custoditi 400 kg di datteri di mare, specie ittica la cui pesca è severamente vietata dalla legge, che sarebbero stati immessi sul mercato stabiese-sorrentino nelle prossime 24-36 ore per il cenone di vigilia e il pranzo di Natale. Tutto è finito sotto sequestro, mentre i controlli continuano in tutte le pescherie e i centri di rivendita. Quello che però le cronache giornalistiche non hanno riferito, come al solito, è il nominativo della pescheria che si è resa responsabile di questa frode alimentare e commerciale che è un gravissimo attentato alla salute dei consumatori. Cautele che, come al solito, penalizzano innanzitutto i consumatori i quali apprendono la notizia, ma non possono mettere in atto, come sicuramente farebbero, naturali meccanismi di difesa consistenti perlomeno nel decidere di cambiare pescheria.  In questo modo infliggendo, per ovvie ragioni, la migliore punizione a questi delinquenti speculatori che mettono in atto comportamenti vergognosi e che danneggiano il buon nome della Città, degli altri operatori  e compromettendo anche la cucina locale che quotidianamente si mette i lustrini e fa bella mostra di sè, a ragione, ma che non fa sentire la propria voce in queste circostanze. Dove sono gli chef stellati ,che fino a ieri si sono esibiti nelle loro dotte riflessioni gastronomiche, e perchè in questi casi non denunciano la gravità di tali comportamenti sulla stampa perchè danneggia anche il loro lavoro e quello dei loro rinomati locali? Darebbero un colpo molto duro anche a questi commercianti disonesti. E tutti gli altri ristoratori e albergatori perchè non fanno altrettanto? Una ragione, bisogna dirla, sta nel fatto che ci sonosempre responsabilità condivise o collusioni o accordi: per esempio quello di pagare le pescherie per le loro forniture addirittura a sei mesi, nel migliore dei casi, o a un anno. Ciò anche se loro incassano denaro contante dai consumatori che pranzano o cenano al ristorante. Alla fine meglio chiudere un occhio e forse non andare troppo per il sottile. Gli operatori onesti, se ancora ce ne sono in questo settore, dovrebberoinvece pretendere che si facciano i nomi dei disonesti: altrimenti a che cosa serve essere onesti e non vendere prodotti alimentari scaduti e dannosissimi per la salute? Qua sta il nocciolo della questione, anche perchè col sequestro del prodotto e con la contravvenzione, questi esercenti non subiscono l’unica punizione cheinvece meriterebbero, cioè la chiusura prolungata dell’attività e l’inibizione alla vendita per un consistente periodo di tempo. Fino a quando non vinciamo queste ipocrisie e non tuteliamo più i delinquenti che le persone perbene e spesso indifese, non compieremo alcun salto di qualità e dovremo solo sperare che la Guardia Costiera, i Veterinari, i NAS e le altre autorità di vigilanza e ispezione intercettino queste partite di prodotti scaduti, contaminati e immangibili.  Inoltre occorrerebbe che pescherie, ristoranti, albergatori, qualunque rivenditore di prodotti alimentari (macellerie, salumerie, etc…) debbano finire direttamente sulla stampa con tutte le generalità allorquando sono presi con le mani nel sacco! Invece, se un giornalista, pur confortato dai rapporti dell’autorità giudiziaria, consente l’identificazione di questi operatori disonesti, finisce che si becca un querela con richiesta di risarcimento danni. Questa è l’Italia settima potenza industriale del mondo! Ma ci vogliamo ribellare oppure no? Diversamente stiamo alla alrga dalle zone dove avvengono tali misfatti e qualcuno, a un certo punto si comincerà a muovere. Oggi caso ha voluto che si trattasse di Piano di Sorrento, regoliamoci di conseguenza!

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